Il tribunale collegiale di Cosenza ha condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione Francesco Rango, 21 anni, e Giuseppe Bevilacqua, 40 anni, ritenuti responsabili del brutale pestaggio avvenuto nella notte del 28 aprile 2024 all’interno di un locale del centro cittadino, situato in piazza Riforma. La sentenza è stata emessa al termine del processo celebrato davanti al collegio penale, che ha accolto in larga parte la ricostruzione della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.

Secondo l’impianto accusatorio, illustrato nel corso della requisitoria dal pubblico ministero Corrado Cubellotti, l’aggressione nei confronti dell’imprenditore della movida cosentina avrebbe avuto una chiara finalità intimidatoria. La vittima era stata colpita con violenza dopo essere intervenuta per sedare una lite tra due giovani, venendo scaraventata a terra e poi raggiunta da altri pugni mentre tentava di rialzarsi. A incastrare i presunti aggressori erano state inizialmente le immagini delle telecamere esterne e le testimonianze raccolte nell’immediatezza dai carabinieri.

Il dibattimento

In aula la persona offesa aveva confermato le minacce ricevute quella notte da un giovane che si era qualificato come Francesco Rango e che, secondo quanto riferito, avrebbe proferito intimidazioni riferibili al contesto criminale cosentino. Quanto alla posizione di Bevilacqua, la vittima non lo aveva riconosciuto in foto, ma la procura aveva ritenuto comunque raggiunta la prova del suo coinvolgimento tramite gli altri elementi raccolti.

Le difese, rappresentate dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante per Rango e dall’avvocato Francesco Gelsomino per Bevilacqua, avevano sostenuto l’infondatezza dell’ipotesi accusatoria, rilevando come la mancata acquisizione del video interno del pestaggio non potesse condurre a una pronuncia di condanna e contestando la tenuta dell’impianto probatorio.

Il collegio, dopo essersi riservato, ha ritenuto tuttavia sufficienti gli elementi raccolti nel corso dell’istruttoria e ha condannato entrambi gli imputati. Le difese sono pronte a ricorrere in appello.