Indagini in corso

Avrebbe dovuto trasportare coca dal Sud America, l’ombra della ’ndrangheta dietro l’omicidio dell’architetto a Pescara

I dettagli dell'agguato avvenuto nell'agosto scorso per il quale è stato arrestato anche un calabrese. Gli inquirenti ricostruiscono i legami tra clan e criminalità abruzzese dietro il delitto di Walter Albi consumatosi dentro un bar

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di Redazione
15 febbraio 2023
11:15

Emergono dettagli a seguito dell’omicidio avvenuto nell’agosto scorso a Pescara. Per l’omicidio dell’architetto Walter Albi sono finiti in manette Natale Ursino, originario di Locri ma residente nel teramano, e Cosimo Nobile, detto Mimmo, pluripregiudicato pescarese, ritenuti rispettivamente mandante ed esecutore. Secondo gli inquirenti e come riportato da Open, il fatto di sangue svela gli interessi della ‘Ndrangheta in Abruzzo. All’origine del delitto vi sarebbe infatti una missione non portata a compimento. Albi, infatti, avrebbe dovuto trasportare cocaina dal Sudamerica all’Europa. L’ex calciatore Luca Cavallito, ferito nell’agguato, sarebbe stato il suo “gancio”. Entrambi pagati dal boss, tuttavia, non avrebbero portato a termine la missione.

L'agguato al bar

L’incontro al locale doveva servire per chiudere l’accordo e risarcire il boss del mancato viaggio intercontinentale. Albi e Cavallito avevano appuntamento con Ursino ma al suo posto si presentò Nobile. Una ricostruzione resa possibile grazie ai messaggi tra i tre. L’architetto voleva chiudere la faccenda, tant’è che negli sms ribadiva ad Ursino, «Prenditi la mia casa zio, vale quattrocentomila euro. Prenditela ma fammi uscire da questa storia». La pistola usata per il delitto, emerge dalle indagini, era stata rubata a una guardia giurata durante una rapina.


L’investimento immobiliare

All’origine di tutta la vicenda, però, vi sarebbero investimenti immobiliari rivelatasi fallimentari. L’architetto Albi, ex dirigente pubblico e imprenditore del fitness, avrebbe avanzato la proposta del viaggio intercontinentale per il trasporto di droga proprio – ricostruisce il quotidiano la Repubblica - per i suoi guai economici. Il professionista si sarebbe indebitato con diverse persone facoltose di Pescara. Ma anche con Ursino, al quale avrebbe chiesto 9.000 euro. Albi e il pregiudicato calabrese si sarebbero conosciuti tramite Nobile. Ursino tentava infatti di emanciparsi dal business di armi e droga. Ma le promesse dell'architetto si erano rivelate inconsistenti. Da qui l’idea di Albi del trasporto in Sudamerica e il progetto di fare entrare Ursino nell’appalto di case galleggianti vinto al porto di Pescara. L’appuntamento al bar doveva rappresentare una resa dei conti pacifica. Invece è arrivato l’agguato.  

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