Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di due medici di base operanti nel territorio della Locride, che sono risultati indagati - unitamente ad altre 142 persone e a diverso titolo - per falso in atto pubblico commesso da pubblico ufficiale e truffa ai danni dello Stato.

Le indagini

Il provvedimento costituisce l’esito di una complessa attività investigativa, che è stata avviata a seguito della presentazione di una denuncia da parte di un privato cittadino ed è stata condotta dal Gruppo della Guardia di finanza di Locri, anche con il ricorso a voluminose acquisizioni documentali e mirate attività di intercettazioni telefoniche e ambientali.

In particolare, «allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento delle specifiche responsabilità, è emerso uno “scenario allarmante” – si legge nella nota della Guardia di finanza – nell’ambito del quale i due medici di base procedevano, in maniera “spregiudicata” e “disinvolta”, al rilascio di numerosi certificati di malattia in favore di soggetti beneficiari - perlopiù braccianti agricoli - attestando periodi di infermità anche di lunga durata, sovente come prosecuzione di precedenti certificazioni, senza effettuare alcuna visita medica.

Tali condotte di “esercizio distorto della professione medica” «avrebbero consentito ai destinatari delle false certificazioni di beneficiare indebitamente di numerose assenze sul posto di lavoro e la parassitaria percezione illecita delle relative indennità di malattia, da parte dell’Inps, per un importo complessivo di quasi 70mila euro. Al riguardo, si precisa che i lavoratori stagionali del comparto agricolo hanno diritto alla predetta indennità nella misura massima di 180 giorni annui qualora iscritti nell’apposito elenco e nel caso in cui nell’anno precedente o in quello corrente abbiano svolto almeno 51 giornate di lavoro (nella circostanza in cui il lavoratore abbia effettuato un numero di giornate inferiore, il limite massimo di giorni di malattia indennizzabili diminuisce in proporzione). Più nel dettaglio, gli accertamenti svolti hanno consentito di disvelare condotte illecite seriali, caratterizzate dal rilascio in “ciclostile” di certificazioni sanitarie false, in tempi estremamente rapidi, talora basandosi su semplici conversazioni tramite piattaforme di messaggistica telefonica o demandando a terzi il ritiro di certificati già precompilati».

Sarebbe poi risultato finanche che talvolta la durata della malattia veniva decisa al momento, anche in autonomia dai pazienti stessi, arrivando a certificare per pazienti appartenenti al medesimo nucleo familiare la medesima diagnosi (patologia al braccio e disturbi d’ansia) per il medesimo periodo temporale.

Emblematico – si legge ancora nella nota – è risultato il caso di una «certificazione per “sindrome ansioso depressiva” con una prognosi di 20 giorni ritirata presso lo studio di uno dei due medici indagati in una mattina d’estate dalla madre dell’interessato, un giovane bracciante agricolo, che al momento della certificazione della malattia era “tutt’altro che ammalato ma serenamente a letto”, dopo aver fatto “le ore piccole” la notte precedente. Ne è emerso un pericoloso “contesto d’illiceità diffusa” a danno della spesa pubblica - venendo sfruttate fondamentali tutele assistenziali previste dalla legge in illecita fonte di arricchimento a cui attingere indebitamente - su cui è sistematica e alta l’attenzione della Procura della Repubblica di Locri e della Guardia di finanza di Reggio Calabria».