È quanto stabilito dal Consiglio di Stato: i giudici di Palazzo Spada confermano la sentenza del Tar Calabria. Sfuma il proposito del Comune di riprendersi lo storico immobile del quartiere marinaro
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Il Consiglio di Stato mette la parola “fine” alle aspirazioni del Comune di Catanzaro di riprendersi i “ruderi” dell’ex Cinema Orso. Con sentenza della sesta sezione, oggi depositata, i giudici di Palazzo Spada hanno rigettato gli appelli proposti sia dal Comune che dal Ministero della Cultura (che aveva apposto il “vincolo”) accogliendo in pieno le difese svolte per conto della Società Accamedia dagli avvocati Alfredo Gualtieri e Demetrio Verbaro.
La sentenza ora emessa conferma a pieno la decisione di primo grado del Tar Calabria ritenendo «non meritevoli di accoglimento» tutte le censure svolte dagli appellanti: Comune e Ministero.
Ha ribadito, tra l’altro che «dalla descrizione contenuta nella relazione tecnico-scientifica, su cui si fonda la decisione, non si evincono caratteristiche architettoniche di particolare pregio o ricercatezza, anche in considerazione del fatto che sopravvivono soltanto dei muri perimetrali, in pessimo stato di conservazione. Ne fanno fede le rappresentazioni fotografiche dimesse in atti e le immagini riportate anche nella perizia degli istanti, dalle quali emerge chiaramente che il “rudere” citato nella relazione tecnica è oggi costituito dai resti delle quattro mura perimetrali di un immobile a suo tempo destinato a cinema, e come evidenziato nella relazione della Soprintendenza, distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, ricostruito ex novo nel 1953, poi abbandonato dal 1979 ed è attualmente in uno stato “fatiscente” (senza pavimenti e muri divisori interni)».
Ed ha aggiunto: «Come osservato persuasivamente dalla difesa di parte appellata (avvocati Gualtieri e Verbaro), il bene da tutelare e valorizzare, per quello che era, sostanzialmente non esiste più e, in quanto «inesistente», ha perso ogni collegamento con il «bene» materiale, con il «luogo astratto e del mero ricordo di quello che fu».
Non conta che il cinema Orso fosse, appunto, un cinema e come tale utilizzato all’epoca, ma conta se ciò che concretamente è rimasto oggi del cinema Orso possa – ragionevolmente - costituire testimonianza di espressione di cultura o comunque di storia meritevole di considerazione e tutela. Giustamente il Tar ha ritenuto che non sia così».
Si chiude, così, una vicenda sulla quale l’attuale amministrazione comunale (che si è affidata alla difesa degli avvocati Crescenzio Santuori e Saverio Molica) aveva inteso porre uno dei punti fondamentali del suo programma per il rilancio culturale del quartiere Lido e per riportare alla memoria collettiva il ricordo di un edificio “del passato” ridotto, però, come gli stessi giudici attestano, ad un vero e proprio “rudere”.