La decisione

Rinascita-Scott, l’ex parlamentare Giancarlo Pittelli inizia lo sciopero della fame

I dettagli in una lettera inviata a Il Riformista. L’avvocato è coinvolto nel processo contro le cosche di 'ndrangheta vibonesi

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di Redazione
14 gennaio 2022
21:10
Giancarlo Pittelli
Giancarlo Pittelli

Ha iniziato lo sciopero della fame Giancarlo Pittelli, ex parlamentare di Forza Italia e avvocato, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo "Rinascita Scott" in corso nell'aula bunker di Lamezia Terme contro le cosche di 'ndrangheta del vibonese. Pittelli ha informato della sua iniziativa il direttore de "il Riformista", Piero Sansonetti, che ha pubblicato sul sito del quotidiano il testo della comunicazione inviatagli dall'ex parlamentare.  

«Il telegramma che ci ha mandato Pittelli - dice Sansonetti - dice testualmente così: 'Caro Piero, porterò lo sciopero della fame fino alle estreme conseguenze contro un'ingiustizia mostruosa. Grazie di tutto». Giancarlo Pittelli, arrestato il 19 dicembre del 2019 nell'ambito dell'operazione "Rinascita Scott" condotta dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia su direttive della Dda di Catanzaro, aveva ottenuto successivamente il beneficio della detenzione domiciliare. Nell'ottobre del 2021 l'ex parlamentare era stato nuovamente arrestato nell'ambito di un'inchiesta della Dda di Reggio Calabria su un presunto traffico di rifiuti gestito dalla cosca Piromalli della 'ndrangheta. Anche in questo caso, a distanza di un mese, Pittelli aveva ottenuto gli arresti domiciliari.


Beneficio che gli era stato però revocato a dicembre per violazione degli obblighi impostigli dall'autorità giudiziaria dopo che si é scoperto che aveva inviato una lettera alla segreteria del ministro per il Sud, Mara Carfagna, chiedendole di aiutarlo e fornendole il numero di cellulare della moglie per eventuali comunicazioni. La segreteria del ministro aveva poi inviato la missiva di Pittelli all'Ispettorato di Palazzo Chigi che, a sua volta, l'aveva trasmessa alla Squadra mobile di Catanzaro e, da qui, era arrivata alla Procura della Repubblica di Catanzaro.

 

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