’Ndrangheta

Infectio Malapianta, il testimone di giustizia: «Adesso sono libero di pensare al futuro»

Al termine del processo di primo grado parla Giovanni Notarianni e ringrazia le forze dell'ordine: «Noi imprenditori del turismo vessati per anni da feroci richieste estorsive»

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24 maggio 2022
22:21

«Sono costretto a vivere sotto scorta per una scelta fatta tre anni fa. Continuo a denunciare e a collaborare con i magistrati della Dda e con le forze dell'ordine. Resto impegnato nella mia attività imprenditoriale così faticosamente strappata ai tentacoli della 'ndrangheta». Così il testimone di giustizia cardine dell'indagine Malapianta-Infectio, Giovanni Notarianni, che ha portato questo pomeriggio a 19 condanne e 9 assoluzioni. Notarianni è assistito dall'avvocato Michele Gigliotti.

«Con questa sentenza si raggiunge un traguardo essenziale nel contrasto al fenomeno criminale, poiché, dopo 50 anni di indiscussa egemonia, si cristallizza l'esistenza della locale di 'ndrangheta Mannolo. Una consorteria forte, spietata e capitalizzata. Le indagini Malapianta, Thomas Infectio e non da ultimo Ionica, condotte mirabilmente dalla Dda di Catanzaro, hanno dimostrato il potenziale imprenditoriale ed economico delle 'ndrine cutresi.


«La Dda e le forze dell'ordine hanno liberato quaranta chilometri di costa dove noi imprenditori del turismo per anni siamo stati vessati da feroci richieste estorsive e gravi danneggiamenti, che oggi sono liberi e da sviluppare in modo sano. Attività criminali che hanno penalizzato e inquinato lo sviluppo economico dell'intera fascia ionica tra Catanzaro e Crotone. Ma oggi la 'ndrangheta perde.

«Adesso che ho la possibilità di vivere un presente che, a lungo, in momenti assai bui non avrei mai pensato di poter vivere, ho iniziato a pensare anche al futuro. Il mio e quello della mia famiglia. In questo futuro prossimo vorrei anche mettere la mia dolorosa esperienza a servizio degli altri, come monito come esempio e come arma per chi ancora oggi non ha denunciato.

È una spinta a fare un passo ulteriore nella lotta alla ndrangheta, usando questa mia storia di vittoria come stimolo a comprendere che c'è ancora tanto da fare. La parte più complicata e difficile del sistema estorsivo è come le cosche entrano in punta di piedi nelle aziende attraverso il personale, proponendo fornitori e servizi, controllando dall'interno ogni segmento dell'attività. Per non parlare dei danneggiamenti che sono mirati e strategici e attraverso cui l'economia libera viene distorta. Sono talmente radicati nei territori che conoscono benissimo tutto quello che fa girare il denaro.

Voglio ringraziare i magistrati e gli uomini delle forze dell'ordine che ho incontrato nel mio percorso, che onorano la toga e la divisa che indossano. Sono loro il braccio di uno Stato che, quando incarnato dalle persone giuste, è capace di sconfiggere il nemico, anche quello più subdolo, facendo sentire la presenza dello Stato».

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