Archeologia urbana

Crotone, progetto Antica Kroton ancora fermo: le richieste del comitato

VIDEO | Tra le richieste di cittadini e associazioni, il blocco dell’attività edilizia sulle aree ricomprese nel noto perimetro murario di Crotone antica e la riapertura dei siti chiusi

di Francesca Caiazzo
6 novembre 2021
08:19

Per ribadire la propria contrarietà alla rimodulazione del progetto Antica Kroton, hanno partecipato alle riunioni delle commissioni consiliari del Comune di Crotone, hanno lanciato un petizione on line raccogliendo oltre 500 firme, hanno rivolto appelli a tutte le istituzioni interessate nel progetto di valorizzazione archeologica (Comune, Regione, Ministero) da oltre 60 milioni di euro. Oggi, davanti allo stallo dell’iter procedurale, dopo la nomina del dirigente comunale che seguirà il progetto, le associazioni e i singoli cittadini riuniti nel comitato Antica Kroton tornano a far sentire la propria voce e hanno delle richieste ben precise.

Maggiore trasparenza

Intanto, serve maggiore trasparenza sulle scelte, sui tempi e sulle modalità del progetto: «La gente comune deve essere coinvolta e informata, i cittadini hanno il diritto di conoscere e di capire, il comitato pretende risposte» dice Linda Monte a margine di una conferenza stampa indetta questa mattina nei locali del Csv Aurora di Crotone. «È evidente che un progetto che potrebbe cambiare il volto della città necessiterebbe maggiore informazione da parte dell’amministrazione comunale ed è necessario che chi è deputato a farlo avvii una riflessione comune» aggiunge Filippo Sestito.


Aree archeologiche non valorizzate

Secondo il comitato «negli ultimi anni l’azione di tutela delle aree archeologiche dell’antico abitato è stata pressoché inesistente, mentre è stata favorita l’urbanizzazione delle poche aree libere del centro urbano in sfregio al principio universalmente ormai condiviso di crescita zero dei suoli edificati». Nel frattempo, «si assiste a un categorico rifiuto delle istituzioni locali, regionali e statali di voler caratterizzare la città del domani attraverso la valorizzazione delle aree archeologiche, conosciute e acquisite al patrimonio pubblico».

Non solo: secondo Sestito «la stragrande maggioranza delle attività delle amministrazioni comunali, dagli anni ’70 ad oggi, hanno puntato l’attenzione in maniera indiretta sulla speculazione edilizia. Quello che oggi, però, noi stiamo cercando di dire è che tutte le aree interessate dal progetto Antica Kroton, per la restituzione dell’archeologia urbana, non possono essere utilizzate come luoghi per costruire palazzi e altre attività, specialmente nelle aree centrali della nostra città».

Le richieste del comitato

Per questo, il comitato avanza delle richieste ben precise. Innanzitutto, «estendere la tutela archeologica a tutto il tessuto urbano dell’antica Kroton con il conseguente blocco di qualsiasi attività edilizia sulle aree dei quartieri meridionale, centrale e settentrionale ricomprese nel noto perimetro murario di Crotone antica, esteso anche alla cittadella fortificata viceregnale». Cittadini associazioni chiedono poi «l’immediata apertura in città della sede della Soprintendenza di Catanzaro e Crotone, con adeguata dotazione organica, a salvaguardia del patrimonio culturale e paesaggistico» e «l’acquisizione al pubblico delle aree archeologiche urbane già vincolate quali Gravina, Foti, Bper, via Tedeschi».

Il Comitato torna a ribadire la necessità di riaprire al pubblico per «la fruizione di visitatori e cittadini di tutte le strutture storiche di proprietà pubblica presenti in città», dal Castello Carlo V a Palazzo Lucifero, «come previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio».

Infine, l’appello al Comune di Crotone per «caratterizzare il Piano strutturale comunale (Psc) partendo dal riconoscimento dell’integrità fisica del patrimonio culturale e naturale della città di Crotone e del suo territorio e chiedere al Consiglio comunale di modificare la delibera n. 164 del 20/12/2016 di adesione alla procedura di Pianificazione a consumo di suolo zero nella formazione del Psc, escludendo la possibilità di riproporre o rimodulare quali ambiti urbanizzati o urbanizzabili le aree e volumetrie ancora disponibili del Prg adottato nel 2001».

 

Giornalista
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