Concorso in omicidio colposo e responsabilità colposa per morte in ambito sanitario, oltre ad una contestazione di falso ideologico. Questi i reati ipotizzati dalla Procura di Vibo (pm Maria Barnabei) nei confronti di sei indagati ritenuti, a vario titolo, responsabili del decesso del 54enne Fabio Cisotto, il turista romano morto in ospedale a Tropea nel giugno dello scorso anno dopo aver ingerito una pillola da 600 mg di ibuprofene (la seconda della giornata). Non riuscendo a mandare giù il farmaco, rimasto incastrato in gola, la moglie del 54enne aveva allertato i sanitari del 118 i quali – giunti sul posto dopo circa 15 minuti – avevano fatto ingerire a Fabio Cisotto dell’acqua con del pane. I medici avevano deciso in ogni caso di portare l’uomo al Pronto soccorso dell’ospedale di Tropea, seguiti in auto dalla moglie. Il 54enne era arrivato in ospedale vigile e perfettamente cosciente, tanto da scendere dall’ambulanza con le proprie gambe. Dopo venti minuti il 54enne era però uscito dal Pronto soccorso con un respiro affannoso per poi rientrare e qui si è consumata la tragedia. Dopo aver atteso altri venti minuti, un medico ha infatti comunicato alla donna il decesso del marito per shock anafilattico. Da qui la denuncia della donna e le indagini giunte ora all’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Questi gli indagati: Fidel Perez, 58 anni, medico cubano domiciliato a Coccorino di Joppolo; Luigia Uslenghi, 70 anni, medico dell’ospedale di Tropea, residente a Zambrone; Benedetto Taccone, 50 anni, infermiere, di Tropea; Alfonso Stagno, 56 anni, di San Calogero, operatore socio sanitario; Vincenzo Guglielmino, 47 anni, di Tropea, operatore socio sanitario; Rosa Russo, 54 anni, di Tropea, operatrice addetta all’assistenza.

Le accuse

Sono tutti accusati, in cooperazione tra loro, di aver gestito l’emergenza in Pronto Soccorso a Tropea il 26 giugno 2024 dalle ore 15 alle ore 17:34 relativa al paziente Fabio Cisotto. Ogni indagato, nelle rispettive qualità, avrebbe agito sia con colpa generica – negligenza, imprudenza e imperizia – sia per colpa specifica consistita nella violazione di precise Linee Guida e buone pratiche cliniche e assistenziali, cagionando così il decesso del paziente avvenuto per arresto cardio-respiratorio secondario a shock anafilattico. In particolare, gli operatori sanitari – presenti al momento dell’arrivo del paziente tramite ambulanza – sono accusati di aver sottovalutato la sintomatologia loro riferita dallo stesso Fabio Cisotto, omettendo di svolgere un’accurata anamnesi e esame obiettivo, rassicurando anzi in più occasioni la moglie. Alla donna è stato infatti riferito nell’immediatezza che non si trattava di nulla di grave e di attendere fuori. Poco dopo, gli stessi sanitari avrebbero permesso allo stesso paziente di uscire temporaneamente dalla stanza del Pronto Soccorso dell’ospedale di Tropea, dove si trovava per svolgere accertamenti, per raggiungere la moglie con conseguente aggravamento delle sue condizioni. L’infermiere Benedetto Taccone, a seguito del rientro del paziente, sarebbe quindi uscito dalla stanza riferendo alla moglie, Loredana Fedeli, di stare tranquilla e poco dopo gli altri operatori sanitari – vedendo la donna in stato di agitazione bussare alla porta per chiedere informazioni sul marito – rispondevano che il personale sanitario era al momento impegnato con altra emergenza e che il marito stava bene. Gli operatori sanitari sono accusati di non aver avvertito e segnalato, al fine di valutare la sottoposizione ad esami e la somministrazione di terapie, la perduranza della sintomatologia al personale medico, che non era presente nella fase iniziale dell’accesso del paziente in ospedale.

I medici Fidel Perez e Luigia Uslenghi sono quindi accusati di non aver presenziato alla fase iniziale di accesso del paziente in ospedale e della sua presa in carico, non interfacciandosi con lo stesso e con la moglie al fine di svolgere un’accurata anamnesi relativa alla sintomatologia iniziale e un completo esame obiettivo implicante anche una valutazione delle mucose e delle condizioni delle vie aeree. Sarebbe stata eseguita, secondo l’accusa, solo una radiografia al torace al fine di vagliare l’iniziale diagnosi di “disfonia da corpo estraneo” che non confermava tale diagnosi e non sarebbe stata effettuata alcuna diagnosi alternativa per ricondurre il caso ad una reazione di ipersensibilità necessitante di un immediato trattamento. La Procura contesta poi ai due medici il mancato rispetto delle Linee guida applicabili al caso di specie che prevedono la somministrazione di adrenalina per via sottocutanea, anche in assenza di segni e sintomi di shock. L’autopsia – contrariamente a quanto indicato nella documentazione sanitaria – per la Procura ha mostrato invece che al paziente non sono stati somministrati adrenalina, ossigeno e fluidi. In ogni caso, i due medici sono accusati di aver approntato una terapia tempestiva sul paziente solo nella fase terminale quando Fabio Cisotto era ormai andato incontro ad un peggioramento respiratorio per edema laringeo e conseguente arresto cardiaco. I due medici sarebbero infine comparsi dinanzi alla moglie del paziente solo a seguito della constatazione del decesso e a due ore dall’arrivo di Cisotto in ospedale.

Le ulteriori contestazioni

Tutti gli indagati – operando in equipe – sono inoltre accusati di aver prolungato il tempo di esposizione del paziente agli effetti dello shock anafilattico, causandone il decesso. Le indagini avrebbero inoltre appurato che Fabio Cisotto si sarebbe potuto tranquillamente salvare con la semplice somministrazione di adrenalina che ha “un’efficacia prossima al 100%”, mentre risulta del tutto inutile – si legge nel capo di imputazione – se somministrata dopo più di un’ora dall’inizio dei sintomi, tenuto conto della giovane età del paziente – 54 anni – e dell’assenza di comorbidità di rilievo quali fattori causali alternativi.

Il reato di falso nella cartella clinica

Il solo medico Fidel Perez è infine accusato del reato di falso ideologico in quanto avrebbe redatto, sottoscritto e stampato il verbale di Pronto Soccorso inserito all’interno della cartella clinica del paziente (atto pubblico avente fede privilegiata) attestando falsamente che alle ore 17:59 del 26 Giugno 2024 era stata somministrata a Fabio Cisotto della adrenalina laddove in realtà già dalle 17:34 il paziente risultava deceduto come riportato nel medesimo referto alla voce “dimissioni” e nel certificato di morte redatto dallo stesso medico. L’autopsia – come già detto – non ha inoltre rilevato alcuna somministrazione di adrenalina per come invece falsamente indicato nel referto medico.
La moglie di Fabio Cisotti – Loredana Fedeli – individuata quale persona offesa e che ha prontamente denunciato il caso ai carabinieri, è assistita dall’avvocato Francesco Rombolà del Foro di Vibo Valentia. Tutti gli indagati avranno ora venti giorni di tempo per chiedere al pm di essere interrogati o presentare eventuali memorie difensive attraverso i rispettivi legali.