L’allarme

Pesce d’aprile per ospedali calabresi e 1.200 operatori sanitari: la beffa dei contratti in scadenza

Con la fine dello stato d’emergenza previsto per il 31 marzo, in corsia si rischia la desertificazione. Senza aggiustamenti normativi il costo dei dipendenti graverebbe sui bilanci aziendali che non possono sostenere l’impatto. Fp Cgil: «Soluzione subito» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Luana  Costa
19 marzo 2022
11:00

Il conto alla rovescia per il personale sanitario si è innescato con la dichiarazione di cessazione dello stato d'emergenza. A partire dal primo aprile, infatti, verranno meno le misure emergenziali sinora disposte dal Governo per superare la pandemia e con queste anche i centri di costo che hanno finanziato le spese per i sanitari reclutati nelle corsie ospedaliere.

Smantellare i reparti Covid in piena emergenza

I reparti Covid allestiti in questi due anni di pandemia rischiano di essere smantellati mentre, di converso, si assiste ad una nuova recrudescenza della diffusione del virus. Sono migliaia coloro che pur avendo ottenuto un salvacondotto, con la prefigurazione di un percorso di stabilizzazione, si avvicinano a grandi passi verso la fine del contratto di lavoro. Finora le proroghe del personale assunto per fronteggiare la pandemia hanno viaggiato di pari passo con le proroghe dello stato d'emergenza.


Scenario inedito

Il 31 marzo si profila, dunque, uno scenario del tutto inedito e non solo per i sanitari ma anche per le aziende del servizio sanitario calabrese che potrebbe vedere venir meno in un sol colpo il personale utile a tener in piedi i reparti ospedalieri. Secondo una stima fornita dal sindacato Fp Cgil, in Calabria sono 1.258 le unità di personale assunte negli ospedali con un contratto di lavoro a tempo determinato. Un bacino che potrebbe beneficiare delle disposizioni sancite nell'ultima legge di Bilancio che ne stabilisce una proroga fino al 31 dicembre 2022 ma senza le coperture finanziarie finora assicurate dallo stato d'emergenza. Le aziende del servizio sanitario sono con le mani legate: una eventuale proroga disposta in maniera unilaterale del personale in servizio andrebbe a gravare direttamente sul bilancio. Si attende, dunque, una qualsiasi forma di autorizzazione.

La galassia degli altri contratti 

Nel computo non rientra la restante galassia di contratti cococo, del personale assunto a partita Iva e attraverso le agenzie interinali che - secondo quanto riferito dalla segretaria regionale della Fp Cgil, Alessandra Baldari - amplierebbe il bacino fino a comprendere 1.450 unità in tutto di personale. Una voragine che inghiottirebbe i reparti covid via via allestiti nel corso dell'emergenza e ancora oggi saturi di pazienti in una regione in cui i contagi continuano a correre velocemente e l'indice di occupazione dei posti letto galoppa.  

Conferenza Stato Regioni

L'argomento non a caso è stato di recente affrontato nel corso di una conferenza Stato Regioni: «Noi pensiamo che bisogna agire repentinamente - dichiara la segretaria regionale della Fp Cgil, Alessandra Baldari -. È molto importante che ci sia stato questo passaggio in conferenza Stato Regioni perché è lì che emergono le esigenze delle Regioni. Tuttavia, il fatto che non si sia giunti ad alcuna decisione è abbastanza preoccupante atteso che oggi siamo in countdown».

Countdown

«Oggi è 18 marzo e se questo problema non verrà risolto in tempi brevissimi si arriverà alla scadenza del 31 marzo - in tutte le regioni, ma specialmente in Calabria - con gravissimi problemi per due ordini di motivi. In primo luogo, perchè siamo ancora in piena pandemia e la Calabria è una di quelle regioni con un tasso elevato di posti letto ordinari occupati e un tasso di crescita di contagi allarmante. Noi crediamo che sia necessario fare uno sforzo assolutamente tempestivo rispetto alla proroga di queste figure che a norma vigente potrebbe intraprendere il percorso di stabilizzazione».

Giornalista
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