‘Ndrangheta, papa Francesco: «Liberare la figura di Maria dalla mafia»

Il pontefice ha accolto con soddisfazione l’istituzione di una task-force tra ecclesiastici e forze dell'ordine che mira a debellare il fenomeno degli “inchini”. Ecco cosa accade in Calabria

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di G. B.
19 agosto 2020
14:46
La Madonna della neve di Zungri
La Madonna della neve di Zungri

«Ho appreso con piacere che codesta Pontificia Accademia ha promosso un Convegno per dare inizio ufficialmente al Dipartimento di analisi e di studio dei fenomeni criminali e mafiosi, per liberare la figura della Madonna dall'influsso delle organizzazioni malavitose». Questi i passaggi più intensi della lettera che papa Francesco il 15 agosto, giorno dell'Assunta, ha inviato a padre Stefano Cecchin, presidente della Pontificia Accademia Mariana Internazionale, e ai partecipanti alla giornata di studio con cui si è istituita una task-force tra ecclesiastici, esponenti delle Forze dell'ordine, esperti anti-racket e anti-usura, procuratori in prima linea contro cosa nostra, 'ndrangheta, camorra e sacra corona unita. La missiva viene riportata sul numero di 'Maria con te', il settimanale mariano della San Paolo, in edicola domani, che dedica un ampio servizio a questa iniziativa che si propone di interrompere per sempre "inchini" delle statue davanti alle case dei boss e altre oscure influenze malavitose sugli eventi religiosi e sui luoghi dedicati alla Madonna.

Ingnobili "inchini"

L'impegno del nuovo Dipartimento di analisi e di studio dei fenomeni criminali e mafiosi è combattere la “spiritualità deviata” ravvisabile, ad esempio, negli ignobili inchini delle effigi della Vergine davanti alle dimore dei capiclan. «La devozione mariana è un patrimonio religioso-culturale da salvaguardare nella sua originaria purezza, liberandolo da sovrastrutture, poteri o condizionamenti che non rispondono ai criteri evangelici di giustizia, libertà, onestà e solidarietà», ha puntualizzato Francesco nella lettera, plaudendo all'iniziativa della Pontificia Accademia Mariana Internazionale.


 

La 'ndrangheta con la Madonna in spalla

Malavita e religione rappresenta un binomio perverso anche per la ‘ndrangheta, una sottocultura che in Calabria affonda le sue radici nella notte dei tempi. C’è chi si sente il “braccio armato” della Madonna di Polsi e chi anche da latitante non dimentica di adornare i propri bunker di quadri e immagini sacre.

Di certo a tale mix di ignoranza e cultura criminale non si è sottratto, negli anni, il Vibonese e se è vero che la ‘ndrangheta ha usurpato persino San Michele Arcangelo alla polizia (della quale è il patrono) utilizzandolo nei riti di affiliazione, altrettanto vero è che mostrarsi platealmente in pubbliche manifestazioni, quali devoti alla Madonna o al santo di turno, genera consenso sociale e per il mafioso la cosa continua ad avere un fascino irresistibile.


Nell’agosto del 2018 a Zungri, il 59enne Giuseppe Accorinti, ritenuto dagli investigatori il capo dell’omonimo clan attivo nella zona del Poro, fu beccato dai carabinieri a portare in spalla il quadro della Madonna della Neve, patrona del paese, durante la processione più sentita dagli abitanti.
«Tutti sono figli di Dio e la Madonna è di tutti», esclamò più di qualche cittadino di Zungri in quella circostanza.

 

Ingerenze dei clan non sono mancate - stando agli atti di diverse inchieste - anche nelle tradizionali Affrontate di Briatico, Sant’Onofrio, Stefanaconi, Sant’Angelo di Gerocarne e qualche decennio addietro anche a Vibo Valentia. La stessa città di Vibo Valentia che nel luglio del 2014 si è vista annullare la processione della Madonna del Carmine dopo che il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica aveva sollevato osservazioni su alcuni portatori della statua che, secondo i rapporti delle forze dell'ordine, erano vicini alla cosca di 'ndrangheta dei Lo Bianco.


Ma l’attitudine dei boss a cercare il consenso nelle manifestazioni religiose si conferma endemico nell’intera regione. Risale al 2014 uno dei casi più eclatanti, quello di Oppido Mamertina, dove durante la processione della Madonna delle Grazie fu fatta sostare l’effigie davanti alla casa del boss Mazzagatti. Il classico “inchino” che generò la reazione immediata del maresciallo dei carabinieri che si ritirò dalla manifestazione e informò subito dell’accaduto la Dda di Reggio Calabria. Alla presa di posizione dell’ufficiale seguì anche quella del vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, mons. Milito, che dispose la sospensione di tutte le processioni religiose nel territorio di sua giurisdizione.


L’esempio clou della religiosità mafiosa è però rappresentato dal santuario di Polsi, in Aspromonte, dove per tradizione a settembre si riuniscono i principali esponenti delle consorterie ‘ndranghetiste da tutto il mondo. Qui si tracciano i bilanci dell’annata appena trascorsa, qui si programmano le nuove linee criminali, si stringono alleanze, si pianificano azioni delittuose. Il tutto sotto lo sguardo compassionevole di una Vergine sempre più Addolorata.

Giornalista
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