Dopo Foggia e Crotone anche la società campana finisce nel mirino per presunte infiltrazioni mafiose. Il procuratore di Napoli: «Biglietti, sicurezza e beveraggio influenzati dal clan». Melillo annuncia provvedimenti per altre squadre
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La società sportiva Juve Stabia, militante nel campionato di serie B, è stata posta sotto amministrazione controllata per presunte infiltrazioni mafiose. Il decreto, emesso dal tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica, del Procuratore Nazionale Antimafia e del Questore di Napoli, riguarda anche altre società che forniscono servizi legati alle manifestazioni sportive. La gestione della società è ora affidata a un pool di professionisti nominati ad hoc.
Il terzo caso dopo Foggia e Crotone
La Juve Stabia diventa il terzo caso in Italia di società calcistiche sottoposte a controllo giudiziario. «Un quadro generale preoccupante, un caso scuola»: così il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha definito la subordinazione della Juve Stabia ai clan D’Alessandro e Imparato. «Si tratta del terzo caso in Italia: prima della Juve Stabia ci sono stati analoghi provvedimenti per Foggia Calcio e Crotone Calcio», ha aggiunto Melillo.
Controllo camorrista su gestione operativa e biglietteria
Dalla sicurezza al ticketing, tutte le attività della società erano influenzate dai clan. «Gli spostamenti della squadra, la sicurezza, il beveraggio, la gestione dei biglietti: tutto era nelle mani della camorra», ha spiegato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri. Il prefetto Michele di Bari ha evidenziato che il provvedimento segna uno spartiacque per la gestione della società, con l’obiettivo di «accompagnare la società in un percorso di legalità» e bonificarla da infiltrazioni.
Anche il settore giovanile sotto l’influenza mafiosa
Anche il settore della cantera è stato utilizzato per rafforzare il consenso tra i minori. Il questore di Napoli Maurizio Agricola ha precisato che la gestione del settore giovanile era riconducibile alla camorra e serviva «per acquisire consenso tra i minori per formarli a elementi di disvalore». L’indagine è iniziata il 9 febbraio 2025, quando è stato scoperto che un affiliato al gruppo Imparato gestiva la sicurezza durante le manifestazioni sportive. Nella passata stagione agonistica sono stati emessi 38 daspo, di cui 22 riguardavano i clan D’Alessandro e Imparato.
Infiltrazioni nei vertici societari e conseguenze sulle manifestazioni
Anche ruoli apicali della società sarebbero stati occupati da persone legate alla criminalità organizzata. «Anche il consuocero del boss D’Alessandro ha ricoperto la carica di presidente della Juve Stabia», ha dichiarato Melillo. Il procuratore ha avvertito che analoghi provvedimenti potrebbero interessare altre società, poiché «la presenza dei gruppi mafiosi ha prodotto una degenerazione delle logiche che regolano le manifestazioni sportive».
Ultras e condizionamento mafioso sugli eventi pubblici
Tre ultras già colpiti da daspo avrebbero inoltre partecipato pubblicamente a un evento celebrativo della squadra. La Procura di Napoli ha segnalato che, lo scorso 29 maggio, tre ultras legati alla criminalità organizzata sono saliti sul palco durante i festeggiamenti per l’accesso ai playoff. «La saldatura tra gli esponenti del tifo organizzato, già appartenenti o contigui a compagini criminali locali, e la comunità stabiese si è manifestata secondo tipiche modalità di condizionamento mafioso», si legge nella nota della Procura.