«Quello che è accaduto in questi giorni alla Regione Calabria è molto più di una gaffe amministrativa: è un’ammissione sconcertante di impreparazione, un inchino politico e morale al potere centrale, un tradimento istituzionale nei confronti delle 94 vittime del naufragio di Cutro». È quanto si legge in una nota della Rete 26 febbraio

«Dapprima, la decisione – in apparenza coraggiosa – di costituirsi parte civile nel processo sui mancati soccorsi al caicco carico di migranti, il cui naufragio, avvenuto il 26 febbraio 2023 a Steccato di Cutro, ha causato 94 morti accertati, tra cui 35 minori, ed almeno altri venti dispersi. Un annuncio fatto in pompa magna dalla giunta regionale calabrese», prosegue la nota.

Che aggiunge: «Poi, lunedì sera – dopo aver presentato la costituzione di parte civile all'udienza svolta in mattinata al Tribunale di Crotone – il clamoroso passo indietro: "Non sapevamo che gli imputati fossero sei militari italiani". Così recita, incredibilmente, la nota ufficiale della Regione Calabria. Un’ammissione di ignoranza che, se non fosse tragica, sarebbe grottesca. Alla giunta Occhiuto, pare, nessuno sa. Nessuno si informa. O forse è peggio: fingono di non sapere».

Duro l’affondo della Rete 26 febbraio: «Così, invece di ammettere di essere stati presi per le orecchie da qualche ministro o sottosegretario, la Regione Calabria – dopo aver pagato l'avvocato con soldi pubblici per preparare l'istanza e depositarla – preferisce la figuraccia: passare per ignorante e maldestra, oltre che giuridicamente incompetente».

«I processi ai cosiddetti "scafisti" per i fatti di Steccato di Cutro – lo sa chiunque abbia seguito la vicenda – si sono conclusi tra il 2024 e l’inizio del 2025. La stessa Regione Calabria era parte civile in quelle cause, ottenendo anche risarcimenti. Eppure oggi, con gli imputati in divisa, cambia tutto. Perché? Semplice: i sindacati delle forze dell’ordine hanno protestato, e da Roma è arrivato il diktat», si legge ancora nella nota.

«A confermare l’intervento diretto del ministro Salvini – prosegue la Rete 26 Febbraio – è stato lo stesso sindacato Usim (Unione Sindacale Italiana Marina), che ha esultato per il ritiro della Regione, definendolo un risultato "ottenuto grazie all’intervento del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti". Sconcertante. Un fatto che conferma come Occhiuto sia nelle mani di Salvini e non possa agire in autonomia».

«La costituzione di parte civile nel processo per i presunti mancati soccorsi poteva essere un atto politico forte – sottolinea l’organizzazione nata all’indomani della strage –. Forte perché, per una volta, si aveva la possibilità di mettersi dalla parte dei più deboli, delle vittime e di chi non ha voce, per cercare la verità su quanto accaduto. Invece, non siamo di fronte solo a un dietrofront: siamo davanti a un’umiliazione della legalità, della coerenza, della dignità istituzionale. Un atto di sudditanza politica che getta una luce sinistra sulle scelte del centrodestra in Calabria: forte con i deboli e pavido con i potenti».

«La Regione Calabria ha mostrato il volto peggiore delle istituzioni: quello ipocrita, opaco, pavido. Anche i Comuni di Crotone e di Cutro hanno evitato di costituirsi parte civile per una vicenda che ha toccato da vicino le due comunità. In questo processo, le istituzioni avevano l’occasione di mettersi dalla parte delle vittime, di chi ha sofferto e di chi porterà i segni per tutta la vita – conclude la nota –. A distanza di oltre due anni dalla strage di Cutro, chi rappresenta il popolo calabrese avrebbe potuto affermare un principio di giustizia e verità. Ha scelto invece di piegarsi al volere politico del governo nazionale. Un altro schiaffo alle vittime, alle loro famiglie, alla Calabria che non dimentica».