Sono trascorsi 13 anni dalla tragica morte di Filippo Ceravolo, giovane e innocente vittima di mafia, ucciso a 19 anni in un agguato di ‘ndrangheta diretto contro un’altra persona.
Questa sera alle 18 nella chiesa matrice di Soriano Calabro, paese natale di Filippo, si terrà una messa in suo ricordo con la partecipazione dell’associazione Libera, mentre martedì nella sala consiliare del Comune di Soriano è previsto un incontro sul tema “Giustizia e legalità… ricordando Filippo Ceravolo” organizzato dall’amministrazione, dalla società Dante Alighieri di Tropea, dalla Camera civile di Vibo Valentia e dall’associazione Don Pino Puglisi Odv.

Il 25 ottobre del 2012 Filippo Ceravolo è stato vittima innocente di una guerra di mafia tra due cosche del posto, Loielo ed Emanuele.
La contesa del potere mafioso è rimbalzata tra un clan e l’altro a colpi di calibro 12.
Il 25 ottobre 2012 Martino Ceravolo aspettava il ritorno del figlio a casa per guardare insieme la partita della Juventus. Il ragazzo era uscito con la sua fidanzata ma aveva lasciato la sua auto a casa per via di un guasto e aveva accettato il passaggio di Domenico Tassone. Martino e Filippo Ceravolo erano legatissimi: lavoravano insieme e insieme condividevano la passione per il calcio. Nel cassetto c’erano due biglietti per andare a vedere la partita dei bianconeri. Oggi quei biglietti sono un ricordo doloroso: non ci sarà nessuna trasferta per Martino e Filippo Ceravolo, nessuna avventura da raccontare. Non ci sarà nessun futuro per Filippo che, sulla via del ritorno a casa, verrà crivellato da una scarica di colpi destinati al proprio accompagnatore. Un agguato, portato a compimento da due killer nascosti nella vegetazione, spegnerà ogni sogno.

Filippo muore, Domenico Tassone, che si butta fuori dall’auto, resta ferito ma le sue dichiarazioni non consentono di identificare i killer. Alcuni testimoni raccontano di una Fiat Punto con due persone a bordo che ha sostato per diverso tempo a circa 250 metri dal luogo dell’agguato e che è ripartita «frettolosamente», dopo l’esplosione di alcuni colpi d’arma da fuoco, dirigendosi verso la strada provinciale 60. Una prima inchiesta è stata archiviata perché sui due indagati non sono state trovate prove granitiche tali da sfidare un processo. La famiglia Ceravolo aspetta ancora, disperatamente, giustizia.