Il gip di Catanzaro Mario Santoemma ha disposto la revoca del sequestro preventivo delle società Food & More S.r.l. e Paoletti spa, sequestrate all’imprenditore Paolo Paoletti attualmente sotto processo con l’accusa di aver sfruttato i propri dipendenti. Il giudice ha anche disposto il controllo giudiziario delle due società nominando due amministratori.

A Paoletti l’accusa contesta retribuzioni inadeguate, o comunque insufficienti rispetto alla quantità e qualità del lavoro svolto (4,00 euro all’ora, a fronte di una prestazione di attività lavorativa di oltre 50 ore a settimana) e che parte delle retribuzioni venissero sottratte ai dipendenti (con restituzione in contanti) dietro la minaccia del licenziamento e facendo leva sullo stato di bisogno dei lavoratori.

Abbracciando in parte le richieste avanzate dai difensori dell’imprenditore, gli avvocati Sergio Rotundo e Francesco Gambardella, il gip ha ritenuto che «che la richiesta formulata dalle difese sia parzialmente fondata, in quanto il provvedimento di sequestro emesso unitamente alla misura personale era ab origine illegittimo e vieppiù lo è in ragione della evoluzione processuale in sede di giudizio abbreviato. In proposito si osserva che risulta dagli atti compendiati anche nella consulenza allegata alla richiesta che il sequestro ha colpito un patrimonio da commisurarsi in misura assolutamente spropositata rispetto all’indebito arricchimento dell’imputato Paoletti ed in particolare in misura ben 12 volte superiore». In sostanza, se le richieste risarcitorie vengono commisurate in circa un milione di euro, vi è una notevole sproporzione col valore delle aziende che ammonta a 12 milioni.

Inoltre Paoletti «dopo aver almeno parzialmente ammesso gli addebiti, ha già formulato proposte risarcitorie ai lavoratori sfruttati proprio nell’ottica di una continuità aziendale ed in tale ottica ha lasciato che le predette continuassero ad operare con le proprie fideiussioni personali, il cui ritiro avrebbe immediatamente provocato la loro liquidazione con la perdita definitiva di molti posti di lavoro».

Allo stesso tempo, alla revoca del sequestro «non può seguire la restituzione aziendale che vanificherebbe ogni cautela circa la prosecuzione di condotte illecite di sfruttamento che vanno assolutamente impedite anche al fine di non consentire all’imputato di lucrare il profitto dello sfruttamento e renderebbe vieppiù complessa la realizzazione delle pretese risarcitorie dei lavoratori sfruttati. Pertanto in ossequio al criterio di proporzionalità, in tal caso l’ordinamento ha istituito la misura del controllo giudiziario finalizzata proprio alla conservazione dei rapporti di lavoro con ineludibile sanifìcazione da condotte di sfruttamento».