Gli assessori parlano di «violenza cieca e ossessiva» nei confronti di Simona Scarcella da parte dell’ex consigliere provinciale Rocco Sciarrone, già raggiunto da un provvedimento di ammonimento del questore di Reggio. E lui risponde sui social: «Fermarmi? Solo se mi sparate in testa»
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Col passare del tempo sta sconfinando nel personale e assumendo i contorni del grottesco la disputa politica tra Rocco Sciarrone e Simona Scarcella. Il primo, già consigliere provinciale a Reggio Calabria prima dell’avvento della Città Metropolitana, è oggi a capo del Movimento Socialpopolare che fa opposizione all’attuale amministrazione comunale guidata proprio da Scarcella che in questa vicenda è «vittima di una violenza cieca e ossessiva, sino ad oggi incontrastata». La definizione la si può trovare all’interno di un comunicato che i componenti della giunta comunale hanno diffuso nei giorni scorsi, definendosi «spaventati» dal fatto che questa «evidente ossessione possa mettere a repentaglio l'incolumità del sindaco di Gioia Tauro».
La loro è una pubblica denuncia che viene messa in relazione con l’attualità della cronaca nera degli ultimi giorni, facendo suonare più di un campanello.
Da parte sua Sciarrone è convinto di portare avanti una, dura, azione politica di opposizione, frequentando regolarmente il palazzo comunale e ponendosi alla stregua di una sorta di testa di ponte di una opposizione che però non c’è, in termini di presenze, visto che i rappresentanti de La Ginestra disertano puntualmente le sedute del Consiglio comunale, dove tra i banchi delle minoranze siede solo Schiavone, candidato a sindaco che al ballottaggio ha sposato la causa di Mariarosaria Russo, sostenuta apertamente dallo stesso Sciarrone. Che, per dirla tutta, aveva anche una autorevole rappresentanza in Consiglio comunale, vista la presenza del padre Pino, dimessosi però ai primi di agosto.
Il punto è che la sua opposizione spesso è infarcita da definizioni ed epiteti rivolti alla sindaca, chiamata “puffetta”, “diavolo” o anche “pazza”. Per questo la giunta comunale nel suo comunicato insiste «affinché vengano adottati i provvedimenti di polizia necessari a tutelare l'incolumità del sindaco». D’altra parte per loro «le offese e gli atti di violenza già oggetto di analisi preventiva da parte della Questura di Reggio Calabria, nonché sottoposti all'attenzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, rappresentano elementi sufficienti ad adottare i provvedimenti necessari a garantire ogni forma di tutela al primo cittadino».
Infatti, ricordano i componenti dell’esecutivo, il Questore di Reggio Calabria nello scorso mese di febbraio, dopo un'approfondita attività di istruttoria preventiva, ha emesso un provvedimento di ammonimento nei confronti di Rocco Sciarrone, diffidandolo ad evitare la reiterazione dei comportamenti di stalking e persecuzione anche a mezzo social nei confronti del sindaco e invitandolo a rivolgersi ad un centro di salute mentale o al Sert.
Di certo, Sciarrone non brilla da questo punto di vista, anzi, se può, peggiora la sua situazione. Non a caso dopo la diffusione del comunicato da parte della giunta comunale gioiese, non ha perso tempo e con i soliti toni coloriti ha replicato sui suoi canali social, prima attraverso una “storia” e poi con una diretta in cui non le ha mandate a dire.
«Nella vita a chiunque può capitare una disgrazia… - ha scritto – la mia è stata brutta ma in qualche modo è finita bene. La tua è di essere nata. E finirà con le sbarre». Questo l’incipit di un testo che a caratteri cubitali fa risaltare la scritta «Meglio morto che schiavo». La “disgrazia” personale a cui si riferisce Sciarrone è una vecchia denuncia per stalking e violenza sessuale che lo stesso dice sia stata smontata, ma poi lo stesso insiste sul concetto che mai la sindaca riuscirà a imbavagliarlo, facendo assumere alla sua storia anche una piega noir per non dire splatter. «Che nessuno tenti di fermarmi – scrive -. Ti ho già detto come poter fermare la mia azione politica e di opposizione a tutti i tuoi scempi: farmi sparare in testa. Non escludo che accada, ma sappi che c’è un papello in triplice copia in mano a tre diverse persone e una quarta copia è custodita in una cassetta di sicurezza bancaria. Quando accadrà, insieme a te ti porterai dietro tutti gli altri».