Colpo gobbo in Africa occidentale: un rapporto consolidato rischia di spodestare la ’Ndrangheta dal controllo globale sul traffico di cocaina e di consacrare i gruppi dei Balcani occidentali come nuovi leader.

Di sicuro tra i due gruppi c’è una lunga storia di relazioni criminali: proprio i clan calabresi potrebbero aver facilitato l’insediamento di questi network in Africa occidentale, consolidando al contempo alleanze con il Primeiro Comando da Capital (Pcc) brasiliano.

La ’Ndrangheta infatti opera in Brasile dagli anni 70 e, fin dagli anni 90, intratteneva rapporti con gruppi criminali balcanici radicati in Italia, creando così punti d’ingresso strategici nel mercato sudamericano. Il rapporto Gi-Toc (Global Initiative Against Transnational Organized Crime) racconta le dinamiche più recenti in un business che vale miliardi di euro e che nel 2030 sarà la porta d’ingresso in Europa per il 50% della polvere bianca.

’Ndrangheta e serbi: dall’influenza alla collaborazione diretta

I gruppi dei Balcani occidentali hanno inizialmente sfruttato la relazione con la ’Ndrangheta per entrare in contatto con altre organizzazioni e, col tempo, hanno creato partnership dirette. Restano tuttavia ancora casi di collaborazione tripartita tra i network balcanici, la ’Ndrangheta e il Pcc.

Da un continente all’altro: la mafia calabrese è presente in Africa occidentale almeno dalla metà degli anni 2000. La sua presenza ha contribuito ad aprire la strada alle operazioni dei gruppi balcanici, che in alcuni casi hanno “saltato” fasi intermedie per stabilire contatti diretti nella regione. Un esempio emblematico è la Sierra Leone, hub operativo dei gruppi balcanici, favorita anche da elementi della ’Ndrangheta grazie alla mancanza di accordi di estradizione con l’Italia.

La nuova dinamica di potere: la ’Ndrangheta “dipende” dai Balcani

Mentre i gruppi balcanici si affidavano inizialmente all’influenza della ’Ndrangheta nelle catene logistiche internazionali, negli ultimi cinque anni la situazione si è invertita: oggi sono le cosche calabresi ad “avere bisogno” dei gruppi dei Balcani occidentali.

Le importanti operazioni delle forze dell’ordine in questo periodo, in particolare a seguito degli hackeraggi dei sistemi di comunicazione criptata Sky ECC, hanno indebolito sensibilmente la ’Ndrangheta, creando un vuoto nel mercato che i gruppi balcanici hanno potuto sfruttare per catturare ulteriori quote di traffico.

Il gruppo serbo Starčević e la nuova rotta della cocaina via Sierra Leone

Il punto di svolta arriva secondo inquirenti ed esperti nel 2020, quando un’organizzazione criminale guidata da trafficanti serbi avrebbe trasformato la Sierra Leone in un hub strategico per lo stoccaggio e la riesportazione di cocaina verso l’Europa. Il gruppo Starčević, attivo tra America Latina e Balcani, avrebbe costruito un sistema complesso di rotte marittime, società di copertura e broker fidati per muovere tonnellate di droga in modo quasi invisibile.

Dalla costa brasiliana a Freetown: un carico da 1,2 tonnellate

Il rapporto Gi-Toc racconta il trasporto di un carico particolare. Nel marzo 2020 il gruppo avrebbe spedito 1,2 tonnellate di cocaina su un peschereccio partito dal Brasile e diretto verso la costa della Sierra Leone. Qui il carico sarebbe stato trasferito su un motoscafo e poi nascosto in un magazzino a Freetown, la capitale del Paese.
Il broker Mario Krezić – figura chiave dell’organizzazione – avrebbe supervisionato il deposito e il successivo reimballaggio della droga in un container pieno di sacchi di bucce di cacao, destinato a mascherare l’origine del carico.

Il viaggio del “Grande Dakar” e i legami sospetti con la ‘Ndrangheta

Dopo aver superato i controlli doganali, il container fu imbarcato sulla nave cargo Grande Dakar, battente bandiera italiana. A maggio 2020, il mercantile raggiunse il porto di Anversa e poi Hasselt, in Belgio, dove il carico era destinato alla distribuzione in Europa, soprattutto in Germania.
Le autorità belghe intercettarono la spedizione un mese dopo, sequestrando 1.247 chilogrammi di cocaina.

Particolare non trascurabile: la Grande Dakar ha come porto di origine Palermo e fa regolarmente scalo a Gioia Tauro — territorio storicamente controllato dalla ‘Ndrangheta, con cui diversi gruppi dei Balcani occidentali collaborano da anni. Un dettaglio che, pur non costituendo una prova diretta, alimenta più di un sospetto sui rapporti di collaborazione criminale.

Rotte opache e manovre sospette nel Golfo di Guinea

Tra marzo e maggio 2020, la Grande Dakar ha navigato nel Golfo di Guinea, fermandosi in diversi porti — da Cotonou (Benin) a Abidjan (Costa d’Avorio). Durante il viaggio, è stata registrata due volte in modalità “loitering”, cioè in sosta al largo delle coste di Ghana e Togo, un comportamento tipico delle operazioni di trasferimento nave-nave.
In più occasioni, il sistema AIS che traccia posizione e velocità dell’imbarcazione risultava disattivato, un’anomalia rispetto agli anni precedenti. Secondo gli investigatori, questi dati rafforzano l’ipotesi che il gruppo di Krezić operasse anche in altri Paesi dell’Africa occidentale.

Società di copertura e affari con l’Europa

Il gruppo avrebbe utilizzato una rete di società di facciata per simulare un commercio legittimo. Una compagnia belga, per esempio, risultava in affari con una società registrata in Sierra Leone specializzata nell’esportazione di bucce di cacao — la stessa merce usata per nascondere la cocaina.

Secondo le comunicazioni criptate di Sky ECC, Krezić — agendo anche per conto di Nenad Petrak, altro trafficante balcanico — avrebbe ritirato 905 chilogrammi di droga da un deposito in Sierra Leone, trasferendoli su una barca a vela chiamata Majic. L’imbarcazione fu intercettata mentre si dirigeva verso le Canarie, portando all’arresto dell’equipaggio.

Sierra Leone, nuovo snodo del narcotraffico balcanico

Le indagini indicano come la Sierra Leone sia diventata un nodo centrale per i traffici del gruppo Starčević e di altri network criminali dei Balcani. Da qui, le spedizioni di cocaina potevano essere vendute o smistate verso l’Europa, sfruttando porti vulnerabili, corruzione e frontiere porose. Una nuova frontiera del narcotraffico globale che salda gli interessi del Sud America, dei Balcani e dell’Europa meridionale. Con la ’Ndrangheta non più in primo piano ma sullo sfondo.