Rinascita-Scott, il pentito Moscato e l'ascesa dei Piscopisani tra alleanze e omicidi

Il collaboratore di giustizia ha parlato anche del ruolo dei Mancuso, dei Gasparro-Razionale e dei La Rosa nonchè del giro di droga e di estorsioni

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di Giuseppe Baglivo
12 marzo 2021
10:02
Il pentito Moscato
Il pentito Moscato

Droga, estorsioni, acquisto di locali commerciali, progetti di morte e rapporti con diversi clan della ‘ndrangheta della regione. Raffaele Moscato al suo esordio nel maxiprocesso Rinascita-Scott non si è solo soffermato sui rapporti della cosca con l’ex consigliere regionale, Pietro Giamborino, con l’imprenditore Gianfranco Ferrante ed i fratelli Artusa, ma ha spaziato anche su diversi temi, chiamando in causa molti personaggi. “Ho iniziato a collaborare nel marzo del 2015 per cambiare vita. Facevo parte della cosca dei Piscopisani e sono stato affiliato nel 2010 in una campagna di Piscopio alla presenza di Rosario Battaglia, Rosario Fiorillo, Giuseppe Brogna, Stefano Brogna, Domenico D’Angelo Nazzareno Fiorillo. Ero un azionista ed ho preso parte alla faida contro i Patania di Stefanaconi. Nel 2012 ho ricevuto nel carcere di Catanzaro le doti di ‘ndrangheta della camorra e dello sgarro”.

Presenti alla “cerimonia” di promozione mafiosa di Moscato, Emanuele Valenti di San Gregorio d’Ippona – condannato nel 2014 all’ergastolo per l’omicidio dell’allora 24enne Michele Brogna, ucciso il 18 febbraio 2009 in località “Favazzina” di Zammarò – e Salvatore Carone di Tropea.


L'ascesa di Moscato

 “Nel 2013-2014, nel carcere di Frosinone – ha continuato Moscato – mi hanno invece dato le doti della Santa e del Vangelo, nella stessa circostanza. Erano presenti Rosario Battaglia, Paolo Lentini del clan Arena di Isola Capo Rizzuto e Giuseppe Ranieri della cosca Gualtieri di Lamezia. I vertici del clan dei Piscopisani erano rappresentati da Nazzareno Fiorillo, detto U Tartaru, che era il capo locale, da Pino Galati, che era il capo società, e poi da Rosario Battaglia, Rosario Fiorillo e Michele Fiorillo (alias Zarrillo) che avevano tutti la dote del Vangelo. Il nuovo locale di ‘ndrangheta di Piscopio è nato nel 2009 in quanto Nazzareno Fiorillo e Pino Galati già facevano parte della vecchia società di Piscopio ed hanno avuto l’appoggio di Franco D’Onofrio, originario di Mileto ma residente in Pimonte, Giuseppe Catalano di Siderno ma che stava a Torino, Giuseppe e Rocco Aquino di Marina di Gioiosa Ionica, Giuseppe Pelle di San Luca e Giuseppe Commisso pure lui di Siderno. La vecchia società di Piscopio era una ‘ndrina che rispondeva a San Gregorio d’Ippona ed era guidata da Ciccio D’Angelo, detto Ciccio Ammaculata.

Le accuse a Giamborino

Di tale vecchia ‘ndrina faceva parte l’ex consigliere regionale e provinciale Pietro Giamborino che poi è passato con noi e aderiva al nuovo locale. Anche il padre di Giovanni Giamborino faceva parte della società di Piscopio. Il nuovo locale di ‘ndrangheta – ha ricordato Moscato – oltre che su Piscopio aveva competenza su Longobardi e Vibo Marina e, dopo l’omicidio di Michele Palumbo, che era l’uomo di Pantaleone Mancuso nella zona delle Marinate, è nata l’unione criminale fra i Piscopisani ed i Tripodi di Porto Salvo. I Tripodi, infatti, sono anche cugini dei Battaglia-Fiorillo. In seguito i Piscopisani sono diventati alleati anche al gruppo di Vincenzo Papasidero di Cinquefrondi, che avevano una faida con i Fossari appoggiati invece dai Patania di Stefanaconi, con i Gualtieri di Lamezia e con Paolo Lentini del clan Arena di Isola Capo Rizzuto”.

Le alleanze dei Piscopisani

Il collaboratore di giustizia è così passato a spiegare le alleanze dei Piscopisani con altri clan di ‘ndrangheta. “I Piscopisani erano appoggiati dai Bonavota di Sant’Onofrio, dagli Emanuele delle Preserre, dai Gasparro-Razionale di San Gregorio d’Ippona, da Salvatore Cuturello di Nicotera Marina, che ha sposato la figlia di Giuseppe Mancuso, detto ‘Mbrogghja, e da Antonio Campisi, pure lui di Nicotera e figlio di Domenico Campisi, il broker della droga ucciso nel 2011. Tali clan volevano tutti morto Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, anche se i Gasparro-Razionale facevano il doppio-gioco. In particolare, mentre i cugini Rosario e Michele Fiorillo si erano cresciuti a San Gregorio d’Ippona con Gregorio Gasparro, Razionale tentennava e – ha aggiunto Moscato – so che nelle campagne di Giuseppe D’Angelo di Piscopio, detto Pino il Biricchino, ci sono stati degli incontri con Saverio Razionale.
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