A distanza di diciassette anni l’omicidio di Chiara Poggi torna sotto i riflettori: l’inchiesta si riapre con nuove operazioni sul campo. Spunta un supertestimone
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Chiara Poggi
A distanza di diciassette anni dal delitto che ha segnato la cronaca italiana, l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco torna prepotentemente sotto i riflettori. E non è solo una metafora: nella mattinata di oggi, i carabinieri del nucleo investigativo di Milano hanno dato il via a una serie di perquisizioni e operazioni sul campo che segnano un cambio di passo nell’inchiesta riaperta dalla procura di Pavia. Obiettivo: cercare nuovi elementi, e soprattutto l’arma del delitto, mai ritrovata. E per farlo, si è deciso di andare a fondo. Letteralmente.
Alle prime luci dell’alba, i militari hanno bussato alla porta dell’abitazione di Andrea Sempio, a Voghera. Il 37enne è ora indagato per omicidio in concorso. Con lui, nel mirino anche la casa dei suoi genitori a Garlasco, distante meno di 800 metri da quella in cui Chiara fu uccisa il 13 agosto del 2007. I carabinieri, su mandato del procuratore capo Fabio Napoleone, dell’aggiunto Stefano Civardi e della pm Valentina De Stefano, hanno portato via computer, telefoni, supporti digitali e una scatola di cartone, il cui contenuto è ancora riservato.
Sempio è assistito dalla legale Angela Taccia. L’attenzione degli inquirenti si concentra anche su un vecchio scontrino di parcheggio a Vigevano, che il giovane consegnò ai carabinieri oltre un anno dopo i fatti, come elemento per dimostrare dove si trovasse il giorno del delitto. Ma il pezzo forte delle indagini di oggi non è solo tra le mura domestiche.
Nel comune di Tromello, a pochi chilometri da Garlasco, l’attenzione si è spostata su un canale che attraversa il centro del paese. È qui che, secondo un supertestimone ascoltato dalle Iene e il cui video è stato sequestrato dalla procura, sarebbe stata gettata l’arma del delitto. Non un coltello né un oggetto comune, ma qualcosa di molto specifico: un attizzatoio da camino, compatibile con la natura delle ferite trovate sul corpo di Chiara.
Il racconto del testimone – che sarà trasmesso integralmente nella puntata del 20 maggio – ha spinto gli investigatori ad agire in modo rapido. Intorno alle 12.30 è iniziato lo svuotamento del canale grazie al lavoro coordinato di carabinieri, vigili del fuoco e Protezione civile. Il tratto da prosciugare è lungo 1,2 chilometri, in parte tombato, ma si cerca di concentrare gli sforzi soprattutto nei 300 metri che scorrono a ridosso delle case, proprio dove il testimone sostiene sia stata lanciata l’arma.
Un tecnico comunale ha spiegato che, per operare in sicurezza e in maniera efficace, è necessario isolare il tratto interessato con delle paratie e poi svuotarlo con le idrovore. Solo così sarà possibile setacciare il fondale melmoso in cerca dell’oggetto metallico che, se ritrovato, potrebbe dare una svolta decisiva a un caso giudiziario che sembrava archiviato.
Per ora, nessuna conferma ufficiale su eventuali ritrovamenti. Ma il segnale è forte: la procura crede ancora che qualcosa sia rimasto sepolto, metaforicamente e materialmente, sotto quella roggia.
Anche la madre di Andrea Sempio, Daniela Ferrari, è tornata nel mirino degli investigatori. Nelle scorse settimane era stata convocata come persona informata sui fatti, ma dopo essersi avvalsa della facoltà di non rispondere ha accusato un malore. Oggi si indaga anche su di lei, e su quanto accaduto in quella mattina d’agosto del 2007.
Secondo gli inquirenti, nuovi elementi potrebbero emergere da un incrocio di testimonianze e prove digitali. Il caso, dopo anni di attenzioni mediatiche, interrogativi irrisolti e colpi di scena, sembra voler riemergere. Come quel possibile attizzatoio, inghiottito dalla melma.
Il delitto di Chiara Poggi ha già visto una condanna definitiva: Alberto Stasi, allora fidanzato della ragazza, sta scontando l’ergastolo. Ma da tempo circolano dubbi, sospetti e teorie alternative. Le indagini odierne potrebbero non riscrivere il passato, ma sicuramente raccontano quanto il presente non abbia ancora digerito del tutto quella verità giudiziaria.
In attesa dei prossimi sviluppi, resta l’immagine di un piccolo paese in fermento, un canale prosciugato metro dopo metro, e la speranza – ancora una volta – che un dettaglio, un oggetto, un’indicazione possano finalmente gettare luce su uno dei casi più controversi degli ultimi vent’anni.