’Ndrangheta

«Anche la spazzatura se la gestiscono le cosche»: il nuovo pentito Colosimo racconta gli equilibri nella Sila Piccola e a Catanzaro

Il collaboratore di giustizia parla con la Dda dello strapotere del boss di Mesoraca Mario Ferrazzo che distribuiva i soldi delle estorsioni ai clan: «Raccoglieva 60mila euro all’anno». Nell’inchiesta Karpanthos il monopolio esercitato sul taglio boschivo e il destino del «referente in Sila» ucciso in un agguato

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di Alessia Truzzolillo
10 aprile 2024
11:40

Estorsioni agli imprenditori, il monopolio del taglio boschivo, le imprese di Catanzaro che al 60% avrebbero pagato il pizzo agli Arena o ai loro referenti, i Bubbo che avrebbero monopolizzato la raccolta dei rifiuto solidi urbani su Petronà in maniera spudorata ma «anche di questo fatto i commissari non si sono accorti di nulla», dice il collaboratore di giustizia Domenico Colosimo che il tre novembre scorso si trovava al davanti al sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Veronica Calcagno e ai carabinieri nel corso una delle sue primissime deposizioni.

Il monopolio di Mario Ferrazzo sulle estorsioni

Le estorsioni su Taverna sarebbero state decise a tavolino nel corso di una riunione a casa di Mario Ferrazzo, detto Topolino, boss di Mesoraca, «tra il 2013 e il 2015».
È uno dei primi fatti che racconta il nuovo collaboratore di giustizia Domenico Colosimo, 46 anni, detto ‘Ndrina, appartenente alle cosche di Petronà e tratto in arresto nel corso dell’operazione Karpanthos il 22 settembre scorso.
A Taverna, dice Colosimo, «non c’era alcun referente» e Ferrazzo diede l’incarico di «raccogliere le estorsioni».
Il collaboratore di giustizia spiega che si effettuavano estorsioni alle ditte di costruzione chiedendo, a seconda dei lavori che questa stavano svolgendo, tra 1.000 e 3.000 euro. A raccogliere i soldi era Mario Ferrazzo il quale «poi in base ai paesi li mandava». «Su Petronà poi i soldi venivano divisi tra i Bubbo e i Carpino» e di quest’ultima cosca il referente era Mario Gigliotti.


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«I soldi Ferrazzo li distribuiva a Pasqua, Natale, Ferragosto, dipende anche da quanto era stato raccolto», dice Colosimo.
Più o meno Ferrazzo raccoglieva tra i 50mila e i 60mila euro all’anno e distribuiva 10mila euro per ogni cosca della montagna, ovvero della Sila Piccola catanzarese, quella catena di paesini al confine tra il capoluogo di regione e la provincia di Crotone.
Secondo quanto racconta Colosimo, Mario Gigliotti, anche lui tratto in arresto con l’operazione Karpanthos, «se la vede su Catanzaro per gli Arena, lo fa almeno da un anno a questa parte, ora che non c’è nessuno degli Arena» perché «sono tutti dentro». Colosimo è sicuro che il 60% delle imprese di Catanzaro «paga a quelli di Isola» e sanno che Mario Gigliotti è un referente degli Arena, ragion per cui «ora le imprese si sono rivolte a lui».

Il «referente in Sila» ucciso in un agguato

Mario Ferrazzo avrebbe avuto anche un referente in Sila, un imprenditore di Sersale ucciso in un agguato, che comandava sui lavori nei boschi. «I lavori in Sila li aveva tutti lui o se non li aveva lui li faceva prendere a chi diceva lui», racconta Colosimo. Il referente di Sersale non dava conto a nessuno, solo a Mario Ferrazzo perché «era ricco – dice il pentito – e aveva la materia prima per comprare i boschi». Il collaboratore afferma che dopo l’omicidio dell’imprenditore «si è preso tutto Mario Ferrazzo» e che tutte le ditte boschive dovevano andare a parlare con lui per avere un appalto «e lui magari glielo faceva prendere l’appalto ma gli diceva che il materiale lo dovevano dare a lui».

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Sempre sul taglio dei boschi, Colosimo aggiunge che a Petronà «sono sempre le stesse ditte che se li prendono. Quando fanno gli appalti sul Comune di Petronà, sono sempre le stesse tre ditte che se li aggiudicano a turno». Secondo il collaboratore «questa è una imposizione che ha fatto Filippo Bubbo, che ditte di fuori non ne potevano venire. Solo le tre ditte che si accordano sull’offerta da fare in busta. Filippo Bubbo (non indagato in questo procedimento, ndr) poi si prende una percentuale, il 10, 15, 20%, su questi lavori. Da fuori non ci viene nessuna ditta».

La raccolta dei rifiuti appannaggio dei Bubbo

Anche la raccolta dei rifiuti solidi urbani sarebbe appannaggio dei Bubbo: «Poi possiamo parlare della spazzatura, la ditta della spazzatura anche se la gestiscono loro, i Bubbo, a Petronà. Anche di questo fatto i commissari non si sono accorti di nulla. Da quando la spazzatura è stata privatizzata, i Bubbo assumono le persone loro nella ditta che si occupa della spazzatura». I soggetti assunti sono, dice il pentito, Vincenzo Bubbo e Vincenzo Colosimo, anche loro arrestati nell’operazione Karpanthos, ma «ci sono anche altri operai che hanno fatto assumere loro».

I Talarico e le intestazioni delle macchine di Mario Gigliotti

Domenico Colosimo parla poi con gli investigatori di altri due indagati: Serafino e Marcello Talarico «commercianti di macchine» ai quali, secondo il collaboratore, «Mario Gigliotti dava loro i soldi per comprare le macchine per conto suo, io so che il padre Marcello si metteva a disposizione di Gigliotti per questa cosa».
L’esempio è recente: «Ultimamente Mario Gigliotti – dice Colosimo – aveva preso una Panda semi nuova a 10mila euro da rivendere, ed era una macchina buona su cui non andavano fatti lavori. Ma Mario Gigliotti è trent’anni che fa questo lavoro di commercio di macchine. Da quando c’è l’obbligo di fare subito l’intestazione Gigliotti si è rivolto a Marcello Talarico».

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