Una illegittima procedura espropriativa in località Piana delle Querce negli anni ’80 ha causato un danno alle casse dell’ente da risarcire per condotte ritenute dai giudici gravemente colpose: dovranno pagare quasi 90mila euro
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Dovranno pagare la somma complessiva di 88mila e 500 euro per danno erariale, gli ex amministratori del Comune di San Calogero, condannati dalla sezione giurisdizionale calabrese della Corte dei Conti. In particolare, l’ex sindaco Domenico D’Amico è stato condannato al pagamento in favore del Comune di San Calogero della somma di 26.665,44 euro, oltre agli interessi legali dalla data di deposito della sentenza fino al soddisfo. Alla somma di 11.110,60 euro ciascuno nei confronti del Comune, oltre agli interessi legali, sono stati invece condannati “per condotta gravemente colposa” gli ex assessori: Vincenzo Calabria, Felicino Pugliese, Nicola Vallone e Domenico Maccarone.
Antonio Cocciolo, Antonio Maccarone, Armando Maccarone, Gregorio Mazzeo, Domenico Papandrea e Paolo Ranieli (ex amministratori) “per condotta gravemente colposa” dovranno invece sborsare in favore del Comune di San Calogero la somma di 2.962,82 ciascuno, oltre agli interessi legali. Tutti i condannati, oltre al sindaco, hanno ricoperto negli anni ’80 le cariche pubbliche di consiglieri o assessori del Comune di San Calogero. La Corte ha poi dichiarato esenti da responsabilità i convenuti Giovan Battista Baldo e Domenico Romano.
L’espropriazione illegittima

Alla base del giudizio di responsabilità contabile, una procedura espropriativa, ritenuta “illegittima sin dal suo sorgere”, che avrebbe causato alle casse del Comune un “enorme danno erariale” ed anche il dissesto finanziario dell’ente, dichiarato con deliberazione del Consiglio comunale nella seduta del 21 aprile 2017. Una vicenda che risale al 1984 quando una società di Bologna, la “Natura Industrie Alimentari spa”, poi dichiarata fallita nel 1988, doveva realizzare un oleificio industriale su un’area di diecimila metri quadri in località Piana delle Querce. Il progetto è poi naufragato, ma nel 2016 si è registrato un esposto alla Corte dei Conti che è ora giunta ad una sentenza di condanna. Il danno erariale complessivo è stato quantificato in circa 800mila euro. Per i giudici contabili, gli ex amministratori del Comune di San Calogero avrebbero dovuto rendere fruibile le aree occupate dall’oleificio ad altri soggetti in grado di realizzare un programma di investimenti oppure restituire prontamente le aree occupate, ed espropriate, ai legittimi proprietari senza aggravare l’esposizione debitoria del Comune. Iniziative assunte solo nel 2014 con il tentativo di restituzione parziale delle aree espropriate, mentre prima di tale date per la Corte dei Conti risulta “evidente la colpevole inerzia degli amministratori e dei dirigenti responsabili”. In ogni caso, la Corte dei Conti sottolinea in sentenza che “sulla base della documentazione versata in atti, i convenuti non risultano essere stati individuati tra i soggetti cui imputare il dissesto finanziario del Comune, non essendo stati sottoposti al giudizio sanzionatorio. Tale circostanza assume particolare rilievo – si legge in sentenza – ove si consideri che, in ragione della documentazione prodotta in giudizio dall’attore pubblico, la sentenza definitiva di condanna del giudice civile è stata la causa principale della dichiarazione di dissesto finanziario dell’ente locale”, con gli amministratori e i dirigenti in carica nel periodo in cui è stato instaurato il contenzioso civile che per la Corte dei Conti “lo hanno gestito in maniera irresponsabile, avendo temerariamente resistito in giudizio all’azione intrapresa dai proprietari dei terreni, legittimando difese giudiziali palesemente inammissibili”.
Le singole responsabilità
Il Collegio ha ritenuto che Domenico D’Amico abbia “svolto un ruolo importante nella causazione dell’illecito erariale. Infatti, nella qualità di sindaco del Comune di San Calogero dal 1985 al 1990 avrebbe dovuto assumere tutte le iniziative necessarie a porre al riparo l’ente locale da ogni responsabilità risarcitoria. La società assegnataria delle aree – si legge in sentenza – è fallita nel 1988, e cioè quando egli svolgeva ancora le funzioni di primo cittadino. Pertanto, se fosse tempestivamente intervenuto per porre rimedio al fallimento del progetto imprenditoriale, non vi sarebbe stato alcun danno patrimoniale per il Comune di San Calogero o, verosimilmente, lo stesso si sarebbe verificato in misura oltremodo ridotta”. La condotta dell’allora sindaco D’Amico, per la Corte dei Conti appare “gravemente colposa” anche per l’adozione degli atti della procedura espropriativa, “aggravata dall’averli assunti in evidente conflitto di interessi”.
Per quanto riguarda Domenico Maccarone, la sua condotta, “gravemente colposa”, per la Corte dei Conti sarebbe da ascrivere all’aver votato la deliberazione di Giunta municipale n. 173/1986. “La condotta risulta, peraltro, aggravata dal palese conflitto di interessi in cui versava, ove si consideri – si legge in sentenza – che si era allontanato dall’aula al momento del voto della deliberazione consiliare n. 48/1986, dopo avere dichiarato a verbale di avere parenti o affini entro il quarto grado civile in qualità di soci della società assegnataria dell’area”.
Il danno complessivamente quantificato per le casse del Comune di San Calogero è stato calcolato dalla Corte dei Conti in 1.374.081,00 euro ma solo una parte di tale somma è stata imputata agli amministratori convenuti in quanto altri sono nel frattempo deceduti, e da tale cifra è stata in ogni caso detratta la somma di due poste di danno ritenute non risarcibili dalla Corte dei Conti.

