Dramma senza fine

Un anno fa Davide Ferrerio ridotto in fin di vita a Crotone. La madre: «Città maledetta, dal coma non uscirà più»

Il ventenne bolognese era in vacanza con la famiglia nella città della madre, quando fu aggredito brutalmente per uno scambio di persona.  Il dolore dei familiari: «Mio figlio non ha più un futuro. Del suo domani ha deciso un gruppo di criminali»

di M. M.
10 agosto 2023
11:54
Davide Ferrerio
Davide Ferrerio

«Il mio principe se l’è portato via quella maledetta città dove io stessa sono cresciuta. Proprio lei mi ha preso un figlio, un figlio innocente».

La città maledetta é Crotone, dove un anno fa Davide Ferrerio fu picchiato e ridotto in fin di vita per la strada. Aveva 20 anni Davide, era bolognese ed era in vacanza con la sua famiglia nella città della madre, Giusy Orlando. 


Picchiato per uno scambio di persona

«Un anno che è stato peggio di un inferno. La nostra vita è piombata così, da un momento all’altro, mentre eravamo in vacanza, nell’ingiustizia più assurda e disumana che possa esistere - racconta papà Massimiliano al Corriere della Sera - Un anno scandito da ospedale, casa, pianti, disperazione, non voglia di vivere  A volte spero sia un incubo, o di essere diventato pazzo io, ma quando mi alzo e vedo che Davide non è nella sua stanza vengo riportato alla realtà».

L’11 agosto 2022 Davide stava aspettando un amico in via Vittorio Veneto, nei pressi del Palazzo di Giustizia di Crotone, per andare in pizzeria. Lì viene raggiunto da un gruppo di persone che lo aggredisce, ma non era lui che cercavano. Fu uno scambio di persona. Da allora Davide é a Bologna, in coma irreversibile.

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«Fino a dieci minuti prima dell’aggressione, quella tragedia incomprensibile, mio figlio era lì, bello come il sole, ma è andato incontro al suo carnefice - ricorda la mamma, Giusy - Gli è apparso un mostro davanti, che gli si è accanito contro senza dargli possibilità alcuna. Non ha avuto scampo, nemmeno l’opportunità di parlare, di dire di essere di Bologna e di non avere nulla a che fare con quella storia. Sappiamo che se ne sono accorti benissimo di non avere di fronte la persona che cercavano. Si poteva evitare tutto, sarebbe bastata una domanda: “Sei tu che scrivi i messaggi alla ragazza?”. Sarebbe bastato verificare il cellulare e invece hanno portato a termine una spedizione mortale, stroncando la vita di un ragazzo pieno di progetti».

Il gruppo, formato da Nicolò Passalacqua, una ragazza minorenne con la madre, il suo compagno e un altro figlio della coppia, stanno cercando un ragazzo sulla trentina che corteggia la minorenne, a cui Passalacqua è interessato. Le scrive messaggi su Instagram e loro hanno organizzato per lui una spedizione punitiva.

L'aggressore condannato a venti anni e quattro mesi

All’aggressore di Davide, Nicolò Passalacqua, arrestato il giorno successivo, sono stati dati vent’anni e quattro mesi per tentato omicidio.

«Un dolore ancora più grande perché Davide non ha ottenuto giustizia - continua Giusy Orlando - L’aggressore uscirà dal carcere anche prima di aver scontato tutti e 20 gli anni, potrà crearsi una famiglia, avere dei figli. Ciò che invece è stato negato a Davide. Un mostro che si è preso il diritto di togliere la vita a mio figlio e ha avuto anche il coraggio di dire che se avesse voluto ucciderlo subito si sarebbe portato dietro una pistola o un coltello. È stato premiato, come è stata premiata la ragazza e non solo».

Il giorno della sentenza la famiglia di Davide é stata anche minacciata: «Lo zio dell’aggressore ha minacciato di ammazzarmi anche l’altro figlio, come se i miei ragazzi fossero scarafaggi. I crotonesi avrebbero potuto almeno fare da scudo, invece hanno avuto paura: siamo stati scortati fino all’aeroporto dalla polizia».

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La mamma di Davide: «Lo accarezziamo, lo supplichiamo di tornare. Non c'è più speranza»

Una volta lasciata Crotone, racconta la mamma di Davide, gli ha chiesto scusa.

«Fino a poco tempo fa non sono riuscita a guardare nemmeno una nostra foto. Quando percorro alcune strade, quelle dove più spesso passeggiavamo insieme, è straziante, un sentimento che non si può immaginare - racconta Giusy - Io, mio figlio Alessandro e mio marito lo accarezziamo, gli prendiamo la mano, lo supplichiamo di tornare a casa. Vogliamo continuare a sperare, ma c’è poco da sperare. Inizialmente credevo si sarebbe potuta risolvere la situazione, invece dopo un anno ho acquisito la consapevolezza di aver perso un figlio. Mio figlio non ha più un futuro. Del suo domani ha deciso un gruppo di criminali che quella sera ha detto: “La tua vita finirà oggi”».

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