Il giudice ha dato ragione all’azienda, la LAV Service srl, contro cui all’epoca dei fatti era stato puntato il dito. Gli amministratori: «Finalmente la verità dopo mesi di gogna mediatica»
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Aveva denunciato di essere costretta a dormire su una panchina dell’autostazione a Cosenza per fare in tempo a raggiungere il posto lavoro, l’azienda LAV Service s.r.l.. Una storia la sua che aveva sollevato numerose polemiche. Tra le argomentazioni della dipendente, vi era l’irremovibilità dell’azienda nel venire incontro alle sue esigenze e presunte inefficienze nei pagamenti delle retribuzioni. Nella giornata di ieri, il Tribunale di Cosenza in composizione monocratica ha condannato la signora Grazia Tripargoletti e l’esponente della sigla sindacale Ugl Giuseppe Brogni per diffamazione aggravata a mezzo stampa, a seguito della querela degli amministratori dell’azienda LAV Service s.r.l., difesa di fiducia dagli avvocati Francesco Muscatello e Marco Facciolla, condannando i due anche al risarcimento del danno d’immagine cagionato all’azienda.
Ci siamo determinati sin da subito a sporgere querela per l’assoluta volontà di ristabilire la verità rispetto a quei terribili mesi di gogna mediatica a cui siamo stati sottoposti», dichiarano gli amministratori Vincenzo Luca e Luigi Catanzariti. «Numerose testate giornalistiche, accertato lo stato dei fatti, hanno ritenuto di prendere le distanze da una cronaca strumentalizzata. Di contro, la signora Tripargoletti e il signor Brogni, anche a seguito del primo articolo oggetto del giudizio, non hanno inteso restituire la giusta misura degli accadimenti. Abbiamo tenuto alla celebrazione del giudizio affinché venisse accertata una effettiva ricostruzione storica, dalla quale emergesse che, alla data dell’articolo, la signora Tripargoletti già da mesi non espletava la propria prestazione lavorativa e che la LAV Service s.r.l., come sempre si prefigge di fare con tutti i suoi dipendenti, si è spesa in ogni modo per venire incontro alle esigenze della signora, sia sotto il profilo logistico che economico».
«Questo episodio – continua la nota diffusa dall’azienda cosentina – offre più di una semplice cronaca: mette in luce il valore delle aziende che scelgono correttezza, trasparenza e responsabilità sociale. In un contesto mediatico in cui le notizie vengono spesso amplificate o distorte, emerge quanto sia importante riconoscere le realtà aziendali che mettono i dipendenti al centro, rispettando al contempo le regole e la legalità. La vicenda ci ricorda che essere dalla parte del dipendente non significa piegarsi ad accuse infondate, ma garantire condizioni di lavoro corrette e supporto concreto, anche nei momenti di difficoltà. Aziende come LAV Services s.r.l. dimostrano che etica e professionalità possono coesistere, offrendo un modello di riferimento per chi crede che il rispetto delle persone e della legge non siano concetti separati, ma valori da promuovere quotidianamente. Infine, questa storia invita a riflettere sulla responsabilità di tutti gli attori coinvolti: media, dipendenti, aziende e opinione pubblica. Solo un approccio consapevole e basato sui fatti può evitare distorsioni e contribuire a una cultura del lavoro più giusta e trasparente».

