Si è spento stamattina all’alba all’ospedale di Vibo Valentia don Nunzio Maccarone, 75 anni. Parroco della concattedale dell’Assunta a Nicotera superiore, vicario del vescovo, Attilio Nostro, e professore di Latino e Greco in pensione. Ma don Nunzio era soprattutto un servo di Dio che ha dedicato la sua vita all’attività pastorale.

Se n’è andato dopo una malattia piovutagli addosso come un fulmine a ciel sereno. Una malattia affrontata con lo spirito cristiano di chi sa che è la volontà di Cristo che deve prevalere sulle nostre paure e sugli umani cedimenti. Ha sofferto parecchio prima di rendere l’anima a Dio, ma a chiunque gli chiedesse come stava lui rispondeva sempre “bene!”, e nessun’ombra di tristezza o apprensione sembrava velare il suo sguardo fiero. D’altronde le grandi prove dell’esistenza non lo spaventavano: aveva vissuto al servizio di comunità complesse, nella provincia del profondo Sud, in mezzo a vite sempre in bilico tra un presente sospeso e un futuro incerto. Realtà che lui conosceva benissimo essendo nato a San Nicola Delegistis, minuscola frazione di Limbadi demograficamente depauperata dall’immigrazione e che adesso conta si e no duecento abitanti.

La vocazione per lui arrivò molto presto. Già da piccolo sapeva che il suo futuro era quello di servire la Chiesa. Idee chiare e spirito combattente, partì per Roma per proseguire gli studi in Seminario, senza che mai l’ombra di un ripensamento gli sfiorasse la mente. Una volta presi i voti, la sua missione pastorale cominciò nei piccoli e anonimi centri della provincia vibonese, dove la parola di Dio benedice tutte le domeniche e dove la chiesa è soprattutto centro di aggregazione sociale e il parroco la guida saggia che tiene unita la comunità.

Verso la metà degli anni Novanta il Vescovo assegnò a Don Nunzio la parrocchia di San Giuseppe, nell’omonimo quartiere nicoterese. Un quartiere non semplice, quasi spopolato dalle varie onde migratorie verso il Nord Italia che hanno caratterizzato il Novecento, e in cui quelli che sono rimasti faticano ad andare avanti sotto il peso della disoccupazione dilagante. Qui Don Nunzio ha rappresentato un faro per i residenti. 

La parrocchia di San Giuseppe è rinata grazie alla sua opera, e non solo dal punto di vista strutturale (è riuscito a far restaurare la chiesa), ma anche come centro nevralgico della vita sociale del quartiere. Il culto di San Giuseppe viene rilanciato. Non c’è 19 marzo che l’effigie del padre putativo di Gesù non esca dalla sua nicchia e percorra sulle gambe instancabili dei fedeli le vie del sobborgo per poi risalire verso la parte nuova della città. Una salita ripida e ardua, ma la forza della devozione annulla ogni fatica tanto che sembra che i portatori stiano portando una statua di carta. In testa alla processione c’è lui, Don Nunzio, il suo volto non tradisce stanchezza, anzi il suo canto e le sue preghiere si alternano alla banda festosa. Il quartiere è rinato, merito della sua guida saggia, merito dei residenti che hanno creduto in lui e che oggi piangono il loro maestro migliore.

Ma la sua missione non era certo finita qui. Il Vescovo decide di assegnarlo simultaneamente alla parrocchia dell’Immacolata a Nicotera Marina. I suoi impegni si moltiplicano duplicano. La Marina, frazione fatta per lo più di pescatori, è devotissima a Maria concepita senza peccato, e talvolta la sua devozione si fa accesa e incontenibile. È gente di mare, piegata dalla fatica e dall’affanno di aver a che fare ogni giorno con l’imprevedibilità e i capricci del mare, che trova nella parrocchia dell’Immacolata il suo punto di incontro e di dialogo che non siano le parole urlate coperte dal ruggito del mare. Don Nunzio rafforza quel luogo di dialogo e di fede. La sua voce qui diventa ferma e inappellabile. I suoi diktat non temono la veemenza di chi vorrebbe gestire le dinamiche della chiesa sovrapponendosi al Parroco. Ed è proprio adesso che subisce delle intimidazioni: nel luglio del 2016 alla sua auto vengono tranciate le gomme, in pieno giorno, mentre lui sta dicendo messa. Un altro attentato ebbe luogo nell’estate del 2019, questa volta nel quartiere San Giuseppe: mani ignote gli incendiano l’auto. Entrambi gli episodi sono stati prontamente denunciati ai carabinieri dallo stesso Parroco. Rimangono tuttora sconosciuti gli autori di tali atti intimidatori, così come pure il movente che ha armato le loro mani. Certo il contesto dove lui opera troppe volte è tristemente balzato agli onori della cronaca.

Fatto sta che l’affetto verso Don Nunzio da parte dei fedeli aumenta, così come la stima del Vescovo. È quello attuale, Attilio Nostro, a nominarlo suo Vicario e Parroco della concattedrale dell’Assunta a Nicotera superiore. Una “promozione” guadagnata sul territorio, lavorando sodo, tutti i giorni. Migliaia i matrimoni celebrati, i battesimi, le prime comunioni, le cresime, e poi i funerali, la hardest part di ogni sacerdote:guardare in faccia il mistero della morte, trovare le parole giuste da dire ai familiari del defunto che si sentono traditi da Dio. Essere sempre presente, sempre d’aiuto, con il Vangelo in mano, con il sole e con la pioggia, con la tristezza nel cuore, nei giorni grigi quando anche un prete vorrebbe essere consolato.

Ora saranno i suoi confratelli a scandire le parole giuste per i familiari e per i suoi parrocchiani, che d’ora in poi dovranno dare i conti con un’assenza ingombrante.