Il gup del Tribunale di Catanzaro, Gilda Romano ha riconosciuto la sussistenza di una vasta associazione finalizzata al traffico di stupefacenti nell’ambito del processo Athena, l’inchiesta della Dda di Catanzaro contro i clan di ‘ndrangheta della Sibaritide. Al vertice, secondo i giudici, c’era Nicola Abbruzzese, alias “Semiasse”, reggente della cosca di Lauropoli, promotore e organizzatore di un sistema che tra il 2018 e il 2021 ha gestito cocaina, eroina e marijuana nell’alto Ionio cosentino, fino alla città di Cosenza.

Il gruppo era strutturato con una netta divisione di compiti: chi si occupava dell’approvvigionamento, chi della custodia, chi dello spaccio al dettaglio e chi della riscossione dei proventi. Gli inquirenti hanno documentato un giro d’affari ingente, con somme da decine di migliaia di euro e un meccanismo di pagamenti mensili che, di fatto, costituiva uno stipendio per gli affiliati.

Accanto ad Abbruzzese, l’accusa riteneva che vi fosse Pasquale Forastefano, ritenuto co-gestore degli affari illeciti e in più occasioni presente agli incontri in un’azienda agricola, base logistica della cosca. Intorno al vertice si sarebbero mossi familiari e uomini di fiducia: Rocco e Leonardo Abbruzzese avrebbero svolto il ruolo di intermediari per i pagamenti e i contatti, Francesco Abbruzzese classe ’96 avrebbe gestito una piazza a Spezzano Albanese, mentre Rosaria Abbruzzese (che ha scelto il rito ordinario) avrebbe agevolato le comunicazioni interne.

Ruolo rilevante, secondo la pubblica accusa, anche per Maurizio Falbo, incaricato di custodire e trasportare ingenti quantitativi di droga, e per Gianluca Maestri e Gennaro Presta, che operavano soprattutto sulla piazza di Cosenza, dove la droga sarebbe stata rivenduta con la collaborazione di parenti e sodali come Olibano, Pagliaro e Mariarosaria, assolta tuttavia dall’accusa di narcotraffico.

La rete si sarebbe estesa a Spezzano Albanese, Trebisacce, Villapiana e ad altre realtà del territorio: i fratelli Pisciotti sarebbero stati incaricati di nascondere e cedere quantitativi ingenti di eroina, mentre Rinaldi e Gallo avrebbero gestito lo spaccio di cocaina su Villapiana e Trebisacce.

Il tribunale distrettuale di Catanzaro ha evidenziato come le intercettazioni abbiano restituito l’immagine di una holding criminale della droga, in grado di garantire continuità di rifornimenti e controllo sulle piazze di spaccio. Le conversazioni tra gli imputati dimostrano non solo la disponibilità di armi e la capillarità dell’organizzazione, ma anche il peso economico dell’attività, considerata fonte di sostentamento primario per il gruppo.

Non tutti gli imputati hanno avuto lo stesso grado di coinvolgimento. Le posizioni di alcuni, come Mariarosaria Maestri, Sandro Maestro (assolto) e Gallo, sono state ridimensionate a ruoli marginali. Per altri, come i cugini cosentini della famiglia Abbruzzese – Luigi “Pikachu” e Marco “Lo Struzzo” – e lo stesso Forastefano, il primo giudice di merito ha ritenuto che vi fosse una collaborazione esterna più che una piena partecipazione al sodalizio.