Tamponi per ricchi

La stangata dei test Covid sulle famiglie calabresi a causa della crescita dei contagi e ritardi Asp

Una famiglia di quattro persone deve spendere in media 280 euro per eseguire privatamente il test più sicuro. Quelli economici acquistati in farmacia danno spesso falsi negativi (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Enrico De Girolamo
2 gennaio 2022
14:20

C’è un’emergenza nell’emergenza di cui troppo poco si parla: l’impatto economico dei test Covid sulle famiglie. Una vera e propria batosta per il bilancio di molti nuclei familiari costretti a mettere mano al portafoglio per poter salvaguardare soprattutto anziani e soggetti fragili.

Le norme in vigore (al netto del nuovo decreto di cui parleremo più avanti) prevedono che i contatti stretti di un caso confermato Covid-19 “devono allertare il proprio medico, che avviserà o fornirà tutte le indicazioni per contattare il Dipartimento di prevenzione della Asl o Ats competente per territorio che disporrà la quarantena e la sorveglianza”. Il medico di base provvederà anche a prescrivere i tamponi molecolari gratuiti, secondo le modalità delle singole Aziende sanitarie locali, che solitamente utilizzano i drive in: si arriva con l’auto e si viene sottoposti al tampone direttamente a bordo del proprio mezzo. Tutto molto bello, se funzionasse.


Quarta ondata come uno tsunami

E invece, l’aumento esponenziale dei contagi e il moltiplicarsi costante dei casi stanno determinando in tutta Italia ritardi incompatibili con un tracciamento efficace. Anche in Calabria le Asp sono oberate da una mole impressionante di test da effettuare e analizzare, con tempi di attesa spesso lunghissimi che vanificano qualunque reale capacità di intervenire in tempo per fermare il contagio.

Affari d'oro per i laboratori privati

La soluzione per molti, dunque, è il ricorso ai laboratori privati, dove il tampone molecolare non costa meno di 70 euro. Sorvolando sul fatto che proprio gli assembramenti che si generano nelle strutture private (anche qui le file non mancano) possono rappresentare un insidioso veicolo di trasmissione del virus, il primo contraccolpo è sul portafoglio.

Una famiglia di 4 persone - padre, madre e due figli – si ritroverà a spendere in media 280 euro in un colpo solo. Esborso che dovrà essere ripetuto nel giro di una decina di giorni se almeno uno dei componenti della famiglia risulta positivo. Tutto questo fuori dai radar dell’Asp, che riceverà la comunicazione dell'eventuale contagio da parte del laboratorio privato ma difficilmente attiverà in tempi brevi la procedura di tracciamento e di controllo diretto.

Scarsa efficacia dei test rapidi (ed economici) 

L’alternativa più economica dei test rapidi, quelli che si acquistano in farmacia a un costo medio di 7 euro, ha ormai mostrato in maniera evidente i suoi limiti, visto che il grado di accuratezza dei tamponi antigenici è estremamente scarso, con quasi un falso positivo su due. Un terno a lotto che può dare un pericoloso senso di sicurezza e incrementare, anziché frenare, la diffusione del virus.

Luce, gas e... test Covid

In un anno, quello appena iniziato, in cui la stangata sulle bollette energetiche arriverà a superare in media i 1.000 euro in più a famiglia (dal primo gennaio aumenti del 55% per elettricità e del 42% per il gas), aggiungere anche il salasso economico dei tamponi molecolari può rappresentare il colpo di grazia per i bilanci familiari già fiaccati da due anni di pandemia.

Ecco perché anche questa voce di spesa dovrebbe trovare adeguata attenzione da parte del Governo, incrementando in maniera massiccia la capacità delle Asp di effettuare e processare i tamponi in tempi rapidi oppure sostenendo economicamente le famiglie in questo frangente, senza lasciare che proteggersi dal Covid sia riservato soltanto a chi se lo può permettere.

La soluzione di Palazzo Chigi

Per ora Palazzo Chigi ha escogitato una soluzione che sembra dettata dal buon senso (e in parte lo è) ma che appare anche come un escamotage per evitare la corsa al tampone. Il nuovo decreto legge, quello del 30 dicembre scorso, prevede che i contatti stretti di un positivo, ad esempio i familiari, non siano obbligati alla quarantena (e dunque al tampone) se hanno fatto la terza dose del vaccino o la seconda dose da meno di quattro mesi. Sono tenuti però all’autosorveglianza, cioè per 5 giorni devono vigilare sulle proprie condizioni di salute e allertare il medico di base se accusano sintomi. Nel frattempo potranno uscire e muoversi liberamente a patto di indossare sempre una mascherina Ffp2. Se si rimane asintomatici, per uscire dall’autosorveglianza – e quindi al quinto giorno – non è necessario fare un tampone antigenico o molecolare con risultato negativo, secondo quanto precisato da una circolare del ministero che ha sciolto in questa direzione i dubbi sorti dopo il varo del decreto.

Tra legge e coscienza

Questo a norma di legge. Ma la situazione cambia da un punto di vista psicologico e sociale, se si considera che chi è esentato dalla quarantena e dal tampone ha comunque convissuto con un positivo. Non saranno in pochi coloro che ricorreranno ancora una volta ai laboratori privati per essere sgravati da questa preoccupazione ed essere certi di non rappresentare un pericolo per gli altri. Ma dovranno farlo, come al solito, di tasca propria.

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