Ha rifiutato di fare sesso perché incinta. Per questo Romina è stata uccisa dal marito

VIDEO | Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la 45enne di Cassano Jonio sarebbe stata barbaramente massacrata dal consorte Giovanni Di Cicco a seguito del rifiuto di avere rapporti sessuali per difendere il feto che aveva in grembo. L'uomo l'ha pestata a morte e poi è uscito tranquillamente di casa

di Marco  Lefosse
18 aprile 2019
09:17

Romina Iannicelli è stata uccisa perché ha rifiutato di avere un rapporto sessuale con il marito, Giovanni Di Cicco. La 45enne era incinta e non voleva mettere a rischio la gravidanza che era riuscita a mandare in porto in un’età particolare e dopo una serie di aborti. Si tinge ancor più di orrore e ribrezzo l’uxoricidio di Cassano Jonio avvenuto nella notte tra lunedì e martedì scorsi e che con il passare delle ore si completa, grazie al lavoro pervicace degli inquirenti della Procura della Repubblica di Castrovillari diretta da Eugenio Facciolla, di nuovi seppur macabri dettagli.

 


La ricostruzione dagli investigatori è inquietante. Romina era già a letto quel lunedì sera, il marito, invece, l’avrebbe raggiunta di lì a poco fatto di una bomba di cocaina, direttamente iniettata in vena, con un obiettivo: consumare un rapporto sessuale. Una volta in camera da letto l’uomo, dopo essere stato rifiutato della donna, avrebbe sbroccato. Prima un diverbio, forse; poi la violenza che si sarebbe ripetuta in più momenti ed in diversi modi. Romina è stata picchiata, strangolata, ingiuriata e poi alla fine presa anche a bastonate in testa che le sarebbero state fatali, dal momento che la morte è sopraggiunta per trauma cranico. E tutto questo per difendere con amore quella creatura che aveva in grembo e che non voleva perdere.

 

Poi, una volta compiuto l’insano gesto, Di Cicco è fuggito via cercando di far perdere le sue tracce sperando nel sostegno e nella complicità di qualche amico che, però, non ci sarebbe stata. È rimasto solo e vistosi alle strette nella morsa dei carabinieri della tenenza di Cassano si costituito e ha confessato quell’atto mostruoso che ha spezzato la vita di una donna e di suo figlio. Su quel letto, in quella casa di Via del Popolo, gli inquirenti hanno trovato di tutto: coltelli, oggetti contundenti e anche un preservativo srotolato e non consumato. Ed è da qui che i magistrati, il procuratore Facciolla e la sua vice Valentina Draetta, hanno ripreso il bandolo della matassa e ricostruito le fasi di un delitto che non si potrà mai dire sia stato di natura passionale. La passione, l’amore, l’affetto per una donna non può mai spingere all’odio mortale. È stato un gesto mostruoso e barbaro ancor più perché in quella donna si generava una nuova vita indifesa.

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Giornalista
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