La ’ndrangheta stragista

«Il summit organizzato da Pino Piromalli con Cosa nostra per colpire lo Stato»: il racconto in un’intercettazione

Nell’inchiesta Hybris uno spaccato che ricostruisce i rapporti tra mafia siciliana e calabrese e la collaborazione per destabilizzare il Paese

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di Elisa Barresi
9 marzo 2023
19:25
L’auto in cui furono ucciso i carabinieri Fava e Garofalo
L’auto in cui furono ucciso i carabinieri Fava e Garofalo

Il giorno prima di un appuntamento importante con la storia, arriva un riscontro che, anche se non finirà direttamente tra le carte del processo ‘Ndrangheta stragista, che sabato andrà a sentenza nel procedimento di Appello, non può non essere ricollegato.

L’operazione “Hybris” che oggi ha dato l’ennesimo colpo alle cosche Piromalli e Molè di Gioia Tauro, riporta uno stralcio che cristallizza ciò che gli inquirenti pensano da tempo: l’apporto che la ‘ndrangheta avrebbe dato nel periodo delle stragi che avrebbe portato, tra l'altro, al duplice omicidio dei carabinieri fava e Garofalo nel 1994. 


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I rapporti con la mafia, i collegamenti con i siciliani e il ruolo che la Calabria doveva avere nel processo terroristico di lotta allo Stato. A fornire questo spaccato sono le intercettazioni tra Giuseppe Ferraro e Francesco Adornato.

Nelle carte si legge come a gennaio 2021 tra i due si registrava una rilevante conversazione per gli investigatori che aveva come oggetto proprio l’alleanza tra mafia siciliana e ‘ndrangheta durante l'era delle stragi, negli anni 90. Gli inquirenti evidenziano come «non si tratti di un quisque de populo ma di un soggetto particolarmente titolato posto che Adornato detto "Ciccio u biondu", è un navigato esponente della ‘ndrangheta, condannato in via definitiva al 416 bis già negli anni 90 - dunque proprio nel periodo di attuazione della strategia stragista unitamente a tutti i principali esponenti della famiglia Piromalli».

Sono due gli incontri a cui gli inquirenti fanno riferimento e nel secondo in particolare i due parlavano della imminente scarcerazione del boss Giuseppe Piromalli «tessendone le lodi di capo carismatico nonostante l'età e gli anni di detenzione patiti. Adornato sosteneva la tesi che la scarcerazione del Piromalli tardasse a giungere in quanto lo Stato e la magistratura la osteggiavano a fronte del ruolo di assoluto rilievo assunto nel panorama della criminalità organizzata da parte dello stesso. In particolare riferiva che Pino Piromalli aveva composto la “commissione" costituitasi per decidere se la ndrangheta calabrese avrebbe dovuto partecipare o meno alle stragi di Stato attuate, in quel momento storico, dalla mafia siciliana».

Una lettura dei fatti che arriva dall’interno e che fornisce ulteriori dettagli: «Che la commissione si era riunita presso il resort "Saionara" sito a Nicotera. Che era presente Nino Pesce detto "testuni" ed era assente Pino Piromalli ma che quest'ultimo aveva conferito a Pesce il mandato a rappresentarlo. Che Pesce, in proprio ed in nome e per conto di Piromalli, aveva votato a favore della partecipazione alle stragi anche da parte della ‘ndrangheta. Che era presente anche Luigi Mancuso, esponente apicale dell'omonimo clan di Vibo Valentia, il quale, al contrario, aveva votato contro la suddetta partecipazione. Che le stragi erano dirette all'eliminazione del regime di carcere duro. Che si progettava di arrivare ad assassinare un ministro e fare un colpo di Stato. La conversazione conferma quanto emerso nella sentenza di primo grado "Ndrangheta stragista” e versata in atti, mettendo in luce il preminente ruolo svolto, nel panorama criminale italiano e non solo calabrese, dalla ndrangheta durante la stagione delle stragi».

Giornalista
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