Preoccupazioni, ma anche ritrosie degli indagati nel riferire agli investigatori circostanze e informazioni. È quanto emerge dalle carte dell’operazione Dilemma, che ha portato all'arresto di 5 persone (di cui 4 in carcere ed 1 ai domiciliari), ritenute responsabili in concorso tra loro dei reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e di turbata libertà degli incanti.

È il caso di padre e figlio, entrambi indagati, intercettati all’interno della sala di attesa della caserma del gruppo carabinieri Locri, i quali avrebbero ricevuto l’invito a non partecipare ad una gara bandita dal Comune di Siderno. Tra le registrazioni captate dai militari dell’Arma l’invito a «Non parlare e non dire niente», nel corso di una conversazione dei due congiunti impresari nella ditta di famiglia.

La frase intercettata secondo gli inquirenti avrebbe provocato una reazione del figlio che, visibilmente contrariato e palesemente innervosito, faceva segno di non commentare in sala. L'ambiguo atteggiamento, inquadrato sotto una duplice visione di tutela ma anche di reticenza nel riferire informazioni determinanti per il prosieguo delle indagini, avveniva solo mediante una comunicazione gestuale che era stata così immortalata dagli strumenti installati presso la sala d'aspetto. «Richiamare al silenzio con gestualità eclatante e oggettivamente percepibile dai militari incaricati alla visione e all’ascolto – annota ancora il gip - forniva già un'importante base investigativa per ipotizzare precise responsabilità penali dei soggetti coinvolti». Tali gesti, fino a questa fase delle indagini avevano assunto un peso di grave e concordante indizio mentre nel prosieguo delle indagini».

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Il discorso all'interno della sala d'aspetto proseguiva sulle dinamiche inerenti ad un appalto presso il comune di Siderno per il rifacimento del manto stradale. «Proprio per questo motivo – si legge ancora nelle carte dell’inchiesta - sempre il figlio intimava al padre di non doversi più occupare di determinati rapporti chiedendo esplicitamente di evitare qualsiasi tipo di iniziativa riferendosi in generale a referenze per lavori, ma nello specifico anche ai contatti con l’allora tecnico comunale».

A dare avvio all'inchiesta le dichiarazioni di un dirigente di un Ufficio tecnico di un Comune della Locride, il quale avrebbe riferito della mancata partecipazione di un'impresa edile della zona a una procedura di appalto - riguardante il rifacimento di alcune strade - causa delle minacce ricevute da alcuni soggetti interessati a svolgere il “lavoro”.