Scuole chiuse! No, aperte! La politica gioca sulla pelle di studenti e famiglie
Di Natale (Iric) è entusiasta per la "rivolta" dei sindaci. Ma ormai è impossibile distinguere tra ripicche e vere ragioni di sicurezza. Nemmeno sulla prima campanella, dopo l’annus horribilis del coronavirus, la classe dirigente calabrese ha saputo dare prova di maturità
Alcuni sindaci decidono di ignorare la Regione e posticipano a colpi d’ordinanze l’apertura delle scuole. Neppure il tempo di lasciare che i lanci di agenzia e i comunicati stampa piovessero nelle redazioni, che il consigliere regionale Graziano Di Natale (Iric) è passato all’incasso per togliersi dalla faccia lo schiaffo politico assestato dalla giunta Santelli, che aveva fatto marameo alla sua proposta, poi approvata all'unanimità dal Consiglio, di prevedere un’apertura in due tempi degli istituti, rimandando al 28 settembre la prima campanella, nei plessi che ospiteranno i seggi elettorali.
«Dopo i Comuni di Aprigliano, Castiglione Cosentino, Luzzi, Santo Stefano di Rogliano, Pietrafitta e Diamante invito gli altri Sindaci a seguire l'indirizzo di posticipare l'apertura delle scuole per garantire la sicurezza dei nostri ragazzi, a seguito della tanto discussa proposta di posticipare l'anno scolastico al 28 settembre approvata all'unanimità dal Consiglio regionale martedì scorso», scrive con malcelata soddisfazione Di Natale, che ricopre anche il ruolo di segretario-questore dell’Assemblea.
«Sono contento - continua - che la mia proposta trovi consensi tra gli amministratori locali. Dispiace solo che la Giunta regionale e l'assessore alla Cultura non abbiamo tenuto conto di quanto stia accadendo alle nostre latitudini. Credo che il Consiglio regionale della Calabria sia stato umiliato nella sua funzione di indirizzo. Ancora grazie ai tanti sindaci». E sembra vederlo il suo sorriso a 32 denti mentre assapora con soddisfazione il piatto freddo della vendetta. Per certi versi comprensibile, vista la sufficienza con cui la governatrice e il suo assessore hanno archiviato la proposta votata all’unanimità dal massimo organo rappresentativo.
Ciò che stona è la sensazione che sull’apertura delle scuole, già fiaccate dal coronavirus e dalla didattica a distanza, si giochi ora una partita di ripicche politiche. Non è un caso, forse, che tra i Comuni che hanno deciso di rimandare di altri 4 giorni la prima campanella ci siano amministrazioni di centrosinistra, come Reggio Calabria, Diamante e Gioia Tauro. Non è un caso, forse, che per ora rimangano fermi sulle indicazioni della Regione principalmente i Comuni guidati dal centrodestra, come Vibo Valentia e Catanzaro.
Non è un caso, forse, che a suo tempo la governatrice Santelli abbia deciso di contraddire le indicazioni del Governo (di quasi centrosinistra) che aveva fissato al 14 settembre il ritorno in classe, stabilendo che dal Pollino in giù i cancelli si sarebbero riaperti il 24. Ora viene ripagata con la stessa moneta dai sindaci che militano nel campo avversario. Mentre le ragioni vere, le uniche che dovrebbero contare, quelle legate alla sicurezza di studenti e insegnanti, vengono ridotte a fondali posticci per il solito teatrino, con i ragazzi e le loro famiglie (disperate) che ormai sanno di non poter contare su alcuna certezza quando parla la politica.