Le analisi dell’Asp di Vibo escludono responsabilità degli alimenti per il malore accusato dalle diverse decine di persone colpite dopo il banchetto al ristorante della struttura della frazione marina
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Non è stata colpa del cibo andato a male, ma dell’acqua. È questo l’esito delle indagini condotte dall’Asp di Vibo sulle cause che, il 23 agosto scorso, hanno determinato l’intossicazione alimentare di decine di ospiti di un ristorante di un villaggio turistico di Nicotera Marina, nel Vibonese. Per cinque degli intossicati, in condizioni più gravi rispetto agli altri, si rese necessario addirittura il ricovero in ospedale.
Ora, però, gli esiti delle analisi hanno dato un responso diverso. È quanto comunica l’Asp, sottolineando che «l’Azienda ha immediatamente attivato tutte le misure previste per la tutela della salute pubblica».
In particolare, i campioni di cibo prelevati dal personale dell’Asp e inviati all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno hanno dato esito negativo in merito alla presenza di agenti patogeni.
Dopo una prima ricostruzione, «si è rilevato che solo due cittadini dei sessanta visitati dalla Guardia Medica nella serata del 23 agosto hanno effettuato un primo accesso al Pronto Soccorso».
Nella mattina del 24 agosto – spiega l’Asp in una nota – a seguito di un’ulteriore ispezione, «è stata disposta la distruzione cautelativa di 300 kg di alimenti utilizzati per la cena del giorno precedente e la temporanea sospensione di tutti i locali adibiti alla preparazione e somministrazione di alimenti. Nella stessa mattinata, è stata effettuata la sanificazione straordinaria ed è stata disposta la riapertura dei locali di cucina in questione».
Durante l’ispezione igienico-sanitaria, però, è emerso che «l’approvvigionamento idrico della cucina è garantito dalla rete comunale, ma è presente anche un pozzo oggetto di attenzione di cui sono state richieste le relative certificazioni e documentazioni».
Ed è proprio l’acqua del pozzo che, una volta analizzata, ha rivelato parametri fuori norma. «In data 25 agosto – continua l’Asp – il personale ispettivo del Sian (Servizio igiene degli alimenti e della nutrizione, ndr) ha effettuato un campionamento dell’acqua destinata al consumo umano in vari punti della struttura, tra cui alcuni dispenser di acqua potabile presenti nella struttura».
In data 27 agosto l’Arpacal «ha comunicato i risultati parziali non regolamentati ai parametri di legge di alcuni punti di prelievo e pertanto il Sian ha disposto l’inibizione dell’acqua erogata in due dispenser di acqua potabile».
Il 28 agosto, poi, «l’Arpacal di Reggio Calabria, ha comunicato ulteriori risultati parziali non regolamentati ai parametri di legge, per cui il Sian ha disposto l’inibizione dell’acqua erogata da tutti i dispenser di acqua potabile presenti nella struttura, fino alla risoluzione delle criticità riscontrate».