Processo Xenia

Lucano in una lettera ai giudici della Corte d’Appello: «Ho sempre agito per aiutare i deboli»

Nell'ultima udienza prima del verdetto finale la parola passa alla difesa. L’ex sindaco di Riace ha fatto consegnare la missiva dai suoi legali: «Sull'esperienza di ripopolamento del paese aperto all'accoglienza dei migranti - scrive - un’ingiusta campagna denigratoria. Vi invito a visitare il Villaggio globale, sarete i benvenuti»

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di Redazione
20 settembre 2023
16:36
L’ex sindaco Lucano
L’ex sindaco Lucano

«Come tutti gli esseri umani posso aver commesso degli errori ma ho sempre agito con l'obiettivo e la volontà di aiutare i più deboli e di contribuire all'accoglienza e all'integrazione di bambini, donne e uomini che fuggivano dalla fame, dalla guerra, dalle torture». Lo ha scritto l'ex sindaco di Riace Mimmo Lucano in una lettera fatta consegnare dai suoi legali ai giudici della Corte d'appello di Reggio Calabria che lo stanno giudicando. Oggi, parlano i difensori di Lucano, per chiederne l’assoluzione.

Processo Xenia

Contro di lui, la procura generale, che ha già concluso, chiedendo la condanna a 10 anni e 5 mesi di reclusione per reati che vanno dal peculato alla truffa, all’associazione per delinquere. Alla sbarra insieme a Lucano altri 17 imputati, per i quali l’accusa ha chiesto 15 condanne e 2 assoluzioni. Il principale indagato dell’inchiesta a suo tempo condotta dalla Guardia di Finanza di Locri, è però l’ex sindaco di Riace, condannato in primo grado a 13 anni e 2 mesi di reclusione. Lucano non era presente in aula. 


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La lettera di Lucano ai giudici

«Egregi giudici - scrive Lucano - sono passati cinque anni da quando sono stato arrestato con l'accusa infamante di svolgere la mia attività di accoglienza e integrazione dei migranti per finalità di carriera politica e di lucro. Sono passati due anni da quando mi è stata inflitta la condanna in primo grado a una smisurata pena detentiva quale non tocca spesso ai peggiori criminali. È passato un anno da quando la Procura generale ha nuovamente richiesto la mia pesante condanna che descrive il sottoscritto come responsabile di gravi reati e addirittura di essere stato il capo di un'associazione a delinquere. Ebbene, nel confermare piena fiducia agli avvocati difensori che si occupano della mia sorte, condividendone le argomentazioni difensive, una sola cosa sento il bisogno di dichiarare a voi, rispettosamente, prima che vi riuniate in camera di consiglio».

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«Ho vissuto anni di grande amarezza e di sfiducia nella giustizia, - si legge nella lettera dell'ex sindaco - non solo e non tanto per la limitazione della libertà personale, quanto per l'ingiusta campagna di denigrazione che si è abbattuta sull'esperienza di ripopolamento del borgo vecchio di Riace aperto all'accoglienza dei migranti. Non appena è stato possibile, durante questi anni di iter processuale, ho continuato a dedicarmi a tempo pieno, da privato cittadino, alla riapertura e alla gestione del Villaggio globale di Riace che ha ospitato e continua ad ospitare bambini e persone con fragilità. Non si è interrotta, dunque, quella che considero la missione della mia vita, a prescindere da incarichi pubblici e finanziamenti statali. Altro che associazione a delinquere. Al termine di questo processo vi invito a visitare il Villaggio Globale di Riace, sarete i benvenuti».

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