Il maxiprocesso

Rinascita Scott, il cemento della ’ndrangheta anche per costruire il santuario di Natuzza

In aula il teste dell'accusa, il capitano dei Ros Gianluca Lagumina, ha spiegato come la cosca Mancuso interveniva per organizzare i lavori e appianare le divergenze anche per quanto riguarda Limbadi e il villaggio turistico di Nicotera

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di Giuseppe Baglivo
24 novembre 2021
17:40

È stata oggi la volta del capitano Gianluca Lagumina nel maxiprocesso Rinascita Scott dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. All’epoca dei fatti in servizio al Ros di Catanzaro, rispondendo alle domande del pm della Dda, Annamaria Frustaci, il teste dell’accusa ha illustrato l’attività di indagine alla quale ha preso parte su diversi personaggi ed imputati: Pasquale Gallone di Nicotera (già condannato a 20 anni in abbreviato), gli imprenditori Francesco Naso, 76 anni, di Limbadi, Pantaleone Contartese, 75 anni, di Limbadi, ed il figlio Salvatore Contartese, 44 anni.

Francesco Naso e Domenico Naso, 44 anni, entrambi di Limbadi sono accusati del reato di associazione mafiosa. Quali titolari e gestori delle società “Fides sas” con sede a Caroni di Limbadi e della “C&C Srl” con sede in Limbadi, nonché della “Naso Costruzioni srl”, con sede a Nicotera, avrebbero rifornito gli associati di cemento e materiali edili a prezzi scontati ovvero gratuitamente.

I Contartese, invece,  quali reali ed effettivi gestori della società “Drillcon s.a.s”, con sede in Limbadi ed attiva nel settore delle trivellazioni, secondo l’accusa avrebbero messo a disposizione del clan di Limbadi e degli associati il capannone, ove erano detenuti e custoditi i beni aziendali, affinché potessero essere ivi svolte riunioni ed incontri anche con esponenti di consorterie del Reggino come i Ruga di Monasterace ed i Gullace-Albanese di Cittanova. Gli viene contestato il reato di associazione mafiosa.

L’attività di indagine

Tutto nasce da una serie di intercettazioni ambientali nei confronti di Pasquale Gallone, ritenuto il braccio-destro del boss Luigi Mancuso. I carabinieri del Ros individuano un’auto intestata alla società Fides accedere nella proprietà e nell’abitazione di Pasquale Gallone. «Francesco Naso – ha riferito in aula il teste – è un imprenditore di Limbadi che con moglie e figli ha interessi in tre società: la Fides, la C&C e la Naso Costruzioni, tutte attive nella produzione di calcestruzzo. La Fides era stata colpita da interdittiva antimafia ad opera della Prefettura di Vibo. In concreto è emerso che tutte le società erano gestite da Francesco Naso il quale era stato convocato da Pasquale Gallone per risolvere una controversia con Pantaleone Contartese e con il figlio Salvatore Contartese. Gallone – ha raccontato ancora il capitano – lo convoca separatamente dai due Contartese nell’agosto 2016. Successivamente si verifica un incontro fra Salvatore Contartese e Francesco Naso».


Il cemento per il Santuario di Paravati e il villaggio di Nicotera

«Il nome di Francesco Naso era già emerso nelle indagini delle Dda di Trieste e Catanzaro grazie all’informativa del Gico di Trieste denominata Insider Dealing 2. Nella stessa, ripresa poi dai carabinieri del Ros, è stato evidenziato che Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, e lo zio Cosmo Michele Mancuso si erano intromessi per la fornitura del cemento al villaggio Beach Penta club, in costruzione all’epoca a Nicotera Marina, e al Santuario di Paravati. Attraverso intercettazioni sulla persona di Paolo Ripepi, che era un personaggio ritenuto contiguo a Ciccio Mancuso, detto Tabacco, si è capito che l’imprenditore Francesco Valenti si lamentava per essere stato estromesso nella fornitura del cemento al villaggio ed al Santuario per volontà – ha spiegato il capitano – di Pantaleone Mancuso, Scarpuni, e Cosmo Michele Mancuso».

Per indurre Francesco Valenti ad abbandonare le forniture di cemento, il capitano ha spiegato che al cospetto dell’imprenditore di San Calogero il boss Pantaleone Mancuso gli avrebbe inviato Antonio Prenesti di Nicotera (detto “Mussu Stortu”) e Giuseppe Raguseo di Rosarno, quest’ultimo genero di Cosmo Michele Mancuso.

L’intervento di Luigi Mancuso

I principali dissapori fra gli imprenditori di Limbadi Francesco Naso ed i Contartese erano dovuti al fatto che per l’esecuzione di alcuni lavori in una farmacia i Contartese si erano fatti portare il cemento da un imprenditore non di Limbadi, vale a dire Domenico Prestanicola di Soriano. Francesco Naso, a sua volta, per altri lavori a Limbadi si era servito di un’impresa di trivellazioni di Lamezia anziché quella di Contartese. Da qui il mandato di Luigi Mancuso a Pasquale Gallone per «appianare tutte le divergenze ed i contrasti» con un incontro preparato per far dialogare Francesco Naso e Salvatore Contartese. In tale incontro Francesco Naso, nel difendere la propria posizione, avrebbe ricordato a Salvatore Contartese di quando l’aveva aiutato facendolo subentrare insieme al padre Pantaleone Contartese nei lavori di trivellazione al Santuario di Paravati voluto da Natuzza Evolo «al posto dell’impresa Palmieri di Portosalvo». I lavori a Paravati erano stati commissionati dalla Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime”.

Nel periodo dell’incontro mediato da Gallone, Pantaleone Contartese si trovava in carcere. «Era già emerso in altre attività di indagine per rapporti di parentela acquisiti con Cosmo Michele Mancuso – ha spiegato il teste – ed anche per aver fatto da tramite fra l’imprenditore Angelo Restuccia e Pantaleone Gallizzi, quest’ultimo interessato a un capannone di 1.200 metri quadri fra Nicotera e Limbadi per realizzare un supermercato».

Giornalista
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