‘Ndrangheta: il processo “Bagliore” si conclude con sette ergastoli

Un solo annullamento con rinvio per Francesco Elia di Mileto. Sentenza definitiva per gli omicidi in Lombardia dei calabresi Rocco Stagno, Carmelo Novella e Antonio Tedesco

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di G. B.
25 ottobre 2019
11:03

Si è concluso con sette ergastoli il processo in Cassazione nato dall’operazione antimafia denominata “Bagliore”coordinata dalla Dda di Milano. Nel dettaglio, il carcere a vita è stato inflitto a: Rocco Cristello, 56 anni, di San Giovanni di Mileto, da anni residente in Lombardia (avvocati Gaito e Ricci); Claudio Formica, 54 anni, di San Giovanni di Mileto, residente a Mariano Comense (avvocato Del Sorbo); Leonardo Prestia, 46 anni, di Cessaniti (avvocato Biffa); Massimiliano Zanchin, 44 anni, originario di Cessaniti, ma residente a Verano Brianza, in provincia di Monza (avvocati Federico e Vianello); Francesco Cristello, 49 anni, fratello di Rocco ed anche lui originario di San Giovanni di Mileto (avvocati Giovanni Aricò, Antonio Porcelli e Gianluca Crusco); Cristian Silvagna, 46 anni, di Bollate (Mi); Sergio Sestito, 51 anni, di Palermiti, in provincia di Catanzaro.

 


Unico annullamento con rinvio da parte della quinta sezione penale della Cassazione, quello deciso per l’imputato Francesco Elia, 46 anni, di San Giovanni di Mileto, il cui ricorso in Cassazione è stato discusso dagli avvocati Antonio Porcelli e Giovanni Aricò, difensori unitamente all’avvocato Giuseppe Monteleone. 

Dodici anni per associazione mafiosa è invece la pena per Domenico Tedesco, 37 anni, di Guardavalle (avvocati Lojacono e Staiano), già assolto in appello dall’accusa di omicidio.

Gli imputati sono stati ritenuti responsabili di concorso nell’omicidio di Rocco Stagno, originario di Monterosso Calabro, ucciso all’età di 51 anni il 29 marzo 2009 in Lombardia ed il cui cadavere è stato poi occultato. Rocco Stagno era zio di Antonio Stagno, quest’ultimo a sua volta cognato del 47enne Rocco Cristello, ucciso a Verano Brianza il 27 marzo 2008 con 19 colpi di pistola. I due delitti, ad avviso della Dda di Milano, sarebbero fra loro legati. Il defunto Rocco Cristello era infatti originario di San Giovanni di Mileto ed era il genero di Domenico Galati, quest’ultimo ucciso l’8 agosto 1989 a Mileto nella faida con le “famiglie” rivali dei Prostamo-Pititto, anche loro di San Giovanni di Mileto. Al tempo stesso, oltre che essere il “braccio-destro” di Carmine Galati – presunto boss di Comparni di Mileto deceduto a metà anni ’90 in un incidente col trattore – Rocco Cristello era diventato cognato di Antonio Stagno, avendo i due sposato le figlie di Domenico Galati. 

Trasferitisi in Lombardia, sia Cristello che Stagno – quest’ultimo a sua volta nipote dei Giampà di Lamezia – avrebbero giocato, ad avviso degli inquirenti, un ruolo fondamentale nelle dinamiche mafiose dei “locali” di ‘ndrangheta di Seregno e Giussano. Tuttavia, Rocco Cristello, divenuto “capo-contabile” del “locale” di Seregno, avrebbe avuto “doti mafiose” più elevate di Stagno, il quale per ragioni di supremazia mafiosa avrebbe pianificato l’eliminazione del cognato. 

Per vendicare Rocco Cristello, i cugini omonimi (Rocco e Francesco) e gli altri vibonesi (originari di Mileto e Cessaniti) avrebbero quindi programmato e portato a termine l’omicidio di Rocco Stagno, originario di Monterosso Calabro e, soprattutto, zio di Antonio Stagno, il cognato di Cristello. A permettere agli inquirenti di ricostruire sin nei dettagli tale fatto di sangue sono state le dichiarazioni dell’ex “padrino” di Giussano, Antonino Belnome il quale, dopo essere finito in manette nel luglio del 2010 nell’ambito della storica operazione “Crimine- Infinito”, ha iniziato a collaborare con la giustizia raccontando vent’anni di ‘ndrangheta sull’asse Lombardia-Calabria. 

 

L’omicidio di Rocco Stagno, secondo il pentito Belnome, è avvenuto il 29 marzo 2009 nel macello abusivo di Bernate gestito dal vibonese Leonardo Prestia, il quale dopo il delitto avrebbe ricevuto la dote mafiosa della “Santa”. Il cadavere di Stagno sarebbe stato quindi posto su un escavatore e seppellito in un bosco dai vibonesi: Claudio Formica, indicato come «capo società del locale di Seregno con la dote di “trequartino”»; Massimo Zanchin, imparentato con i Candela di Favelloni (frazione di Cessaniti) e cugino di Prestia; i fratelli Francesco e Rocco Cristello, quest’ultimo indicato come l’autore materiale dell’omicidio di Rocco Stagno. La Cassazione in relazione all’omicidio ed all’occultamento del cadavere di Rocco Stagno, in accoglimento del ricorso degli avvocati Porcelli, Aricò e Monteleone, ha annullato con rinvio la condanna per il solo Francesco Elia il quale è già stato condannato per il reato di associazione mafiosa in quanto ritenuto un affiliato dei Cristello con il grado di “santista”. Per Francesco Elia, quindi, sarà necessario un nuovo processo dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Milano.

Il pentito Antonino Belnome – il cui contributo si è rivelato determinante per l’inchiesta – è stato già giudicato per gli omicidi Novella e Stagno con separato giudizio definito con rito abbreviato. La Cassazione ha poi reso definitivo l’ergastolo per Cristian Silvagna, 46 anni, di Bollate (Mi), ritenuto colpevole dell’omicidio del boss di Guardavalle Carmelo Novella (ucciso il 14 luglio 2008 a San Vittore Olona), mentre Sergio Sestito, 51 anni, di Palermiti, in provincia di Catanzaro, è stato condannato al carcere a vita per l’omicidio di Antonio Tedesco, alias “l’Americano”, originario di Guardavalle, ucciso il 27 aprile 2009 in un maneggio di Bregnano, in provincia di Como, con il cadavere recuperato grazie alle indicazioni del pentito Antonino Belnome. 

Giornalista
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