«Sono Erica e potrei essere uno di quei bambini sottratti alle mamme in Calabria nei anni ‘60/’70».
«Mi chiamo Aurelia, vivo da più di 50 anni in Germania, sono nata nel 1967 nell’ospedale vecchio di Crotone. Ero prematura e con una broncopolmonite. Non essendoci incubatrici all’ospedale di Crotone mi dovevano trasferire a Catanzaro. Ma i medici non mi hanno trasferita, anzi, hanno detto ai miei genitori di provvedere per i funerali. Così mia zia ha cominciato a comprarmi i vestitini e mio padre la bara…».
«Io non sono mai stata portata in Tribunale e quindi adottata legalmente».
«Questo è il mio certificato di morte. Ma in realtà sono viva. Sono nata al vecchio ospedale di Crotone nel 1971. Sono stata strappata alla mia famiglia e portata in un orfanotrofio di Catanzaro e lì venduta».

Grazie all’inchiesta condotta dalla giornalista Roberta Spinelli, inviata della trasmissione Storie di Sera, su Rai1, le testimonianze si moltiplicano. Se prima a parlare erano mamme alle quali sarebbero stati sottratti, nell’ospedale vecchio di Crotone, i bambini appena nati, trasferiti a Catanzaro con la scusa dell’esigenza di un’incubatrice (che a Crotone non c’era) e dichiarati morti senza che i familiari potessero più vederli, adesso a parlare sono persone, soprattutto donne, che dichiarano di essere state portate via dalle famiglie d’origine. A parlare sono i figli.

Quello che è venuto fuori è un vero e proprio “sistema” nel quale traspare l’ombra di oscuri faccendieri che operavano tra l’ospedale vecchio di Crotone e il Comune. Certificati falsi, firme di rinuncia alla genitorialità estorte a giovani madri troppo giovani o troppo ingenue e semplici per capire cosa stavano firmando. E i neonati, entrati in ospedale nella pancia di una madre, uscivano tra le braccia di un’estranea che, è l’ipotesi, aveva sborsato denaro pur di avere un figlio.

Il clamore dell’inchiesta giornalistica ha portato la Procura di Crotone ad aprire un’inchiesta per poter mettere un sigillo, quantomeno storico, su questa tragica stagione. I reati ipotizzati sono sottrazione di minore e soppressione di atti pubblici. La Squadra Mobile di Crotone ha avviato accertamenti anche riguardo alla compatibilità del Dna tra presunti fratelli-sorelle-genitori. Intervistato dalla Rai il procuratore Domenico Guarascio ha ammesso, senza sbottonarsi troppo, che «le prove biologiche danno dei risultati di compatibilità molto elevati». Si tratterebbe di un caso in particolare che avrebbe portato a una prova certa tra due sorelle. E questo è un dato importante perché avvicina alla verità l’ipotesi che un “sistema” esistesse. Tra l’altro il magistrato ha affermato che il clamore suscitato dall’inchiesta giornalistica abbia portato anche alla magica apparizione di documenti che prima non si trovavano.
Cinquanta anni sono tanti. Ma esiste ancora la possibilità di uno spiraglio di verità.