Il ricordo

In memoria di Giovanni Puccio, compagno dei migliori anni della nostra vita: ora sei nel “Sol dell’Avvenire”

Scomparso a gennaio lo storico dirigente democrat verrà ricordato sabato 24 giugno nella sua Botricello, da dirigenti e compagni che lo hanno conosciuto nel corso della sua vita e che con lui hanno percorso momenti della storia politica calabrese. Nel giorno della scomparsa, avendo condiviso insieme a lui un percorso importante della mia vita, avevo postato un suo ricordo sui social che oggi ripropongo dalle colonne della nostra testata

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di Pasquale Motta
23 giugno 2023
15:03
Giovanni Puccio
Giovanni Puccio

A gennaio è scomparso Giovanni Puccio. Un storico dirigente del Pd/Ds/pds/Pci. Un uomo con il quale ho condiviso un pezzo importante della mia prima vita, quella dedicata al mio impegno politico e alla militanza di professione. A Botricello, sabato 24 giugno, la sua famiglia, il PD e le persone che gli hanno voluto bene in vita, hanno organizzato in sua memoria una commemorazione. La nipote, qualche giorno fa mi ha chiesto di partecipare, non solo per la mia amicizia di lunga data con Giovanni, ma perché la famiglia era rimasta particolarmente colpita dal ricordo che avevo pubblicato di Giovanni qualche ora più tardi aver appreso della sua scomparsa. Un ricordo che oggi mi sembra giusto riproporre dalle colonne della nostra testata. 

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Lo sconcerto e il pensiero dei "migliori anni della nostra vita"

Ho aspettato qualche ora prima di riuscire a scrivere qualcosa sulla morte di Giovanni Puccio. La sua scomparsa mi ha provocato un grande dolore. Non riesco a pensare che Giovanni non ci sia più. Sapevo delle sue condizioni di salute ma la sua morte è un pugno nello stomaco. Perdo un compagno. Insieme abbiamo percorso un pezzo straordinario di vita.  Sono tanti i pensieri e i ricordi che mi si affastellano nella mente da quando, stamattina, mi hanno dato questa  triste notizia.  Un pezzo di vita, i “migliori anni della nostra vita”, mi sono passati tutti davanti. Anni che abbiamo vissuto insieme  ad un altro gruppo di irriducibili militanti di fede comunista. Tra i quali Enzo Lauria, anche lui prematuramente scomparso ormai da quasi 15 anni. La nostra generazione ha ricoperto dei ruoli ma non ha fatto carriera.


"Una scelta di vita"

La Calabria è sempre stata una terra difficile, per certi aspetti tragica. Alle nostre latitudini la lotta politica è sempre stata più feroce ma anche gli spazi sono stati più ridotti. Noi abbiamo fatto parte dell’apparato. Quegli apparati di partito distrutti dalla maldicenza di orde di neo aspiranti politici che, sulla narrazione dell’antipolitica, hanno quasi distrutto la democrazia. Con Giovanni, orgogliosamente, siamo stati tra gli ultimi funzionari del PCI calabrese e catanzarese. Gli ultimi rappresentanti di un’epoca straordinaria che si era aperta a Livorno il 1921 e si è conclusa a Rimini il 1991. Insieme abbiamo iniziato quell’esperienza umana e politica che, Giorgio Amendola, in un bellissimo libro autobiografico, definì “Una scelta di vita”. I ricordi umani e politici  di quella stagione ma, soprattutto, della nostra esperienza umana e politica sono tanti, sarebbe impossibile ricordarli tutti. Sono entrato nell’apparato del PCI della federazione di Catanzaro qualche mese prima di Giovanni, anzi, per la verità, io lo convinsi ad entrare. Spesso, quando ho visto Giovanni in difficoltà nelle varie fasi attraversate dal PD, ho anche avuto qualche senso di colpa per averlo spinto verso quella scelta. A metà degli anni ’80, Giovanni Puccio era segretario del PCI di Botricello e si occupava dell’organizzazione delle Feste de L’Unità provinciali. Una mattina arrivò in federazione con un telegramma delle Poste. Lo avevano assunto e doveva prendere servizio a Firenze. Lo convinsi a strappare il telegramma e dedicarsi al lavoro politico. Lo fece, ma mi fece giurare che non avrei dovuto mai dire niente all’adorata Mamma. Mantenni il segreto. Erano i primi mesi del ’87, io non avevo ancora compiuto 22 anni, Giovanni appena 30.

Volevamo cambiare il mondo

Eravamo ancora convinti di cambiare il mondo. Da lì a poco avremmo vissuto  una straordinaria e, per certi versi, drammatica stagione politica: il crollo del muro di Berlino e lo sgretolamento del movimento internazionale comunista. La fine di un’epoca. Abbiamo vissuto quella stagione tra grandi entusiasmi, grandi sofferenze e grandi depressioni come tutti i militanti comunisti. Decidemmo di seguire il vento del cambiamento e costruire qualcosa di nuovo. Il biennio 89/91 fu intenso e sofferto. Insieme eravamo a Rimini e, insieme, abbiamo tentato di costruire un’organizzazione nel nome del PDS. Ci siamo divisi e abbiamo litigato. Abbiamo sofferto la precarietà economica, considerato i rari stipendi che percepivamo. Un aneddoto simpatico: Giovanni era affezionato ad una giacca ormai logora e consumata e ogni mattina io lo rimproveravo perché continuava ad indossare quella giacca. Un giorno a sua insaputa gliel’ho buttata in un cassonetto. E così che lo costrinsi a comprarne una nuova. Nonostante ciò, fino a quando non gli confessai che ero stato io a fargli sparire la vecchia giacca, l’aveva continuata a cercare per mesi.  Abbiamo lottato e costruito tante iniziative. Abbiamo visto crescere l’Ulivo. Abbiamo vissuto l’ascesa e la caduta di Prodi. Entrambi siamo stati dalemiani convinti. Abbiamo assaporato l’amarezza di tante sconfitte elettorali. Giovanni per alcuni anni riuscì a fare il segretario provinciale.

Ha servito la causa fino alla fine 

Il 2007, quando Veltroni decise di chiudere i DS in favore del PD, io decisi di fermarmi. Giovanni no. Continuò ad essere il funzionario di partito per antonomasia. Fino alla fine ha servito un’organizzazione politica con onestà e generosità. Ha continuato a tenere aperta una luce e una sede anche nel deserto della politica. Sempre. Sia durante i commissariamenti, che nella fase di alcune discutibili segreterie regionali. Conobbe il veleno della cattiva giustizia. Quando venne eletto sindaco del suo paese, una indagine antimafia che poi si rivelò la solita bufala, lo costrinse alle dimissioni. Il lavoro di Giovanni Puccio avrebbe meritato un riconoscimento maggiore da parte di un partito che, forse, non sempre meritava la generosità umana e politica di Giovanni. Puccio lascia un vuoto incolmabile. Scompare l’ultimo testimone di una politica di umanità, di ascolto, di umiltà. Addio compagno Giovanni. Rimarrai nel ricordo e nel cuore di chi ti ha conosciuto. Io sono uno di questi. Ora ti immagino nel luogo dove hai iniziato il tuo eterno viaggio dietro ad un tavolo di una riunione di un circolo celeste, magari  insieme a  tanti compagni che non ci sono più e che, hanno creduto, combattuto,  tentato di cambiare il mondo,  lottato, pianto e sofferto e che, come Te, come noi,  hanno creduto che la politica, quella vera, quella nobile, potesse cambiare il mondo. Si, mi piace immaginarti così, impegnato ad alimentare i nostri  sogni, le nostre speranze, le nostre illusioni da un altro mondo. Addio compagno mio. Un giorno, forse, ci ritroveremo tutti, magari abbracciati nel “sol dell’avvenir”, quel sole nel quale abbiamo creduto e che ha guidato le nostre azioni giovanili e che ci ha fatto sognare la “futura umanità”. Riposa in pace e che la terra ti sia lieve.  

Giornalista
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