«Occhi chini e mani vacanti». Con gli occhi pieni e la mani vuote descriveva gli emigranti calabresi il grande scrittore del Novecento, originario di Sant'Agata del Bianco, nel reggino, Saverio Strati.

Occhi pieni di speranza e anche di dolore. Mani vuote alla ricerca di possibilità di vita. Un'immagine potente che resta attualissima come la sua letteratura e il suo prezioso contributo alla narrazione del Sud in una Italia e in un Europa che lo aveva relegato ai margini. Da margini oggi nuovi e più sconfinati i migranti giungono, non potendo smettere di farlo, questa volta sulle nostre coste. Giungono dopo essere sopravvissuti ai trafficanti e al Mediterraneo.

Solidaire, solidarietà in francese, è la ong che ha soccorso e portato in salvo 99 persone di varia provenienza, tra cui diversi minori non accompagnati. Anche un’adolescente e due bimbi piccoli. Li ha condotti al porto di Reggio Calabria dopo avere eseguito due operazioni in mare aperto. Una di queste dopo un naufragio con vittime.

La nave Solidaire è in mare per soccorrere, per ricordare che "The Europeans were illegal. Immigrantis in Africa for centuries" ("Gli europei erano illegali. Immigrati in Africa per secoli") e per denunciare che “They plundered, they trafficked Humans. theymassacred. This is the consequence” (“Hanno saccheggiato. Hanno trafficato esseri umani. Hanno massacrato. Questa è la conseguenza”).

Dalle scale sono scese le persone soccorse con i loro occhi pieni e le loro mani vuote. Anche loro come i calabresi emigranti narrati oltre mezzo secolo fa da Saverio Strati. Loro sono gli emigranti di questo tempo sempre più disumano in cui i nuovi margini del mondo sono sempre più sconfinati.

Un tempo in cui l'umanità resiste nei loro occhi sorridenti nonostante l'abisso che hanno appena finito (forse) di attraversare e che resta però in fondo a quegli stessi occhi.

Resiste nel soccorritore della ong Solidaire che ai piedi della scala, collaborando con le forze dell'ordine e con la Crocerossa, li attende per salutarli a uno a uno. Stringe loro la mano e gli augura una buona vita.

Resiste nella volontà e nel dovere di chi è a terra per accoglierli al meglio. Così l'Umanità resiste.

Nell'hotspot sono accolti e assistiti anche dagli operatori delle varie agenzie e ong presenti. Lì quella stessa umanità ha i suoi momenti altalenanti.

L’Umanità che resiste

La tregua di chi realizza di essere arrivato e di avere lasciato indietro affetti che non sa se mai rivedrà.

Lo sconforto che nasce da quell'abisso in fondo agli occhi che adesso avanza.

Il desiderio di accedere al wi-fi per video chiamare e telefonare "a casa" e avvertire che si è arrivati. C'è la sorprendente euforia di chi è felice di avercela fatta e lo condivide con chi presto vorrà raggiungerlo e con chi sta per essere raggiunto in qualche posto in Italia e in Europa.

Un giovane del Ghana tenta disperatamente di mettere il suo telefono in carica. Non c'è il cavo giusto. La volontaria della Crocerossa si attiva per cercarlo. Lo trova. Il telefono si riaccende come il suo sguardo quando sul display appare la foto della sua Madame. La guarda, sorride. Ha il suo attimo di pace.

Due sorelle restano sempre vicine. Dopo un'iniziale momento di smarrimento trovano vitalità dopo essere riuscite a comunicare con la loro famiglia. Accanto a loro un adolescente arrivato con la madre dalla Costa D'Avorio accetta in dono momenti di quotidianità ricreati dai volontari, disegnando. Tutto, almeno per una manciata di minuti, è alle spalle. La piccola M. arriva dalla Nigeria con la mamma e qui in Calabria compie il suo primo anno di vita.

Il dolore profondo e composto di una donna. Ha perso qualcuno nel naufragio qualche giorno prima. Siede accanto a sua sorella e guarda il suo piccolo. Ciglia ricurve, capelli a batuffoli neri come gli occhi grandi e dolcissimi. Lui non sa tante cose e forse, se la vita sarà finalmente clemente, non le saprà mai fino in fondo. Altre cose dovrà necessariamente capirle. In questo momento la sua picola vita è già cambiata per sempre.

Ma adesso gioca con il suo camioncino. Lo spinge sotto le brande e poi attende gli sia rimandato indietro. Ci sono sopra due dadi di pezza e un pupazzo. Soprattutto gli piace farlo camminare, vedere le ruote che si muovono. Naturalmente il pavimento non può competere con il tappetino posto a terra in uno spazio per lui allestito. E dunque via, perchè a divertirlo non è soltanto vedere viaggiare quel camioncino sotto le brandine ma anche sopra. Il piccolo diventa di tutti, mentre la mamma viene ascoltata e assistita.

Un altro cuore straziato da un naufragio, uno dei tanti di cui si è saputo a fronte dei tanti di cui neppure si sa. La nave Solidaire lascia il porto Reggio nel pomeriggio stesso per tornare a soccorrere mentre da lì a poco la guardia costiera sarebbe intervenuta a 50 miglia da Lampedusa per portare in salvo undici sopravvissuti. 24 morti i tra cui una donna incinta e diversi bambini e un corpo recuperato. Un'altra tragedia tollerata e silenziosa che allungano la scia di morte nel Mediterraneo.

A Lampedusa il comitato Tre Ottobre ha rinnovato la commemorazione della Giornata della Memoria e dell'Accoglienza, istituita dalla legge 45/2016, per ricordare le 368 vittime del naufragio di un'imbarcazione libica. Una delle più gravi catastrofi marittime nel Mediterraneo dall'inizio del XXI secolo. “Memorie attive” è stato il tema di quest'anno. Questo il monito del cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana: «Non esistono nemici, esistono solo fratelli e sorelle. È la cultura della riconciliazione». Un monito legato al piano di pace a Gaza che ha monopolizzato i media lasciando scivolare in secondo piano la strage silenziosa dei migranti nel Mediterraneo.

Dopo il naufragio a largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013, “Neanche più un morto nel Mediterraneo” era stato l’appello lanciato dalle istituzioni nazionali ed europee. Parole inghiottite dal Mediterraneo dove, secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom), finora sono oltre 1450 i morti e dispersi. Nel decennio compreso dal 2014 al 2023 si stima che abbiano perso la vita almeno 29mila persone. 29mila storie naufragate e 29mila famiglie spezzate.