La sentenza

Crotone, l’Eni dovrà pagare l’Imu per le piattaforme in mare: la sentenza

VIDEO | La multinazionale aveva impugnato l’avviso di accertamento per l’annualità 2016, ma la Commissione tributaria provinciale ha dato ragione al Comune

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12 novembre 2021
14:54

La seconda sezione della Commissione tributaria provinciale di Crotone ha rigettato il ricorso presentato dall’Eni che aveva impugnato l’avviso di accertamento emesso dal Comune di Crotone per il riconoscimento dell’Imu sulle piattaforme a mare relativo all’anno 2016, per oltre 3,4 milioni di euro. A darne notizia, questa mattina in conferenza stampa, il sindaco Vincenzo Voce, l’assessore al Bilancio Antonio Scandale e l’avvocato Sandro Cretella (dimessosi da assessore proprio ieri).

Il ricorso di Eni contro l’accertamento Imu

Eni si era appellata alla nuova normativa in materia, entrata in vigore nel 2020, evitando di dover corrispondere dal 2016 al 2020 le somme dovute per l’Imu sulle piattaforme a mare, ma i giudici hanno dato ragione al Comune di Crotone, difeso dall’avvocato Salvatore Muleo. In particolare, è stato spiegato che «nel dispositivo si legge chiaramente che per gli anni che precedono il 2020, data di entrata in vigore della nuova normativa, i comuni accertano e sono titolari autonomi del credito scaturente dall’imposta scrutinata a cui sono assoggettabili le piattaforme petrolifere. Il che significa che per i quattro anni in cui non è stata più corrisposta l’Imu si parla di una cifra di quasi 14 milioni di euro».


I due terzi della somma immediatamente esigibili

«La multinazionale ha dai 60 giorni ai 6 mesi di tempo per impugnare la sentenza, ma ora l’ente comunale ha la possibilità di poter incassare i due terzi della somma (2,255 milioni di euro), che sono immediatamente esecutivi» ha spiegato Scandale. «Questo – aggiunge - è un lavoro in prosieguo che questa amministrazione ha portato avanti nei termini della discussione di questa particolare tipologia di tributo, lasciata in eredità dalla precedente amministrazione che relativamente alle annualità dal 2010 al 2015 aveva chiuso con Eni un accordo transattivo. Questo accordo prevedeva una definizione tombale anche per l’annualità 2016, ma noi abbiamo comunque inteso emettere un avviso di accertamento solo per questa annualità, portando avanti un contenzioso che oggi ci vede parte vincitrice in primo grado di giudizio per un importo complessivo di sanzioni pari a 3,4 milioni di euro».

Il nodo delle annualità successive

L’assessore spiega che «ora resta da sciogliere il nodo per le annualità successive. Abbiamo ancora la possibilità di emettere avvisi di accertamento per il 2017, il 2018 e il 2019, mentre dal 2020 è entrata in vigore l’imposta sulle piattaforma marine che ha dei presupposti impositivi completamente diversi».

Scandale auspica che «nei prossimi mesi, che dovrebbero costituire il termine per l’esercizio dell’impugnativa in secondo grado di giudizio da parte di Eni, si possa avviare un colloquio proficuo con la società e poter definire questa vicenda anche in maniera stragiudiziale e portare così nelle casse comunali risorse che sarebbero davvero molto importanti in questo particolare momento storico».

L’assessore conclude sottolineando che «questa è una misura di carattere straordinario, ma speriamo che sia il primo passo di tanti altri che faremo, legati alla riattivazione o comunque all’implementazione di un sistema di politica delle entrate allargato non soltanto sulla sfera tributaria ma anche su altri settori dell’ente, che è poi quello che la Corte dei Conti ci chiede per superare questa fase di blocco della spesa discrezionale».

Sentenza che farà scuola

Infine, da piazza della Resistenza sottolineano che quella emessa a favore del Comune di Crotone «è una sentenza destinata a fare scuola e anche a riscrivere i rapporti tra la città di Crotone ed Eni, non più improntati in un rapporto di dipendenza ma paritario dove i diritti di Crotone e dei cittadini vengono al primo posto. L’amministrazione ha fortemente voluto procedere a difendere il diritto della città ed oggi questa sentenza è la prima in assoluto che si registra in Italia e destinata a sostenere un legittimo diritto che è proprio di tutti i territori dove sono ubicate piattaforme a mare».

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