Si divide in tre processi l’operazione Habanero contro i clan delle Preserre vibonesi. In 15 sono stati ammessi al rito abbreviato, in 10 sono stati invece rinviati a giudizio con rito ordinario tra Tribunale di Vibo Valentia e Corte d’Assise di Catanzaro. In particolare, il gup distrettuale, Piero Agosteo, ha ammesso al rito alternativo (che comporta uno sconto di pena pari ad un terzo in caso di condanna), i seguenti imputati:

  • Cristian Capomolla, 37 anni, di Acquaro (avvocato Antonio Barilaro);
  • Francesco Tarzia, 43 anni, di Acquaro (la cui posizione è stata riunita dopo un precedente stralcio, difeso dall’avvocato Antonio Barilaro);
  • Vincenzo Pisano, 31 anni, di Gerocarne (avvocati Sandro D’Agostino e Ilario Tripodi);
  • Sandro Ganino, 41 anni, di Acquaro (avvocato Michelangelo Miceli);
  • Domenico Fusca, 44 anni, di Dasà (avvocati Nicola Pistininzi e Francesco Schimio);
  • Giorgio Galiano, 50 anni, di Vibo Valentia (avvocato Sergio Rotundo);
  • Luciano Barone, 51 anni, di Montesilvano (Pe), (difeso dall’avvocato Domenico Intrieri Cataldo);
  • Cosimo Bertucci, 51 anni, di Gerocarne, ma residente a Orbassano (avvocato Giuseppe Damini);
  • Francesco Bertucci, 52 anni, di Gerocarne ma residente a Nichelino (avvocati Luigi Chiappero e Ermenegildo Scuteri);
  • Francesco Capomolla, 42 anni, di Gerocarne (avvocato Betrice Biamonte);
  • Francesco Ciconte, 29 anni, di Sorianello, ma residente a Brandizzo (avvocato Vincenzo Cicino);
  • Nicola Papaleo, 66 anni, nativo di Rosarno (Rc), ma residente a Francavilla al Mare (avvocato Giuliana De Nicola);
  • Rodolphe Pinto, 63 anni, di San Salvo, provincia di Chieti (avvocato Giuseppe La Rana);
  • Francesca Silipo, 40 anni, di Acquaro (avvocato Sandro D’Agostino);
  • Giuseppe Taverniti, 48 anni, di Gerocarne, residente a Brandizzo, provincia di Torino (avvocati Francesco Lojacono e Vincenzo Cicino). Per loro il processo comincerà il 29 settembre.

Sono stati invece rinviati a giudizio con rito ordinario i seguenti imputati:

  • Giuseppe Chiera, 37 anni, di Soriano Calabro (avvocati Sandro D’Agostino e Nicola Loiero);
  • Cosmo Damiano Inzitari, 48 anni, di Acquaro (avvocato Antonio Barilaro);
  • Rinaldo Loielo, 30 anni, di Gerocarne, residente a Rondissone (avvocato Pamela Tassone);
  • Angelo Maiolo, 41 anni, di Acquaro (avvocati Sergio Rotundo e Sandro D’Agostino);
  • Francesco Maiolo, 46 anni, di Acquaro (avvocati Luca Cianferoni e Bruno Ganino);
  • Francesco Maiolo, 42 anni, di Acquaro, residente a Brandizzo (avvocati Sandro D’Agostino e Luca Canzoniere);
  • Luca Marano, 46 anni, di Pescara (avvocato Laura Castellano);
  • Filippo Monardo, 29 anni, di Soriano Calabro (avvocati Pamela Tassone e Nicola Loiero);
  • Francesco Sorleto, 46 anni, di Acquaro (avvocato Sandro D’Agostino);
  • Pasquale Rottura, 31 anni, di Acquaro (avvocati Giuseppe Gervasi e Vincenzo Sorgiovanni).

Per quanto riguarda la contestazione relativa all’associazione mafiosa e agli altri reati-fine, il rinvio a giudizio è stato disposto dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia con inizio del processo fissato per il 16 luglio. Per quanto attiene la contestazione di omicidio (la strage di Ariola), il rinvio a giudizio è invece dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro per il 10 luglio prossimo.

Diversi Comuni delle Preserre si sono costituiti parte civile avendo l’associazione mafiosa contestata – che fa capo, secondo l’accusa, al clan Maiolo di Acquaro ed agli Emanuele di Ariola di Gerocarne e Sorianello –, operato nei loro territori.

Le accuse

Associazione mafiosa, triplice omicidio plurimo con l’aggravante mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, detenzione illegale di armi e munizioni, spari in luogo pubblico, estorsione aggravata, coltivazione di sostanze stupefacenti, narcotraffico, concorrenza illecita, turbata libertà degli incanti, sequestro di persona e rapina, i reati a vario titolo contestati. L’inchiesta mira a far luce sulle attività illecite concentrate soprattutto nel territorio delle Preserre vibonesi, ed in particolare nei comuni di Acquaro, Gerocarne, Soriano Calabro e Dasà. Tra le contestazioni, la ‘strage dell’Ariola’ avvenuta il 25 ottobre 2003 a Gerocarne, frazione di Ariola, nella quale vennero uccise tre persone – Francesco Gallace, Giovanni Gallace e Stefano Barilaro – e ferita una quarta. Per quanto riguarda proprio il ferimento di tale quarta persona, il solo reato di tentato omicidio è stato oggi dichiarato estinto per intervenuta prescrizione. La strage sarebbe stata compiuta per volontà dei tre Maiolo. Un’azione di sangue nata – secondo l’accusa – per vendicare le scomparse (lupare bianche) negli anni ’90 dei fratelli Rocco e Antonio Maiolo (genitori dei Maiolo ora arrestati), uccisi in uno scontro tra clan per il predominio mafioso della zona.

A sostegno dell’impianto accusatorio della Dda di Catanzaro ci sono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia (Francesco Loielo, Enzo Taverniti, Michele Ganino, Daniele Bono, Diego Zappia, Rocco Oppedisano, Antonio Forastefano e Raffaele Moscato) e l’attività di indagine basata anche su diverse intercettazioni. I fratelli Angelo e Francesco Maiolo, di 41 e 46 anni, dal mese di marzo si trovano ristretti in regime di carcere duro (articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario) e rispondono anche del sequestro di persona ai danni di un esponente del clan Pardea di Vibo Valentia, pestato per vendicare l’aggressione di un soggetto di Acquaro, cugino dei Maiolo.