A maturare forti dubbi sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina non c’è solo il parere di tecnici e ingegneri, o, da ultimo, del presidente dell'Anac Giuseppe Busia che in audizione alle commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera, in merito al dl Infrastrutture, rilancia l’allarme sulla mega opera che presenta un importo raddoppiato, un progetto esecutivo assente e il rischio di violazioni delle norme Ue. Il dubbio attanaglia anche gli investigatori più esperti, quelli che il fenomeno mafie lo conoscono da sempre e lo combattono. Come il direttore della Direzione investigativa antimafia di Catanzaro, Beniamo Fazio, origini siciliane e una lunga esperienza alle spalle. Lui il «mondo» che ruota intorno all’affare Ponte lo conosce e, nel corso di una recente conferenza stampa, nel rispondere a una domanda avverte: non c’è solo la ‘ndrangheta militarizzata che punta gli appalti ma anche «livelli superiori».

Gli appetiti intorno al Ponte

C’è un «mondo» intorno all’argomento Ponte sullo Stretto ma quello che il direttore della Dia di Catanzaro, Beniamino Fazio non fatica a dire è che «gli appetiti della ‘ndrangheta sono fortissimi e potentissimi».
«Se voi pensate – ha detto Fazio – che il Ponte sullo Stretto di Messina si possa fare tranquillamente, senza che la ‘ndrangheta metta lo zampino ve lo potete levare dalla mente. Perché sullo Stretto di Messina la ‘ndrangheta ha sempre pesato e inciso sempre nel tempo». Ma sullo Stretto, afferma il dirigente della Dia, «non si parla solo di ‘ndrangheta militare. Stiamo parlando anche di livelli superiori».
Tra l’altro la ‘ndrangheta che presidia lo Stretto è «pesantissima», sostiene Fazio, perché è la stessa che presidia i territori che lambiscono quelle acque: «Non è un problema solo di Villa San Giovanni. Il problema è che le cosche si mettono d’accordo per la spartizione. Considerate che Messina storicamente comunque è una diramazione della ‘ndrangheta. Messina è un territorio particolare: nel lato nord c’è l’influenza dei barcellonesi e quindi dei palermitani. Zona sud influenza dei santapaoliani e quindi dei catanesi. Centro, influenza della ‘ndrangheta, storicamente».

La massoneria deviata

Il direttore della Dia di Catanzaro non dimentica un altro argomento importante e parecchio legato al fenomeno mafie: la massoneria deviata. Secondo l’investigatore la ‘ndrangheta va immaginata in «più livelli». Esiste il livello «periferico e marginale nel quale le cosche controllano il territorio in maniera asfissiante». Esiste poi un livello superiore, quello dei colletti bianchi, «quelli con giacca e cravatta che rappresentano la dimensione affaristico-imprenditoriale del fenomeno criminale». Infine c’è il livello inserito nelle logge deviate, utilizzate «da più di 30 anni come strumento attraverso il quale tessere rapporti con le istituzioni deviate, con politici e imprenditori. Da più di 30 anni funziona così».