Arresti nel Cosentino

I pentiti cosentini: «A San Lucido comandano i Calabria, erano stati imposti da Patitucci e Porcaro»

Sia Adolfo Foggetti che Luciano Impieri avrebbero raccontato ai pm antimafia quali erano state le decisione assunte dai boss di Cosenza lungo la costa tirrenica

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di Antonio Alizzi
9 maggio 2023
12:15
San Lucido
San Lucido

La presenza dei Calabria sul territorio di San Lucido, prima ancora che l'indagine Affari di famiglia prendesse piede in procura a Catanzaro, era stata già descritta dai collaboratori di giustizia cosentini. E ne dà atto il gip Giuseppe De Salvatore nell'ordinanza di custodia cautelare firmata a carico di 37 persone, raggiunte da una misura cautelare, mentre 12 sono indagati a piede libero.

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Tra i primi pentiti a spiegare come funzionavano le cose in quel di San Lucido, è stato Adolfo Foggetti (il "Biondo"), il primo ad aver aperto la strada ad altre collaborazioni, le quali hanno di fatto disarticolato negli anni quasi tutte le organizzazione criminali presenti in provincia di Cosenza. Foggetti in tal senso indica l'esistenza del gruppo Calabria già a partire dal 2010, avendo ottenuto la legittimazione 'ndranghetistica di Francesco Patitucci, boss di Cosenza, ritenuto dai pm antimafia di Catanzaro quale capo della presunta confederazione mafiosa cosentina Foggetti, che nel periodo in cui operava il clan Rango-zingari di Cosenza, era il reggente della cosca sul Tirreno cosentino, dal 2014 in poi aveva dichiarato che «a Paola c'ero io e a San Lucido c'erano i Calabria, perché i Calabria ce li ha messi Francesco Patitucci» spiegando che «i Calabria facevano il tramite tra... cioè li aveva sotto Porcaro, solamente che cosa succedeva... dato che la droga da noi era la stessa, cioè la stessa provenienza, anche se a volte c'erano i Calabria che la prendevano da Rosarno, quando a volte Cosenza non l'aveva»


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Sempre Foggetti in un interrogatorio svoltosi nell'aprile del 2016, aveva specificato che «il legame tra Pietro Calabria, Fabio Calabria e Gianluca Arlia è stato suggellato da un formale rito di affiliazione, pur non sapendo riferire il grado criminale loro conferito».
Il pentito di Cosenza, uno degli autori dell'omicidio di Luca Bruni, ha raccontato anche che i Calabria sarebbero stati legati a Francesco Patitucci e Roberto Porcaro anche da un altro vincolo, ovvero quello di impiegare i capitali della cosca degli italiani nell'attività illegale dei prestiti usurai. Sulla stessa linea d'onda di Foggetti, si è posizionato il pentito Luciano Impieri. «A San Lucido - aveva detto nel 2018 - comandano i Calabria, che sono stati messi come reggenti su quel territorio da Roberto Porcaro e Francesco Patitucci. Impieri inoltre ha riferito del contrasto insorto tra italiani, quando Porcaro voleva imporre che la gestione degli stupefacenti fosse affidata ai Calabria, mentre Daniele Lamanna avrebbe voluto che l'attività di spaccio fosse ad appannaggio di Alfredo Palermo». Anche gli altri pentiti cosentini hanno indicato i Calabria quale punto di riferimento di Porcaro e Patitucci nella zona di San Lucido.

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