Ucciso e gettato nel Mesima, a processo gli accusati dell'omicidio Vangeli

Richiesta di rinvio a giudizio dei pm della Dda Annamaria Frustaci e Antonio De Bernardo. Ecco tutte le accuse. Sotto inchiesta pure la ragazza contesa fra la vittima e Antonio Prostamo

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di Luana  Costa
29 giugno 2020
13:07
Gli investigatori nel fiume Mesima in cerca del corpo. Nel riquadro Vangeli
Gli investigatori nel fiume Mesima in cerca del corpo. Nel riquadro Vangeli

Si aprirà il prossimo 22 settembre il processo a carico di Antonio Prostamo accusato dell'omicidio di Francesco Vangeli, giovane di 26 anni scomparso nell'ottobre del 2018 nel vibonese. Questa mattina il Gup del Tribunale di Catanzaro, Gabriella Logozzo, ha infatti disposto il rinvio a giudizio per Antonio Prostamo, accusato di omicidio e distruzione di cadavere, per Fausto Signoretta, per Alessio Porretta, accusati di favoreggiamento, e Alessia Pesce, alla sbarra per false dichiarazioni.

 


Ritornerà in aula invece ma affrontando il processo con rito abbreviato invece Giuseppe Prostamo, fratello di Antonio, accusato di concorso in omicidio. La data dell'udienza è stata fissata per il 14 settembre. Entrambi i fratelli sono difesi dall'avvocato Sergio Rotundo.

 

 

Secondo la ricostruzione accusatoria, avendo Francesco Vangeli compreso la gravità della situazione – anche alla luce della riconciliazione con Alessia Pesce avvenuta proprio nella mattina del 9 ottobre – si sarebbe portato con Alessio Porretta a Nao di Ionadi per informare della situazione Fausto Signoretta (in virtù, per la Dda di Catanzaro, della sua vicinanza alla famiglia Mancuso avendo lo stesso Signoretta battezzato la figlia di Giuseppe Mancuso, quest’ultimo figlio di Giovanni Mancuso) e riferirgli che era in procinto di recarsi a San Giovanni di Mileto.

 

Successivamente, Francesco Vangeli si sarebbe recato dai Prostamo, “portando con sé, come “garanzia” per la propria incolumità il suo amico Alessio Porretta, attesi i rapporti parentali  di Porretta – evidenzia la Procura distrettuale – con la famiglia Tavella di San Giovanni di Mileto, affiliata al medesimo locale di ‘ndrangheta a cui appartiene la famiglia Prostamo”.

 

Giunti sul posto, Porretta sarebbe stato riaccompagnato a casa, mentre Francesco Vangeli sarebbe stato costretto a restare con i Prostamo ed al termine di un “confronto” con i due fratelli Antonio e Giuseppe, sarebbe stato colpito con un colpo d’arma da fuoco, rinchiuso in un sacco nero di plastica ancora moribondo, trasportato a bordo del suo veicolo e gettato nel fiume Mesima ancora agonizzante, mentre la vettura ed il telefono cellulare sono stati dati alle fiamme.

 

Per i due fratelli Prostamo, l’accusa di omicidio e soppressione di cadavere ai danni di Francesco Vangeli è aggravata dal metodo e dalle finalità mafiose e dall’ulteriore aggravante di aver commesso il fatto per motivi abietti connessi per un verso all’avere Vangeli riallacciato la relazione sentimentale con Alessia Pesce, per altro verso al mancato pagamento di un debito di droga dello stesso Vangeli – scrive la Dda – nei confronti di Giuseppe Prostamo”. L’aggravante della metodologia mafiosa per Antonio Prostamo viene fatta derivare, secondo la prospettazione accusatoria, dai legami dei due Prostamo con gli zii Nazzareno (già condannato all’ergastolo per l’omicidio di Pietro Cosimo consumato nel 1990 a Catanzaro) e Giuseppe Prostamo, quest’ultimo ucciso a San Costantino Calabro il 4 giugno 2011 in un agguato mafioso.

 

Vi è da dire però che la Cassazione nel gennaio scorso ha annullato senza rinvio – in sede cautelare – le aggravanti del metodo mafioso nelle accuse di omicidio e soppressione di cadavere per Antonio Prostamo, mentre sempre la Suprema Corte ha annullato con rinvio al Riesame per i reati di omicidio e soppressione di cadavere per Giuseppe Prostamo.

Giornalista
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