La testimonianza

«Quel bambino galleggiava con gli occhi aperti…», un pescatore rivive la notte da incubo della strage di Cutro

VIDEO | Vincenzo è stato tra i primi a giungere sulla spiaggia dove il mare rigurgitava i corpi dei migranti morti nel naufragio a pochi metri dalla costa. «Dopo quel bimbo ho trascinato a riva altri 10 cadaveri strappandoli alla risacca»

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di Cristina Iannuzzi
4 marzo 2023
06:30

«Era ancora buio. Stava albeggiando quando un mio amico pescatore mi chiama per dirmi di raggiungerlo sulla spiaggia di Steccato di Cutro. Quando sono arrivato c'erano corpi sulla riva e persone che gridavano. Una scena agghiacciante. In mare ho visto un bambino galleggiare, aveva gli occhi aperti. L'ho preso in braccio con cura, l'ho riportato a riva. Pensavo fosse vivo e invece... Gli ho chiuso gli occhi. Poi ho notato altri corpi, erano tutti morti. Ne ho presi una decina, ma senza guardargli il volto, altrimenti non ce l'avrei fatta...».

È il drammatico racconto di Vincenzo Luciano, pescatore. Uno dei primi soccorritori del tragico naufragio. Tutti i giorni torna sulla spiaggia del disastro dove incessanti proseguono le ricerche. Guarda quello specchio di mare che ha inghiottito 40 cadaveri. Tanti sono i dispersi del naufragio che domenica scorsa ha provocato un'autentica ecatombe. Per recuperare i corpi dei migranti non ancora restituiti dal mare sono giunti anche i sommozzatori di Messina. Le ricerche, coordinate dalla Direzione Marittima di Reggio Calabria, proseguiranno ad oltranza per tutto il fine settimana con mezzi aerei, navali, nucleo di sommozzatori e con il personale di presidio a terra della Guardia Costiera, Questura, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e Protezione Civile regionale.


«Le acque sono ancora torbide per via del maltempo che imperversa sulla zona», spiega il pescatore secondo il quale ci vorranno almeno tre, quattro giorni prima che il mare torni ad essere limpido e il fondale visibile, così da scorgere eventuali corpi incagliati nel fondo. Uno strazio che alimenta lo strazio in una spiaggia trasformata in un cimitero. Ci sono i fiori da qualcuno riposti su ciò che resta del peschereccio che trasportava i circa 187 migranti partiti dalla Turchia. Sull'arenile qualcuno ha sistemato una croce con un rosario e accanto un paio di scarpe da ginnastica. Più avanti gli indumenti che il moto ondoso ha riportato a riva senza però restituire i corpi. E in questo luogo, mentre i soccorritori scandagliano ogni centimetro del mare, ci sono i parenti dei dispersi che osservano il mare nella speranza di potere almeno avere un corpo da seppellire.

E intanto all'ospedale di Crotone da domenica sono ricoverati 15 dei superstiti. Sei sono bambini le cui condizioni di salute migliorano giorno dopo giorno. Le ferite del corpo guariranno, non quelle dell'anima. Al San Giovanni di Dio sono ricoverati due fratellini ai quali Luciana La Vecchia insegnante della scuola ospedaliera reparto pediatrico di Crotone ha consegnato l'altro ieri dei fogli da colorare. «Hanno utilizzato il rosso e il nero per colorare due animaletti. I colori del sangue e del lutto. È evidente che ciò che è successo segnerà per sempre le loro vite», racconta la donna.

Giornalista
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