Nuova linea

Giuseppe Fulco, dopo 20 anni di carcere si atteggiava a nuovo padrone di Scilla: «Qui si fa come c… voglio io»

Ritorsioni e minacce a imprenditori che non si adeguavano alle sue richieste. Le intercettazioni: «Tu devi parlare pulito con me se no ti faccio vedere se è gesticolo o ti taglio la testa» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Elisa Barresi
8 settembre 2022
13:50

Sarebbe Giuseppe Fulco il personaggio principale dell’operazione “Nuova linea”, che questa mattina ha scosso il comune di Scilla vedendo coinvolti anche esponenti della politica locale. Fulco, che nelle vene porta il sangue del defunto boss Giuseppe Nasone, secondo gli inquirenti è il reggente della cosca dopo aver scontato quasi 20 anni di carcere per mafia.Tornato in libertà nel 2018, avrebbe imposto il suo ruolo sul territorio scillese e riprendendo il comando della cosca Nasone-Gaietti.

Il ruolo di Fulco è stato ricostruito nelle carte dell'inchiesta: dopo avere preso il potere, l'indagato avrebbe imposto il suo volere su lavori pubblici e commercio, estendendo il suo controllo fino a Bagnara, dove i commercianti sarebbero stati costretti a rivolgersi alla sua pescheria per vendere il pesce a Scilla. Ma il cuore dell’odierna operazione sono le concessioni demaniali previste dal piano spiaggia del comune di Scilla. Documento dibattuto negli anni e che secondo la procura oggi vederebbe il predominio della ‘ndrangheta in ogni decisione.


L’accusa

Per gli inquirenti Fulco sarebbe «promotore, dirigente e organizzatore dell’associazione, deputato a rappresentare la cosca anche nella gestione dei rapporti con le altre articolazioni territoriali di ‘ndrangheta. Dava indicazioni operative agli associati, era responsabile delle attività di coordinamento del gruppo e dei rapporti con gli operatori economici e i rappresentanti delle istituzioni, anche in funzione della raccolta di voti in occasione delle consultazioni elettorali, individuava imprenditori e commercianti da sottoporre ad estorsione, stabilendo importi e modalità di pagamento del pizzo, era latore delle richieste estorsive o comunque mandante di quelle delegate agli altri esponenti del sodalizio, si occupava del mantenimento in carcere dei sodali detenuti e della colletta per il pagamento delle spese legali degli stessi, Di rimaneva le controversie ed assicurare il mantenimento dell’ordine sul territorio secondo le regole di ‘ndrangheta, interferiva, esercitando la forza di intimidazione, nell’iter procedimentale per l’assegnazione delle concessioni demaniali da parte dell’amministrazione comunale di Scilla».

Le intercettazioni

I metodi estorsivi e minacciosi di Fulco emergerebbero dalle intercettazioni, l’uomo forte del suo ruolo di vertice sul territorio avrebbe ostentato il ruolo nell’articolazione di ‘ndrangheta di Scilla prospettando implicite gravi ritorsioni e ricorrendo anche alle minacce di morte per costringere imprenditori a non partecipare alle gare pubbliche: “Non fare niente né ora né altri cent’anni… tu devi parlare pulito con me se no ti faccio vedere se è gesticolo o ti taglio la testa, hai capito?”.

Metodi che avrebbero mirato a cristallizzare il ruolo di Fulco (“A Scilla si fa quello che dico io, quando lo dico io e come cazzo voglio io”) tornato dopo gli anni di detenzione per far risorgere la cosca con regole precise da rispettare anche per i “forestieri”: “Perché qua avete confuso, qua siamo! I forestieri siete voi, noi siamo i paesani. Tu prendi il pesce e glielo puoi dare in America ma non che glielo dai a questo”.

Giornalista
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