La cerimonia

La teca con i resti dell’auto di Falcone davanti all’Altare della Patria nella giornata in ricordo delle vittime di mafia

VIDEO | La moglie dell'agente della scorta Antonino Montinaro: «Abbiamo vinto noi, non ci hanno fatto niente. I nostri ragazzi esempio per le nuove generazioni»

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di Marcella Mastrobuono
17 maggio 2023
19:45

Da questa mattina a Roma c’è una grande teca di vetro davanti all’Altare della Patria. Dentro, ruote, sedili e lamiere accartocciate. Sono i resti della “Quarto Savona 15”, la Fiat Croma che il 23 maggio del 1992 viene fatta saltare in aria dalla mafia a Capaci, sbalzata a trecento metri di distanza da cinquecento chili di tritolo. Quarto Savona 15 è la sigla radio della macchina blindata della questura di Palermo, a bordo della quale viaggiavano Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, la scorta di Giovanni Falcone.

È la prima volta che la teca lascia il Giardino della Memoria di Palermo e lo ha fatto oggi per il Memorial Day, organizzato ogni anno, da trentuno anni, dal Sindacato Autonomo di Polizia.


«Questa giornata è importante per questi ragazzi» dice Tina Montinaro, moglie di Antonio, indicando la teca che contiene la Croma «hanno dato la vita per lo Stato, avevano fatto un giuramento e non hanno fatto un passo indietro. Devono essere un esempio per le nuove generazioni, Antonio aveva 29 anni, Vito Schifani 27, Rocco Dicillo ne aveva 30. Erano anche loro dei ragazzi, ma avevano già deciso da che parte stare».

A Roma sono arrivati i rappresentanti dei sindacati di Polizia di tutta Europa (riuniti nel Cesp) e ospiti istituzionali, che hanno posato una corona d’alloro al Sacello del Milite Ignoto per celebrare simbolicamente tutte le vittime delle mafie e del terrorismo, poliziotti, magistrati, ma anche giornalisti e semplici cittadini.

«Loro sono l’esempio più luminoso» ha detto Lamberto Giannini, Capo della Polizia che tra qualche giorno lascerà il posto a Vittorio Pisani per diventare Prefetto di Roma «Quella dei tutori delle forze dell’ordine, dei magistrati, è una missione. È la nostra vita. Oggi dobbiamo ricordare chi è caduto ma con l’esempio che ha lasciato continua ad essere una guida per il nostro percorso. Io, questa giornata la dedico ai cinque ragazzi che ho perso durante il mio mandato».

Una giornata di emozione e commozione, l’ha definita il sottosegretario al ministero dell’Interno Nicola Molteni: «La memoria è un valore fondamentale per una comunità. Dobbiamo ricordare uomini e donne che hanno perso la vita per il bene più grande che abbiamo, la sicurezza».

«Sono trentuno anni che organizziamo il Memorial Day nel mese di maggio, nel ricordo di chi ha perso la vita nell’adempimento del dovere» ha spiegato il segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia Stefano Paoloni «E non parlo solo di colleghi poliziotti, ma di magistrati, di giornalisti e anche semplici cittadini. Oggi onorando il milite ignoto vogliamo ricordare tutti quelli che hanno dato la loro vita per darci un paese libero e democratico. Solo per la Polizia le vittime sono 4.415».

Ricordare le vittime, ma ricordare anche chi oggi sta lottando contro le mafie mettendo a rischio la propria vita, ricordare i morti, ma anche come ci si può rialzare dopo. Ricordare, come ama dire Tina Montinaro, che così ha intitolato anche il suo libro, che “non ci avete fatto niente”.

«Pensavano di terrorizzare l’intera Palermo, che non avremmo avuto la forza di riprenderci i nostri territori» dice la moglie di Antonio Montinaro pensando alle stragi «Ma noi ci siamo rialzati e sono trentuno anni che questi uomini hanno cambiato le persone, le nuove generazioni sanno chi sono. Abbiamo vinto noi. Quindi, che ci hanno fatto? Non ci hanno fatto niente»

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