L’inchiesta

Ucciso a Pescara per un carico di cocaina, a processo il mandante: è un calabrese legato alla ’ndrangheta

Tre rinvii a giudizio per l’omicidio di un architetto. L’esecuzione sarebbe legata al mancato trasporto di un grosso quantitativo di droga dal Sudamerica. Il ruolo di Natale Ursino

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di Redazione
1 febbraio 2024
13:14

Il Gup del Tribunale di Pescara Francesco Marino ha rinviato a giudizio tutti e tre gli indagati per l'omicidio dell'architetto pescarese Walter Albi e per il ferimento dell'ex calciatore Luca Cavallito, avvenuti in un agguato sulla Strada Parco a Pescara il primo agosto 2022: non ammissibili riti alternativi, per Cosimo Nobile, in qualità di presunto autore, Maurizio Longo presunto fiancheggiatore e Natale Ursino, presunto mandante.

La prima udienza in Corte d'Assise a Chieti è stata fissata per il prossimo 29 marzo. Un processo sul quale pesa un impianto accusatorio costituito non solo da materiale probatorio, ma anche dalle rivelazioni di una delle parti offese, Luca Cavallito, sopravvissuto all'agguato. Il pomeriggio del primo agosto 2022 un uomo, casco in testa ed armato di pistola, si scagliò contro Albi e Cavallito seduti ad un tavolo del Bar del Parco, uccidendo il primo e ferendo in modo grave il secondo.


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Dalle indagini è emerso che l'agguato sarebbe stato ordinato da Natale Ursino, componente di una famiglia calabrese legata alla 'Ndrangheta, come punizione per un mancato impegno di trasportare un grosso quantitativo di cocaina dal Sud America via mare. La pistola utilizzata sarebbe quella rubata ad una guardia giurata nella rapina avvenuta qualche giorno prima al Centro Agrolimentare di Cepagatti e per la quale è attesa una sentenza il prossimo 6 febbraio. All'udienza era presente il pool di magistrati che ha coordinato le indagini, il procuratore capo Giuseppe Bellelli, il procuratore aggiunto Anna Rita Mantini ed il pm Andrea Di Giovanni.

«Abbiamo chiesto, come da prassi, il non luogo a procedere per Cosimo Nobile - ha detto il legale Massimo Galasso - ma contiamo di dimostrare l'assoluta estraneità dai fatti in Corte d'Assise, per intanto siamo soddisfatti della decisione, da parte del Gup, di affidare la perizia sulle tante intercettazioni, così come da noi richiesto».
«Il fatto che non siano state ordinate misure cautelari per il mio assistito - ha aggiunto il legale di Longo, Giancarlo De Marco - la dice lunga sul suo coinvolgimento in questa vicenda, siamo certi di poter ottenere l'assoluzione in Corte d'Assise».

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