Le conversazioni tra Palermo e Trimboli intercettate dalla Dda di Reggio Calabria illuminano la frontiera dei pagamenti digitali. Il contatto in Sudamerica offre diverse opzioni, i finanziatori della Locride (in questo caso) preferiscono i contanti
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«Al posto di dargli i soldi possono fare i bitcoin? Loro, che è più facile così non si deve muovere nessuno, dalla Calabria stessa, gli do una cuenta (fattura) e mandano il bitcoin». La proposta di Giuseppe Palermo, siciliano 47enne tra gli indagati nell’inchiesta sul narcotraffico della Dda di Reggio Calabria, conferma che le alternative per pagare le partite di coca si sono evolute ben al di là dei contanti. Palermo, arrestato la mattina del 12 luglio in Colombia, vive a Bogotà ed è considerato uno degli organizzatori – con il ruolo di intermediario in Sudamerica – dei narcos calabresi.
Dall’altro lato del telefono c’è Giuseppe Trimboli detto Zuca, uno dei capi del gruppo: è lui a occuparsi degli aspetti organizzativi del traffico. Spedizioni, chiusura degli accordi con i colombiani, rapporti con i finanziatori, pagamenti. Proprio sul versante dei pagamenti in moneta virtuale, Trimboli stoppa il socio e gli fa capire che chi mette il capitale non è troppo avvezzo alla modernità. «Non lo so se lo possono fare… loro gli danno i soldi compa’, hai capito? Gli danno i contanti».
«In Calabria non si usano i bitcoin?»
La telefonata captata dagli investigatori è significativa: il narcotraffico muove miliardi tra i continenti e lo fa anche su strade virtuali. In effetti, Palermo prova a insistere: «Non ce l’hai qualcuno che glielo vende il bitcoin a lui e gli dà i soldi in Calabria? In Calabria non si usano i bitcoin? Così non devono… non si devono muovere da casa».
La risposta di Trimboli suona come una resa («e chi ca##o ce l’ha compa’?») e Palermo non si capacita. L’amico gli spiega che i finanziatori della Locride usano metodi vintage: «C’è una persona lì a cui dicono “dagli questi soldi qua che io glieli vado a portare a casa di tuo, di tuo fratello”». Modalità antiche, gli spalloni preferiti alla tecnologia.
Vademecum per i broker della cocaina
Il pagamento virtuale è comunque contemplato nel business. In uno dei casi monitorati dagli agenti della Mobile si riepilogano prezzo della coca (all’ingrosso 24mila euro al chilogrammo, la rivendita a 32mila), tempistiche di pagamento (4-5 giorni dalla ricezione della droga) e opzioni per saldare il conto. Quali? «Mediante consegna del denaro contante a Roma o mediante trasferimento per via informatica di cripto-valute (Bitcoin o Tether o Usdt) attraverso piattaforme digitali quali Binance o Trust Wallet».
Il colombiano esperto in bitcoin
Sono sempre Giuseppe Palermo e Giuseppe Trimboli a industriarsi per mandare a segno il pagamento. David è il loro contatto colombiano, molto a suo agio con la moneta virtuale. Da questa telefonata – che risale al 10 marzo 2022 – si vede che i sudamericani sono esperti. David chiede prima bitcoin e Trimboli risponde «ho il Binance bloccato». Poi propone Trunk, altra valuta digitale («anche se viene di più pago io la commissione»), oppure Tether («è il sei per cento»). La trattativa si arena: «Io non gli posso dire cosa fare con i suoi soldi», dice Trimboli riferendosi alle abitudini del finanziatore. I soldi, però, sono «così pochi» per il colombiano che nessuno li andrà a prendere: «A me a Roma mi ritirano un milione, mi ritirano cinquecento… per ventimila non ci andranno».
I soldi virtuali delle mafie globali
I tentativi di ottenere il pagamento in criptovalute continuano ma Palermo fa capire che non si può ricorrere al trasferimento del denaro con il sistema Tether perché gli acquirenti avevano dei pregiudizi penali ed avrebbero rischiato di essere attenzionati dalle forze dell'ordine.
Trimboli conferma e spiega che in Italia i portali delle monete elettroniche dovevano essere collegati a un conto bancario e il denaro aveva una tracciabilità, al contrario di quello che avveniva in Colombia. È l’incontro tra due mondi: un pezzo di Calabria in cui i bitcoin non sono ancora arrivati (ma ci sono gruppi criminali che le usano da tempo) e il Sudamerica dei fornitori esperti nel loro utilizzo.
Una fotografia della situazione e anche una traccia investigativa: i soldi delle mafie si muovono anche su percorsi virtuali per poi perdersi nei canali del riciclaggio. Trovarli, senza gli strumenti e le competenze adatti, sarà sempre più difficile.