Il fratello del magistrato ucciso nella strage di via D’Amelio ha inviato la sua solidarietà ai familiari del 19enne vittima innocente di un agguato di ‘ndrangheta. «Il mio augurio è che i suoi assassini vengano finalmente arrestati»
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«Oggi Filippo è insieme a Paolo e continuerà a vivere nei nostri cuori per sempre insieme a lui». A parlare è Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo Borsellino, ucciso, insieme a cinque agenti della sua scorta, da un ordigno esplosivo a Palermo il 19 luglio 1992 mentre si trovava in via D’Amelio sotto casa di sua madre. Filippo è, invece, Filippo Ceravolo, vittima innocente di un agguato di stampo mafioso il 25 ottobre 2012. Salvatore Borsellino, che oggi porta avanti una battaglia perché si faccia piena luce sull’omicidio del fratello, commenta il dolore di chi resta, dei familiari che tante volte devono fare anche i conti con una verità che tarda ad emergere. E il dolore diventa doppio.
Senza contare che a determinate latitudini una famiglia deve anche affrontare l’arroganza di chi, impunito, offende e dileggia la memoria di una vittima innocente di mafia: «E qualcuno, come ha denunciato il papà di Filippo, ancora ride di questo dolore».
Il messaggio
«Perdere un fratello ucciso dalla mafia, e non soltanto dalla mafia – dice Salvatore Borsellino –, è un’esperienza terribile, una ferita che anche a distanza di 30 anni continua a sanguinare, soprattutto se a distanza di 30 anni non c’è ancora giustizia e verità. Soprattutto se a distanza di 30 anni continuano i depistaggi che fanno sempre di più allontanare anche la speranza di poter vedere, un giorno, questa verità. Di poter avere, un giorno, giustizia. Ma penso quanto ancora di più debba essere terribile la ferita inflitta a una famiglia, un padre e una madre a cui è stato sottratto l’affetto del figlio di appena 19 anni, la gioia di poterlo abbracciare, di vederlo crescere. Lui, che con la mafia del vibonese non c’entrava nulla. Che aveva soltanto avuto, dalla persona sbagliata, un passaggio in macchina per tornare a casa dai suoi genitori. E invece hanno ricevuto una terribile telefonata: “Hanno sparato a Filippo”. Ma non a lui avevano sparato. È stato soltanto un tragico errore. Ma un errore che ha strappato per sempre Filippo ai suoi genitori. Genitori che oggi devono ancora affrontare l’indifferenza dello Stato, l’indifferenza della gente mentre qualcuno dei suoi assassini è ancora in giro nelle Preserre. E qualcuno, come ha denunciato il papà di Filippo, ancora ride di questo dolore. Ho affidato alla mia amica Silvia Camerini il compito di portare il mio abbraccio ai genitori di Filippo. Il mio augurio è che il loro figlio possa avere presto giustizia, che i suoi assassini vengano finalmente arrestati. Non ho parole. Non ci sono parole per un dolore così grande. Posso solo dirgli che oggi Filippo è insieme a Paolo e continuerà a vivere nei nostri cuori per sempre insieme a lui».


