Tra i candidati che si confrontano due visioni opposte. Questa non chiede miracoli: solo coraggio e onestà per invertire povertà e spopolamento. Le nostre domande su poteri occulti, fuga dei giovani, precarietà, sanità al collasso
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Il mare d’agosto sembra eterno, i monti della Sila e del Pollino resistono come guardiani millenari. Ma dietro questa bellezza millenaria, la Calabria è un corpo che perde sangue ogni giorno: giovani che partono, famiglie che scivolano nella povertà, malati che attendono un’ambulanza e cure che non arriveranno.
Oggi i calabresi sono chiamati a scegliere: chi guiderà questa terra fragile e bellissima, Pasquale Tridico o Roberto Occhiuto?
La domanda, però, non è “chi vincerà?”. La vera domanda è: che Calabria nascerà dal voto?
Un passato che ritorna
La politica calabrese, troppo spesso, è stata un mercato delle illusioni: slogan urlati ai comizi, promesse di sviluppo, progetti faraonici che si scioglievano come neve al sole. I cittadini hanno imparato a non crederci più: rassegnazione e diffidenza sono diventate la lingua madre della politica calabrese.
Eppure, oggi il bivio è più netto: due figure diverse, due storie opposte, due modi di immaginare il futuro.
Occhiuto, il ritorno dopo le dimissioni
Roberto Occhiuto, cosentino, 1969, è l’uomo che negli ultimi anni ha incarnato il centrodestra calabrese. Parlamentare e poi presidente della Regione dal 2021 al 2025.
Si è dimesso all’improvviso, con un gesto che molti hanno definito “colpo di teatro”, e si ricandida subito. Porta delle indagini che pesano come un macigno, ma anche il consenso di chi lo vede come uomo esperto, legato a Roma, capace di trattare con i ministeri.
È il volto di un potere consolidato, che conosce ogni piega dei palazzi. Per i suoi sostenitori, una garanzia. Per i critici, il simbolo di una Calabria che non riesce mai a cambiare davvero.
Tridico, la sfida del tecnico
Pasquale Tridico, calabrese di Scala Coeli, classe 1975, professore ordinario di Politica economica a Roma Tre. È stato presidente dell’INPS dal 2019 al 2023, gestendo tra le altre cose il reddito di cittadinanza e le misure sociali durante la pandemia.
Oggi è eurodeputato, scelto dal campo largo come candidato del centrosinistra. Non è un uomo di comizi popolari, apparentemente non sembra avere il carisma del leader da palco: è un tecnico, un economista, abituato a parlare con dati e numeri più che con slogan.
Per i suoi sostenitori, rappresenta la possibilità di una Calabria nuova, fondata sulla competenza e sulle politiche sociali. Per i detrattori, rischia di essere un professore prestato alla politica, troppo distante dalle logiche spietate della Calabria reale.
Due Calabrie a confronto
In fondo, la scelta è questa: due Calabrie in conflitto.
Da una parte quella di Occhiuto: il ritorno del potere tradizionale, dei collegamenti con Roma, della continuità con un sistema che sa come sopravvivere anche se logoro al suo interno.
Dall’altra quella di Tridico: la promessa di una Calabria diversa, che si affida alla competenza di un profilo alto, un economista sociale per provare a invertire la rotta della povertà e dello spopolamento.
Due visioni che si scontrano sullo stesso terreno: una regione ultima in quasi tutte le classifiche nazionali, ma ancora capace di sperare in una rinascita.
Le domande che non ammettono fuga
E allora, cari candidati, basta con gli slogan. Basta con le frasi fatte.
Da queste pagine vi rivolgo domande precise, dirette, da cui non potete scappare.
Il potere invisibile
Avete il coraggio di dire, oggi, che il vero cancro della Calabria è quel potere che unisce ‘ndrangheta, massoneria deviata e colletti bianchi?
Occhiuto, lei che ha governato questa Regione: lo ha mai combattuto davvero?
Tridico, lei che vuole guidarla: ha la forza per farlo o rischia di esserne stritolato?
Lo spopolamento
Ogni anno migliaia di giovani lasciano questa terra. Che proposte concrete avete per fermare l’emorragia? Avete un piano per portare smart workers in Calabria, o per riportare a casa chi è partito?
La povertà
Qui non parliamo di statistiche, ma di famiglie che non arrivano a fine mese, di quartieri che scivolano nel degrado. Quali misure immediate proponete?
Il lavoro
Il lavoro in Calabria è spesso povero, precario, o in nero. Qual è la vostra idea di lavoro dignitoso? Quali investimenti concreti?
La sanità
Dopo quindici anni di commissariamento, la sanità è tornata in mano alla Regione. Ma la realtà è che si continua a non avere strutture e cure adeguate e a morire aspettando un’ambulanza. Qual è il vostro piano per cambiare questa vergogna?
Leggete queste domande e non voltatevi dall'altra parte: la Calabria e i calabresi non cercano slogan, ma risposte vere.
La conclusione necessaria
Non chiediamo miracoli. Chiediamo verità.
La Calabria non è un eterno “forse”: è un presente che soffoca e un futuro che si allontana. È una bellezza tradita, una madre che perde i figli uno a uno.
Occhiuto, Tridico: voi non siete solo candidati. Siete la proiezione di due strade possibili. Una che cerca di proseguire il percorso che ha deciso di interrompere, l’altra che deve avere il coraggio di inventare e proporre qualcosa di diverso.
Ma entrambe saranno giudicate da un popolo che non ha più pazienza e speranza.
Cari candidati, guardatevi allo specchio. Prima di parlare a noi, parlate a voi stessi: siete complici della paralisi o siete pronti a spezzarla?
La Calabria non vi chiede di essere santi, ma di essere onesti. Non vi chiede miracoli, ma coraggio. Se non lo avrete, la storia si ripeterà e continuerà a macinare questa terra insieme a tutte le promesse non mantenute. E la Calabria, che resiste da secoli, vi sopravviverà ancora una volta. Ma noi, calabresi, non possiamo più aspettare: abbiamo bisogno di risposte vere, adesso.