Il trasferimento a Castrovillari ha aggravato disagi e isolamento. L’ex presidente della Camera civile Bianco chiede il ripristino della sede: «Un presidio di giustizia è garanzia per imprese, cultura e diritti, non solo per la categoria forense».
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La chiusura dell’ex Tribunale di Rossano, avvenuta più di un decennio fa, continua a rappresentare una ferita aperta per la comunità jonica. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Francesco Bianco, già presidente della Camera Civile dell’ex Tribunale, che ha analizzato l’attuale situazione e le prospettive di un possibile ritorno della sede giudiziaria.
La fiducia e il ruolo della comunità
«La fiducia non deve mancare mai – ha esordito l’avvocato Francesco Bianco – ma bisogna essere anche concreti. Serve un apporto sostanziale da parte di tutta la popolazione, che con avvedutezza deve intervenire fattivamente. Dobbiamo capire che è una problematica in cui è in ballo l’avvenire del nostro territorio». Bianco sottolinea come sia necessaria un’azione collettiva e non delegata solo alle istituzioni: «Con una visione molto positiva dobbiamo avere sollecitudine, ottimismo e impegno, perché il territorio non può essere privato di un bene essenziale quale la funzione della giurisdizione. Il Tribunale garantisce sicurezza, progresso, attualità e risposte concrete alle esigenze dei cittadini».
L’ottimismo, con prudenza
Pur dichiarandosi fiducioso, l’avvocato mantiene un approccio prudente: «Io non sono un politico, dunque riservo sempre una timida, non pregiudiziale, ma comunque minima concretezza di uomo dell’Avvocatura e di cittadino. Confido che questa volta ce la possiamo fare. Non possiamo che ottimizzare il discorso dinamico portato avanti dal senatore Rapani, che ha dimostrato costanza e determinazione». E aggiunge: «Il suo intervento deve restare costante. Tutto parte dalla visione e dalla spontaneità che ciascuno di noi riesce a dare, nel proprio piccolo e nelle proprie funzioni. L’esigenza di recupero del Tribunale è irrinunciabile per questa città». L’intervista entra poi nel cuore del tema: come è cambiata la vita di cittadini e professionisti dal 2012, anno della soppressione. «Sono trascorsi dodici-tredici anni e la vita è cambiata in peggio – afferma Bianco – non solo per gli avvocati, ma per tutta la cittadinanza. Rossano e il comprensorio ionico vivono una condizione di difficoltà evidente. È una città in ginocchio dal punto di vista economico, morale, sostanziale e soprattutto culturale». L’avvocato spiega come la presenza di un presidio giudiziario avesse una funzione che andava oltre il diritto: «Il Tribunale dà visione, sicurezza, apporti culturali e sociali. La sua assenza si avverte fortemente e da troppo tempo».
Il problema della distanza
Bianco insiste anche sugli aspetti pratici: «La funzione giuridica e giurisdizionale non è migliorata. Il trasferimento a Castrovillari ha aggravato la situazione. Non si tratta solo di distanza fisica, che già di per sé è notevole, ma di distanza istituzionale dai bisogni della nostra gente». E dettaglia: «Settanta chilometri sono tanti, specie senza un’infrastruttura adeguata. La strada resta disagiata, nonostante gli ultimi interventi. Questa distanza non è solo geografica: è un divario che ci allontana moltissimo dalle istituzioni e dai diritti, che dovrebbero essere invece a portata di cittadino». Secondo Bianco, la riapertura dell’ex Tribunale di Rossano non è solo una questione tecnica, ma un passaggio fondamentale per il rilancio del territorio: «Un presidio di giustizia significa garanzia per le imprese, attrattiva per i professionisti, sostegno alla legalità e incentivo culturale. La città ha bisogno di questo per ritrovare fiducia e slancio». L’avvocato Bianco chiude con una riflessione che unisce realismo e speranza: «Siamo stati privati di un diritto, ma abbiamo ancora la forza di chiederne il ripristino. Ognuno deve fare la propria parte, perché non è solo una battaglia degli avvocati, ma di un intero territorio. Sono fiducioso, e spero che questa volta la politica sappia ascoltare davvero».