In conferenza stampa i dettagli dell'inchiesta che ha portato a undici arresti: «Un elemento di assoluta novità l’interesse della ‘ndrangheta questo genere di affari»
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«Vorrei ringraziare la Direzione nazionale antimafia, questa è un'operazione che è nata in coordinamento con la Procura della Repubblica di Catania e per quanto riguarda Catanzaro ha la sua importanza in ragione del coinvolgimento anche di una delle cosche più rinomate, più antiche operanti nell'area crotonese, nello specifico nell'area di Isola di Capo Rizzuto, che è la cosca Arena». Così il procuratore di Catanzaro Salvatore Curcio durante la conferenza stampa per illustrare i dettagli dell’operazione che ha portato a sgominare una rete di tombaroli.
Secondo quanto riferito dal procuratore della Repubblica di Catanzaro parte del materiale sarebbe stato consegnato in mano a Francesco Arena, esponente della omonima cosca elemento questo che, rappresenterebbe il trait d'union tra gli affari del gruppo dedito al traffico illecito di reperti archeologici e la cosca crotonese: «In sintesi questa associazione si occupava di scavi abusivi nei due parchi archeologici di Kaulon di Monasterace e di Squillace di Roccelletta di Borgia. Recuperavano – ha spiegato Curcio – illecitamente reperti archeologici di assoluto valore, monete, vassellame e altri pezzi pregiati che venivano messi a disposizione di esponenti della famiglia Arena per essere piazzati poi sul mercato illecito».
Quindi il procuratore Curcio si concentra sul coinvolgimento delle cosche: «Un elemento di assoluta novità a questo genere specifico di affari. L'ordinanza emessa dal Gip ha riguardato complessivamente 12 persone, due sono stati raggiunti da ordinanze di custodia cautelare in carcere, gli altri 10 custodie domiciliari con misure meno gravi».
Le attività di indagine hanno preso il via nell'ottobre del 2022 e sono proseguite fino al 2024. Secondo quanto riferito dal comandante del nucleo tutela del patrimonio culturale, Giacomo Geloso, durante la conferenza stampa sono state ricostruite 34 attività di scavo illecito nei tre parchi archeologici nazionali. In particolare, le attività di indagine hanno preso il via da un sopralluogo in un sito archeologico dove i militari hanno rinvenuto i resti di lattine di bevande e carte di panini. Proprio dall'etichetta rinvenuta su una carta, gli investigatori sono riusciti a ricostruire dove fosse avvenuto l'acquisto degli alimenti e quindi individuare i soggetti presenti sul sito archeologico. Le indagini si sono poi allargate anche grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali.


